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ROMA – Dopo “Basilicata coast to coast” Rocco Papaleo torna alla regia. Ancora Sud d’Italia, ancora commedia. “Una piccola impresa meridionale” è il titolo del film che arriva domani nelle sale, distribuito da Warner in 400 copie. Un faro diventa un rifugio di reietti in fuga dalla morale della società meridionale. In questa struttura sul mare, location del film,  si ritrova a un certo punto un manipolo di persone ai margini. Tra questi un prete spretato (Papaleo), un marito cornuto (Riccardo Scamarcio), un’ex prostituta fiera del suo lavoro (Barbora Bobulova).

E ancora la sorella della prostituta (Sarah Felberbaum) che, guarda caso, è legata alla moglie in fuga di Scamarcio (Claudia Potenza). Vittima principale di questo disastro meridionale mamma Stella, una straordinaria Giuliana Lojodice che si ritrova, nell’ordine, madre del prete spretato e della figlia lesbica, datrice di lavoro di una donna delle pulizie che scoprirà, solo dopo, essere l’amante della figlia ed è, infine, ovviamente suocera del cornuto Scamarcio.

La piccola impresa meridionale che dà il titolo alla commedia di Papaleo, prodotta dalla Paco Cinematografica, è la piccola impresa di costruzioni dall’animo circense composta da Raffaele (Giovanni Esposito), la piccola Mela (Mela Esposito, figlia nel film e nella realtà di Giovanni Esposito) e Jennifer (Giampiero Schiano) che faranno una ristrutturazione del faro sul mare. Nel cast anche Giorgio Colangeli, marito morente della Lojodice.

L’incontro stampa parte con una dedica, la stessa che c’è nei titoli di testa, che Papaleo rivolge a Francesco Nardi, capo truccatore del film recentemente scomparso. Poi arrivano le paure del regista, al suo secondo film dopo “Basilicata coast to coast”: «Il secondo film, dicono, è quello del crollo, speriamo bene», dice.

Come risollevare il Sud? Papaleo non ha dubbi: «Farei partire la rinascita da noi stessi e, soprattutto, dalla scuola e dalla cultura».

Per quanto riguarda il film, ambientato in un Sud generico ma girato in realtà a Cabras, in Sardegna, spiega: «Si tratta di un gruppo di persone che si rifugiano in questo faro e a un certo punto cominciano ad abbellirlo, riabbellendo e ristrutturando anche le loro vite “disastrate”». «Mi piaceva l’idea di incarnare una specie di “sfigato” che non combatte affatto la sua condizione di uomo tradito, disonorato e sbeffeggiato dall’intero paese in cui vive, ma l’accetta e ne soffre in silenzio», spiega invece Scamarcio, nel ruolo inedito di un cornuto e anche di un uomo che non conquista nessuna donna in tutto il film. In “Una piccola impresa meridionale”, con il solito linguaggio surreale, Papaleo tenta di scardinare alcuni pregiudizi ancora radicati al sud, e spesso legati alla cultura cattolica. Il film si chiude con un matrimonio tra due donne e Papaleo ha spiegato: «Un film deve essere anche una miccia esplosiva. Rivolgendosi a un grande pubblico mi interessava dare un’immagine che potesse innescare una reazione forte, non consueta, e mentre lo facevo pensavo a mia madre o al mio paese».

m.agata@luedi.it

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