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POTENZA – Dietrofront sul blocco dell’attività operatoria che sarebbe scattato a partire da lunedì prossimo in risposta al taglio dei fondi regionali attesi dal San Carlo (LEGGI LA NOTIZIA). Dopo lo scontro accesosi tra il suo dg, Massimo Barresi, e i vertici del dipartimento Salute.

E’ arrivata ieri mattina con una comunicazione firma del direttore sanitario dell’azienda ospedaliera regionale, Rosario Sisto, e del direttore del presidio centrale di Potenza, Angela Bellettieri, la notizia attesa da giorni da centinaia di medici e pazienti. Proprio all’indomani dell’allarme rilanciato dal Quotidiano del Sud sul rischio di veder slittare a data da definirsi centinaia di interventi già programmati per agosto, dopo i già gravosi rinvii dei mesi scorsi dovuti allo stop di tutte le attività non salvavita a causa dell’emergenza covid.

A prevalere sembra essere stato il buon senso di chi ogni giorno entra in corsia per provare a offrire ai pazienti le cure attese. Mentre prosegue la “guerra fredda” tra i vertici dell’azienda ospedaliera e del dipartimento Salute, che ieri, nella persona del capo dipartimento Ernesto Esposito, hanno disertato ancora una volta la convocazione nella commissione Politiche sociali del Consiglio. Proprio per discutere sul tema del riparto dei fondi tra le varie aziende sanitarie lucane.

Sisto e Bellettieri hanno dato via libera al riconoscimento agli anestesisti in servizio a Potenza, sia ad agosto che a settembre, di 350 ore aggiuntive rispetto alle 36 previste dal contratto. Quanto basta per far salire a un’ottantina le sedute operatorie programmabili rispetto alle sette previste sfruttando esclusivamente il monte orario “base” dei pochi specialisti rimasti, impegnati perlopiù a coprire le guardie per l’emergenza/urgenza.

Dovrebbero essere confermati, invece, il blocco di servizi esterni, acquisti e assunzioni, oltre alla riduzione di «tutte le attività di tipo territoriale (prestazioni ambulatoriali)», che pure sono stati annunciati nei giorni scorsi dal dg del San Carlo, Massimo Barresi, in risposta al taglio dei fondi regionali.

Una riduzione delle attività che rischia di pesare soprattutto sui presidi periferici dell’azienda ospedaliera.

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