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MATERA – Chi l’ha detto che l’arte debba essere per forza una “cosa seria”? Si può essere serissimi anche giocando. Ed è quello che la Soprintendenza per i beni artistici e demoantropologici di Basilicata ha deciso di fare aprendo le porte di Palazzo Lanfranchi, sede del museo di arte moderna e contemporanea,  alle ingegnose  “Patamacchine”, create dal collettivo di Potenza “La luna al guinzaglio” per “parlare alle infanzie delle persone”. L’inaugurazione della mostra che sarà visitabile fino ad ottobre, oggi alle 18.30. In esposizione nella Sala Levi dieci opere ispirate alla patafisica “la scienza delle soluzioni immaginarie” di Alfred Jarry. Solo la prima iniziativa culturale del  cartellone pensato dalla Soprintendenza per l’estate 2013. 

La filosofia è sempre quella del “Museo fuori” caparbiamente e con passione portata avanti dalla soprintendente Marta Ragozzino che, ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato anche il sindaco di Tito, Pasquale Scavone, l’assessore al Turismo del Comune di Matera Alberto Giordano e Rossana Cafarelli animatrice dell’associazione “La Luna al Guinzaglio, ha illustrato le iniziative in programma. Un articolato viaggio nello spazio e nel tempo che abbraccia territori e stili diversi, incarnando  appieno il senso della candidatura di Matera a Capitale europea della Cultura nel 2019, come sottolineato dall’assessore alla Cultura della città dei Sassi Alberto Giordano e dal sindaco di Tito Pasquale Scavone. 
Non a caso proprio il comune in provincia di Potenza è stato uno dei primi a votare all’unanimità in consiglio il proprio sostegno a favore di Matera 2019. E dopo aver dato il via all’estate al museo di Matera con un esempio straordinario di arte “partecipata” costruita mettendo insieme esperienze e frammenti di vita differenti, come Le Patamacchine, si va proprio a Tito, dove domani sarà  presentato il libro ”Viaggio alla scoperta di un antico luogo della fede”, scritto da Valeria Verrastro ed edito da Calice editori”, su “Il venerabile convento di Santo Antonio nella terra di Tito”.  
La pubblicazione del libro, dedicato al convento francescano, che conserva uno dei più interessanti cicli ad affresco della Regione, di cui scrive Marta Ragozzino, che sta approfondendo lo studio sulla cultura artistica del primo ‘600 in Basilicata e i suoi principali protagonisti (nell’ambito della preparazione della grande mostra su Pietro Antonio Ferro prevista per il prossimo anno), è stata promossa dall’Amministrazione comunale, con il sostegno determinante della Soprintendenza che ha messo a disposizione le fotografie realizzate da Giuseppe Maino durante e dopo i lavori di restauro degli splendidi affreschi del chiostro, diretti prima da Vittoria Maria Regina e poi da Grazia Maria Calandriello, attuale funzionario di zona.
Il volume, il cui progetto grafico è stato curato da Palmarosa Fuccella, raccoglie i contributi di diversi autori: Valeria Verrastro che si sofferma sulla storia del convento (risalente al 1514), ricostruita attraverso una ricca documentazione archivistica; Luigia Cirigliano della Soprintendenza BAP della Basilicata che esamina il complesso conventuale dal punto di vista delle vicende architettoniche; Marta Ragozzino che prende in esame gli affreschi del chiostro e le opere d’arte conservate nella chiesa del convento. Un resoconto dell’intervento di restauro è redatto da Paola Vitagliano di Alfa restauri snc. Ci sono, inoltre, contributi di Maria Teresa Gino e don Nicola Laurenzana. Alla presentazione parteciperà anche Attilio Maurano, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Basilicata. Poi, dopo un tuffo nel pregevole ciclo pittorico seicentesco del convento di Tito restituito a nuova vita da un accurato lavoro di recupero e  restauro, si compie un nuovo balzo in avanti nel tempo, spostandosi a  Palazzo San Gervasio, dove giovedì, sempre alle ore 18,30 sarà inaugurata la mostra “Capolavori del Settecento napoletano” della collezione Camillo D’Errico. 
La mostra, curata da Silvia Padula,  comprenderà 41 opere con opere di artisti vari e tra questi ritratti di Gaspare Traversi come la “Regale” contadina che è l’immagine guida della esposizione.La rassegna, fortemente voluta dall’Ente morale ‘Biblioteca Pinacoteca e Biblioteca Camillo d’Errico’, ha l’obiettivo di far conoscere la complessità e la ricchezza della pittura del Settecento partenopeo, riconosciute dagli studi solo nell’ultimo quarto del secolo scorso, attraverso una straordinaria selezione di opere. Il percorso della mostra si snoda negli ambienti di rappresentanza del bel Palazzo di Camillo d’Errico e della sua famiglia, testimoniando e illuminando i principali generi che hanno caratterizzato il secolo dei Lumi e della dominazione borbonica. 
Una mostra in continuo divenire, invece, è quella delle Patamacchine cbe inaugurano il cartellone della Soprintendenza. Interamente realizzate con materiali di scarto e usato e in particolare Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettriche (Raee), recuperati presso la piattaforma ecologica dell’azienda di tutela ambientale di Potenza, le macchine, tra ironia ed esagerazioni si pongono come “salvavita” per far sopravvivere l’immaginario. Per l’occasione sarà attivata una residenza di progettazione con la realizzazione di una “patamacchina” per il Museo di Matera, che che sarà presentata al pubblico a settembre in occasione delle giornate europee del Patrimonio.

 

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