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Superate Viterbo, Reggio Calabria e Varese (oltre ai due poli concorrenti di Sannio e Molise). Bene le strutture, meno l’internazionalizzazione

POTENZA – Una vita da mediana? Magari. Dopo le non certo entusiasmanti pagelle dell’Anvur (l’organismo che valuta la qualità della ricerca degli atenei e distribuisce i fondi di conseguenza), arriva un discreto risultato per l’Università della Basilicata. Secondo il dossier Censis diffuso ieri, l’Unibas è infatti precisamente al centro della classifica generale dei piccolo atenei statali: meglio di strutture con sede anche in città importanti come Viterbo (Università della Tuscia), Reggio Calabria (Mediterranea),  Varese (Insubria) e dirette competitor in fatto di emigrazione studentesca come Sannio e Molise (Benevento e Campobasso). Queste ultime 5 strutture fanno peggio dell’università retta da Aurelia Sole, mentre la top five è composta da Camerino, Teramo, Macerata, Foggia e Cassino.

GLI INDICATORI E I RAFFRONTI L’81 del punteggio generale Unibas è il valore medio risultante da buone performance alle voci Strutture (93 punti) e Borse (83), seguono Comunicazione e servizi digitali (79), Servizi (76) e Internazionalizzazione (74).

È interessante notare, volendosi soffermare sul dato di altri due atenei “concorrenti” in fatto di iscritti in fuga (Salerno e Chieti-Pescara, inserite però nella classifica dei Grandi) che l’Unibas supera il polo abruzzese di oltre 4 punti medi e arriva ad appena 0,2 punti da quello campano.

In generale, il dato assoluto della Basilicata è superiore a quello di strutture ben più importanti e quotate per numero di iscritti e qualità della ricerca: tra i “Mega” si supera Bari, Milano, Catania e Napoli (Federico II); tra i “Grandi” si eguaglia Tor Vergata e Milano Bicocca mentre si scavalcano Messina, Roma3, Chieti-Pescara e Napoli II; tra i “Medi” l’Unibas fa meglio di Piemonte Orientale, Ferrara, L’Aquila, Catanzaro, Napoli L’Orientale e Napoli Parthenope.

IL TOP (E LE IMMATRICOLAZIONI IN RIPRESA) Bologna tra le mega statali, la Bocconi tra le private, Perugia tra le grandi, Siena tra le medie e Camerino tra le piccole. Il nuovo ranking annuale del Censis su atenei statali e non statali è calcolato in base a strutture disponibili, servizi erogati, livello di internazionalizzazione e capacità di comunicazione 2.0. 

Il picco di immatricolati si era registrato nell’anno accademico 2003-04. Dopo di allora si è verificato un calo che si è protratto fino al 2013-14, con una riduzione complessiva nel periodo del 20%. Nel 2015-16 si ha, per il secondo anno consecutivo, una lieve crescita (+1,9%), circa 6mila immatricolati in più, dopo il +0,8% registrato nell’anno precedente, in cui si era invertito il trend.

CAMERINO GUIDA I PICCOLI In cima alla classifica dei piccoli atenei statali (quella dell’Unibas: fino a 10.000 iscritti) primeggia nuovamente l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo di 97,2, cui segue l’Università di Teramo che, totalizzando 89,6 punti, sale di due posizioni. Stabile al terzo posto è l’Università di Macerata. Penultima e ultima posizione sono occupate dalle università di Sannio e Molise.

CENERENTOLA ANVUR Nessun dipartimento dell’Università degli studi della Basilicata, però, parteciperà alla competizione tra i migliori 180 dipartimenti universitari d’Italia per accaparrarsi le risorse del Fondo premiale da 1,3 miliardi di euro, ripartiti in tranche da 271 milioni di euro annui per i prossimi 5 anni: i 352 dipartimenti universitari di eccellenza, tra i quali verranno selezionati i migliori 180 in base ai progetti presentati entro il 31 luglio, sono stati individuati sulla base della classifica Anvur 2011-2014 relativa alla qualità della ricerca scientifica, classifica che produrrà effetti per i successivi cinque anni, con il risultato di tagliare fuori l’Unibas da ogni premialità per il periodo 2018-2022.

Altre università del Sud parteciperanno a pieno titolo alla ripartizione delle risorse premiali: la vicina Campania, ad esempio, riesce a portare alla fase premiale il 38% dei dipartimenti delle proprie università, con la Federico II che vedrà partecipare la metà esatta (13 su 26) dei suoi dipartimenti alla competizione diretta ad ottenere risorse aggiuntive e l’Università di Salerno che mette in corsa 6 dipartimenti d’eccellenza su 16.

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