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La sanificazione di un salone di bellezza

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POTENZA – Non che le parrucchiere vogliano spaccare il capello in quattro. Ma una maggiore chiarezza sulle regole della Fase 2 – dicono – sarebbe importante: consentirebbe loro di lavorare senza timore di prendere una multa senza sapere bene neanche il perché.

Eppure, a sentire lo sfogo di chi lavora nei saloni a Potenza, ci sono molti punti oscuri dovuti ad aspetti da interpretare delle regole decise a livello nazionale e locale.

«Ad esempio, nell’ultimo decreto del presidente della Regione, firmato la notte prima che potessimo riaprire, ci sono passaggi che non capiamo: ne ho parlato con colleghi, con i rappresentanti delle associazioni di categoria e ho avuto pareri diversi», dice una parrucchiera, che preferisce rimanere anonima.

Si chiede: se ha una cliente in “pausa colore”, può nel frattempo provvedere a un’altra cliente, rispettando le distanze?

«Teoricamente – spiega – potrei avere una cliente in pausa e un’altra a tre metri di distanza, con una struttura che separa un ambiente dall’altro. Ma è teoria. Chi mi dice se vale nella pratica?».
Poi c’è la possibilità che prendano appuntamento due componenti della stessa famiglia. «So che può essere accompagnato un figlio minore o un disabile, e anche su questo c’è confusione. Ma altri “accoppiamenti”? Anche in questo caso, non si riesce a capire bene quale sia l’interpretazione giusta».

Non è tutto. Domani è 30 maggio, ricorrenza di San Gerardo, protettore della città. Un giorno festivo per il capoluogo lucano. «Di solito – spiega l’artigiana – il 30 lo considero “semilavorativo”, cioè lavoro mezza giornata. Considerando la lunghissima pausa a cui siamo stati costretti, vorrei tenere aperto. Dunque, la categoria ha rivolto il quesito al Comune per sapere se fosse possibile o meno. Finora, nessuna risposta».

Ci sono poi alcune regole relative a ciò che il o la cliente portano con sé. «Le linee guida dell’Inail dicono che bisogna imbustare la giacca, la borsa, il cellulare e tutti gli effetti personali. E in molti hanno infatti acquistato le buste. Ma viene il dubbio: faccio bene o meno? Perché chi ha speso per comprare le buste (oltre alle lastre di plexiglass e poi per sanificare), dopo tutti quei giorni di chiusura dovrà scaricare i costi sui clienti. E’ la “tassa Covid”. Ma i provvedimenti di Bardi danno regole diverse e semplificate. E così resta il dubbio».

«E se abbiamo alla porta una cliente anziana – si chiede ancora la coiffeur – si può far entrare e far aspettare in sala d’attesa? E’ tutto a libera interpretazione. Ma io lo dico: se entra qualcuno a controllare, davvero grido come una pazza. Non è giusto passare dall’ansia di stare chiuso a quella del controllo».

La donna confida che alcuni colleghi lavorano a porte chiuse: «Abbassano le saracinesche, come se fossero a riposo, per evitare i controlli».

Ma c’è un sassolino che l’acconciatrice vuole togliersi dalla scarpa. Anzi, una vera e propria pietra: «So di colleghi, anche in altre province, che sono stati multati, e non si capisce bene per quale motivo. Ma perché invece di accanirsi contro di noi, che mettiamo in atto ogni misura di sicurezza, le autorità non si scagliano contro l’abusivismo, contro tutte quelle persone che – come hanno fatto anche durante il lockdown della Fase 1 – non rispettano le norme igienico-sanitarie e il buon senso? Il vero problema sono loro».

Infine, un cruccio: «Questo non lo dice né l’Inail né Bardi ma è nel decreto nazionale: non possiamo offrire manco un caffè ai clienti. Anche se, come i chirurghi, oramai abbiamo tutto monouso: tazzina, bustina, paletta. Un gesto di cortesia che ci viene negato».

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