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POTENZA – Anni spesi inseguendo il sogno. Banchetti per raccogliere firme con l’ansia di fare presto e bene, carte bollate, inchiostro a fiumi. Poi l’attesa. E ora un grande e ufficiale “no”. La Provincia di Taranto non ha dato il proprio benestare al referendum “Basilicata”.
La storia è nota: il comitato “Taranto Futura”, coordinato dall’avvocato Nicola Russo, voleva proporre un quesito referendario su tutto il territorio della provincia pugliese. Obiettivo: distaccarsi formalmente dalla Puglia e passare armi e bagagli alla Basilicata. Furono raccolte 16.600 firme, consegnate poi all’ente Provincia. Ora, il “non placet” dell’istituzione. Ma Russo promette battaglia, e ha già cominciato.
La doccia fredda – dopo giorni in cui l’avvocato lamentava il ritardo nella risposta – è arrivata con una nota delle segreteria generale della Provincia di Taranto, firmata da Maria Rosa Viceconte e datata 23 settembre (ma di cui si è appreso da poco). Vi si legge: «A seguito dell’incontro tenutosi (…) il 4 settembre, la sottoscritta ha richiesto all’Avvocatura dell’Ente di esprimersi con formale parere sulla questione dubbia circa la procedibilità del “Referendum Basilicata” “Taranto Futura”. Acquisito il parere, in disparte ogni altra motivazione, si rileva l’improcedibilità (…) per il mancato rispetto del termine di 120 giorni di cui all’articolo 10 del Regolamento in materia di referendum consultivi e propositivi per il deposito delle firme dei sottoscrittori».
Insomma, una questione di rispetto dei termini. Russo ha scritto al prefetto di Taranto Antonia Bellomo, al presidente della Provincia Giovanni Gugliotti e alla stessa Viceconte. Il legale tarantino contesta il contenuto della nota del segretario generale «in quanto abnorme e travisato sul fatto – scrive – tenendo presente che, nel caso di specie, la Provincia ha indotto volutamente in errore il comitato promotore, il quale vanta, si badi bene, un diritto soggettivo al referendum de quo ed è considerato un potere dello Stato».
«Il Comitato – si legge ancora nelle contestazioni – ha scoperto che la Provincia, contrariamente a quanto previsto all’art.8, 10 del Regolamento sul referendum consultivo, non ha mai presentato la proposta di referendum alla Commissione consiliare permanente “Servizi pubblici-regolamenti”, non ha mai emanato alcuna delibera consiliare di approvazione della proposta di Referendum né ha pubblicato nell’Albo pretorio l’atto, da cui la decorrenza dei prescritti 120 giorni per la raccolta delle firme, a fronte del rilascio materiale dei moduli al medesimo Comitato fino a settembre 2019 e a fronte della nota del 4 maggio 2018 dello stesso Comitato (inviata alla segreteria di presidenza), senza alcuna risposta nei termini di legge, in ordine al boicottaggio dei Comuni della Provincia sulla mancata informazione digitale e non sulla procedura referendaria in atto. La Provincia di Taranto non ha mai fatto pubblicare sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia la proposta di Referendum, in piena violazione dell’art. 8 del citato regolamento. L’ente Provincia, in particolare, ha indotto volutamente in errore il Comitato promotore, violando il principio dell’affidamento, nel consegnare contestualmente al Comitato medesimo i moduli timbrati, sottoscritti e datati per la raccolta delle firme. La Provincia di Taranto, oltre a violare il principio costituzionale del buon andamento amministrativo (art. 97), ha violato l’art. 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e l’art. 3 della Carta europea degli Enti locali, che prevede il Referendum locale in merito».
Ed ecco perché Russo invita il prefetto «a convocare, entro cinque giorni, le parti per un bonario componimento della questione, tenuto presente che i diritti della collettività ovvero dei cittadini non possono essere affievoliti per gravi mancanze procedurali dell’ente pubblico, trattandosi di atti di democrazia diretta».
E se non accadesse? Se il prefetto non convocasse le parti? La risposta nell’ultima parte della missiva firmata dall’avvocato: «Il comitato promotore, suo malgrado, adirà l’autorità giudiziaria e la Commissione europea per le conclamate ed evidenti violazioni delle norme nazionali ed europee (con conseguente apertura della procedura d’infrazione), oltre alla richiesta di risarcimento danni».
Ma Russo si dice sicuro dell’intervento prefettizio e di quello che definisce «un ravvedimento operoso della pubblica amministrazione interessata».

Rocco Pezzano

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