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7 minuti per la lettura

Coccarde rosse
e voglia di riscatto
Le brigantesse di Annalisa Bari, un pezzo 
di storia che ha cambiato il Meridione. Donne che 
hanno dovuto 
faticare e lottare doppiamente, non solo donne contro lo Stato, ma anche contro una cultura 
maschilista che permeava tutta la società specie al Sud 
di MADDALENA PALAZZO
VIGGIANELLO – 8 giugno 2013. “Coccarde rosse” fa il suo ingresso a Matera. Le  stanze decorate di stucchi dorati, di Palazzo Ferrau – ora Bernardini – accolgono l’evento delle brigantesse. Tra lo splendido scenario dei Sassi si snoda il racconto di quel  pezzo di storia che ha cambiato, per sempre le terre di Basilicata.
Quattro agosto 2013: “Coccarde rosse”  e le brigantesse arrivano a Viggianello. In un altro palazzo gentilizio, “La Dimora Antica”, quasi a riprendere la loro giusta collocazione, a raccontare una storia che è stata distorta, tradita. Quello di “Coccarde rosse” è un evento  particolarmente suggestivo poiché parla di briganti, anzi di brigantesse, in una terra, quella di Basilicata dove la lotta dello Stato contro i briganti è stata particolarmente cruenta. Annalisa Bari racconta bene nel suo libro “Coccarde rosse” quel pezzo di storia che ha cambiato le sorti del Meridione, ma lo fa senza dare giudizi, attraverso gli occhi del suo personaggio, Luisa.
C’è un filo rosso che unisce le pagine del romanzo, un filo che dall’inizio alla fine sottolinea in modo forte il prezzo che si paga per  la libertà. Tutto inizia da quel cesto di lenzuola immacolate, la voglia di libertà di Luisa è nascosta proprio lì, in tutto quel bianco che sventola al sole, in quei ricami lavorati meticolosamente, punto dopo punto,  pronte per un letto di nozze che non verranno mai consumate. Niente può fermare la sua voglia di riscatto, neppure la dolcezza di quel padre che ama profondamente. E quando sulla sua strada incontra un brigante non esita, non ha ha paura. 
Da una grotta di briganti alla tavola imbandita di un castello la sua ricerca  non vacilla mai,  intorno a quel tavolo ascolta le ragioni di notabili e capitani, l’amore verso il suo brigante è ancora nella sua pelle come  l’amore per quel soldato piemontese, lei  riesce a tenere  insieme tutte le ragioni, osservando  da una prospettiva  asettica il fenomeno del brigantaggio mediandolo con le ragioni di tutti. Lei che diventa brigantessa per caso, non cederà mai rischiando la sua vita  per la libertà. Un libro accompagnato dai quadri del maestro Massimo Marangio, che con le sue atmosfere drammatiche dai toni caravaggeschi  rende bene la realtà del tempo. 
E poi un’ombra che richiamata dal tempo appare, e si piega sul suo dolore. E’ una delle foto di “Pensando Intrecciando Ombre”, di Giuseppina Schifino, di Viggianello. Nove scatti che raccontano i briganti, anzi le brigantesse. 
Di donne che hanno dovuto faticare e lottare doppiamente, non solo donne contro lo Stato, ma anche contro una cultura maschilista che permeava tutta la società.
Un tutt’uno con il paesaggio lucano che sembra creato per proteggere i briganti, quasi come se quella lotta, quella cruenta guerra fosse combattuta insieme a un alleato potente: la natura. Un paesaggio di monti e boschi, di rocce e anfratti che celano uomini e donne in una fusione di straordinaria bellezza e armonia. Dunque, non solo la lotta di un popolo ma della terra di Basilicata , tutta. 
Non  è il brigante che cerca riparo ma è la terra stessa che lo protegge in una fusione naturale che impregna l’albero sotto il quale si è riparato dall’arsura, la roccia che ha protetto il suo sonno. Lo spirito resta lì, le foto di Giuseppina restituiscono attimi di vita attraverso ombre che hanno identità, che traspaiono stanchezza, dolore, attimi di intimità e forse di gioia. 
L’evento, organizzato da Alessandro Turco non si è fatto mancare nulla, neanche la presenza di Veronica Sileo, dottore di ricerca in Storia dell’Europa mediterranea (Università della Basilicata) che ha dato il suo apporto all’evento contestualizzando il fenomeno del Brigantaggio dal punto di vista storico.

VIGGIANELLO – 8 giugno 2013. “Coccarde rosse” fa il suo ingresso a Matera. Le  stanze decorate di stucchi dorati, di Palazzo Ferrau – ora Bernardini – accolgono l’evento delle brigantesse. Tra lo splendido scenario dei Sassi si snoda il racconto di quel  pezzo di storia che ha cambiato, per sempre le terre di Basilicata.

Quattro agosto 2013: “Coccarde rosse”  e le brigantesse arrivano a Viggianello. In un altro palazzo gentilizio, “La Dimora Antica”, quasi a riprendere la loro giusta collocazione, a raccontare una storia che è stata distorta, tradita. Quello di “Coccarde rosse” è un evento  particolarmente suggestivo poiché parla di briganti, anzi di brigantesse, in una terra, quella di Basilicata dove la lotta dello Stato contro i briganti è stata particolarmente cruenta. Annalisa Bari racconta bene nel suo libro “Coccarde rosse” quel pezzo di storia che ha cambiato le sorti del Meridione, ma lo fa senza dare giudizi, attraverso gli occhi del suo personaggio, Luisa.

C’è un filo rosso che unisce le pagine del romanzo, un filo che dall’inizio alla fine sottolinea in modo forte il prezzo che si paga per  la libertà. Tutto inizia da quel cesto di lenzuola immacolate, la voglia di libertà di Luisa è nascosta proprio lì, in tutto quel bianco che sventola al sole, in quei ricami lavorati meticolosamente, punto dopo punto,  pronte per un letto di nozze che non verranno mai consumate. Niente può fermare la sua voglia di riscatto, neppure la dolcezza di quel padre che ama profondamente. E quando sulla sua strada incontra un brigante non esita, non ha ha paura. Da una grotta di briganti alla tavola imbandita di un castello la sua ricerca  non vacilla mai,  intorno a quel tavolo ascolta le ragioni di notabili e capitani, l’amore verso il suo brigante è ancora nella sua pelle come  l’amore per quel soldato piemontese, lei  riesce a tenere  insieme tutte le ragioni, osservando  da una prospettiva  asettica il fenomeno del brigantaggio mediandolo con le ragioni di tutti. Lei che diventa brigantessa per caso, non cederà mai rischiando la sua vita  per la libertà. 

Un libro accompagnato dai quadri del maestro Massimo Marangio, che con le sue atmosfere drammatiche dai toni caravaggeschi  rende bene la realtà del tempo. E poi un’ombra che richiamata dal tempo appare, e si piega sul suo dolore. E’ una delle foto di “Pensando Intrecciando Ombre”, di Giuseppina Schifino, di Viggianello. Nove scatti che raccontano i briganti, anzi le brigantesse. Di donne che hanno dovuto faticare e lottare doppiamente, non solo donne contro lo Stato, ma anche contro una cultura maschilista che permeava tutta la società.Un tutt’uno con il paesaggio lucano che sembra creato per proteggere i briganti, quasi come se quella lotta, quella cruenta guerra fosse combattuta insieme a un alleato potente: la natura. Un paesaggio di monti e boschi, di rocce e anfratti che celano uomini e donne in una fusione di straordinaria bellezza e armonia. 

Dunque, non solo la lotta di un popolo ma della terra di Basilicata , tutta. Non  è il brigante che cerca riparo ma è la terra stessa che lo protegge in una fusione naturale che impregna l’albero sotto il quale si è riparato dall’arsura, la roccia che ha protetto il suo sonno. Lo spirito resta lì, le foto di Giuseppina restituiscono attimi di vita attraverso ombre che hanno identità, che traspaiono stanchezza, dolore, attimi di intimità e forse di gioia. L’evento, organizzato da Alessandro Turco non si è fatto mancare nulla, neanche la presenza di Veronica Sileo, dottore di ricerca in Storia dell’Europa mediterranea (Università della Basilicata) che ha dato il suo apporto all’evento contestualizzando il fenomeno del Brigantaggio dal punto di vista storico.

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