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La sorpresa (neanche poi così inaspettata) è arrivata con uno scatto instagrammato e poi twittato da Roberto Bolle. L’etoile della danza internazionale ha pubblicato una fotografia che lo ritrae, nel camerino, con Claudio Coviello. «Sharing dressing room with the young and talented #ClaudioCoviello». Lunedì erano entrambi sul palco a Mirandola, per un galà di solidarietà in cui hanno danzato nomi di prestigio del balletto italiano. 

Bolle, già la scorsa estate, aveva indicato il ballerino partito alcuni anni fa da Potenza alla conquista dei palcoscenici di mezzo mondo, come un suo erede. In un’intervista a La Stampa, alla domanda sul dopo-Bolle, aveva risposto: «Alla Scala sicuramente Claudio Coviello. Gli stanno dando delle possibilità: ha fatto di recente Giselle. È il talento più evidente che ho visto, è una gemma pura da coltivare». 

Dopo anni di piccoli e grandi successi, da qualche tempo è arrivata una consacrazione importante davvero: Claudio è diventato ballerino solista del teatro alla Scala di Milano, un traguardo che ripaga forse in parte i sacrifici fatti negli anni e che la quotidianità richiede – senza concedere pausa – ad artisti di questo livello. 

Era un ragazzino quando ha cominciato a studiare danza a Potenza, nella scuola Loncar. E’ lì che un ex primo ballerino dell’Opera, Salvatore Capozzi, lo ha notato e lo ha spinto a provare, cominciando a studiare in strutture di alto profilo. A dieci anni è entrato alla scuola dell’Opera di Roma, ha lasciato Potenza, ha cambiato vita, rimboccandosi le maniche, supportato sempre dalla famiglia pronta a fare sacrifici. Ha cominciato così un percorso che lo porterà presto ancora molto lontano. Ha vinto premi, ottenuto parti importanti. È stato scelto come simbolo del festival di Spoleto (uno dei più importanti appuntamenti dedicati alla danza), è stato notato dagli esperti e dai coreografi dei teatri tempio della danza, dall’Opera alla Scala, con tournè che lo hanno portato anche a essere nel gruppo in trasferta al Bolshoj di Mosca, dove era l’Oberon di “Sogno di una notte di mezza estate”. In una recente intervista rilasciata alla rivista di settore “Danza e Danza”, Caludio fa un primo bilancio di una carriera cominciata senza aspettative. «Semplicemente mi piaceva danzare. Come per la musica». 

Ora è considerato molto più che un talento, simile a Bolle per linee e presenza, si porta dietro un mix particolare di struttura e eleganza, quasi fosse – così nell’articolo – un «bisnipotino di Nizhinskij». Tutto linee, cuore e duro lavoro.

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