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ROMA – Torna a casa “Sacro Gra“, il film-documentario trionfatore a Venezia che Gianfranco Rosi ha girato muovendosi per tre anni con un camper sul Grande raccordo anulare di Roma, raccogliendo le storie di chi vi vive intorno. Il Leone d’oro dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, portato con sè dal regista, è stato accolto ieri in Campidoglio dal sindaco di Roma Ignazio Marino, l’assessore comunale Paolo Masini e il ministro dei beni Culturali Massimo Bray, insieme alla Coppa Volpi stretta nelle mani della vincitrice Elena Cotta, miglior attrice della mostra. 
«Sono orgoglioso ed emozionato di accogliere due straordinari artisti come Gianfranco Rosi ed Elena Cotta», ha detto il primo cittadino, sottolineando che «la stragrande maggioranza della popolazione di questa città vivono a ridosso del Gra: quello che viene considerato il margine della città è invece importantissimo, così come lo è concentrarsi sulle periferie per tornare a essere una comunità». Lo stesso Rosi ha ammesso che «è stato molto difficile dove guardare e dove fermarsi: non essendo romano, è stato sempre un punto alieno e distante di cui non capivo l’importanza, una striscia d’asfalto cui ho cercato di dare voce attraverso sei o sette protagonisti che rappresentano uno spazio immenso». Quindi l’autore ha confessato che «il momento più emozionante è stato quando Bernardo Bertolucci ha annunciato la vittoria di un documentario, che segna una rottura e un cambio di linguaggi». «Dopo 15 anni dal premio a Gianni Amelio – ha evidenziato il ministro Bray – quello a Rosi è importante perchè rappresenta il giusto riconoscimento un genere troppo spesso trascurato come il documentario. E perchè ci offre un punto di vista nuovo sulle periferie delle nostre città. Credo – ha concluso – che vada cambiato il modello a cui abbiamo pensato di affidare il futuro sino ad oggi». 

ROMA – Torna a casa “Sacro Gra“, il film-documentario trionfatore a Venezia che Gianfranco Rosi ha girato muovendosi per tre anni con un camper sul Grande raccordo anulare di Roma, raccogliendo le storie di chi vi vive intorno. Il Leone d’oro dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, portato con sè dal regista, è stato accolto ieri in Campidoglio dal sindaco di Roma Ignazio Marino, l’assessore comunale Paolo Masini e il ministro dei beni Culturali Massimo Bray, insieme alla Coppa Volpi stretta nelle mani della vincitrice Elena Cotta, miglior attrice della mostra. «Sono orgoglioso ed emozionato di accogliere due straordinari artisti come Gianfranco Rosi ed Elena Cotta», ha detto il primo cittadino, sottolineando che «la stragrande maggioranza della popolazione di questa città vivono a ridosso del Gra: quello che viene considerato il margine della città è invece importantissimo, così come lo è concentrarsi sulle periferie per tornare a essere una comunità». 

Lo stesso Rosi ha ammesso che «è stato molto difficile dove guardare e dove fermarsi: non essendo romano, è stato sempre un punto alieno e distante di cui non capivo l’importanza, una striscia d’asfalto cui ho cercato di dare voce attraverso sei o sette protagonisti che rappresentano uno spazio immenso». Quindi l’autore ha confessato che «il momento più emozionante è stato quando Bernardo Bertolucci ha annunciato la vittoria di un documentario, che segna una rottura e un cambio di linguaggi». «Dopo 15 anni dal premio a Gianni Amelio – ha evidenziato il ministro Bray – quello a Rosi è importante perchè rappresenta il giusto riconoscimento un genere troppo spesso trascurato come il documentario. E perchè ci offre un punto di vista nuovo sulle periferie delle nostre città. Credo – ha concluso – che vada cambiato il modello a cui abbiamo pensato di affidare il futuro sino ad oggi». 

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