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ROMA – Una nuova e bella soddisfazione per il giovane regista  lucano Dino Santoro che ha potuto presentare, discutere e proiettare il suo  ultimo corto “ Il più bel giorno della mia vita” al Caffè Letterario di Roma. Il lavoro  di Santoro è inserito in una rassegna di cortometraggi diretta ed organizzata da Jef Nuyts e Pietro De Silva, quest’ultimo tra l’altro attore  nel cast del lungometraggio ideato e realizzato totalmente in Basilicata  “Una domenica notte” del regista Giuseppe Marco Albano.  

Il cortometraggio  di Santoro, per la produzione di “Sensi contemporanei cinema” e Regione Basilicata”  è stato realizzato  in soli tre giorni di riprese, totalmente a Matera alla fine del corso di sei mesi,  ideato da “Cinemadamare”.  Per la prima volta il giovane burgentino si è cimentato nell’ideare (Santoro è anche l’autore  del soggetto e della sceneggiatura insieme a Emanuela Ferrara) una commedia divertente che però alla fine lascia un forte sapore amaro. Dino Santoro di fatti in passato ha preferito dedicarsi a lavori apparentemente più oscuri ed emozionali di quest’ultima ma alla fine, tutta l’oscurità  viene fuori anche dalle situazioni comico- beffarde de “Il più bel giorno della mia vita”.

 Presente alla proiezione romana del lavoro  del giovane regista, oltre al direttore della Lucana film Commission  Paride Leporace, l’attore Enzo Musmanno e  anche l’attrice protagonista, nella parte della sposa, la bella e brava Laura Schettino fresca del Premio Troisi.  Non è una pellicola che passa inosservata, tante le convenzioni e i valori tradizionali che va ad intaccare ma allo stesso tempo è un lavoro da vedere più volte (è possibile vederlo su youtube) se davvero se ne vuole respirare la poesia dei particolari.  Santoro mette tutti i personaggi,  da attori professionisti oltre alla Schettino anche Fabio Pappacena, Carlotta Vitale, Mimmo Conte, Enzo Musmanno, Mara Sabia e Dino Lopardo ma anche da amatori, in una chiesa bianca e calda. La pellicola però si apre con un esterno, l’unico del film.  Davanti alla chiesa l’autista mette una cassetta, due colombe sono ingabbiate  e un personaggio cade nel tentativo di fare una foto ad una bambina in posa sugli scalini della chiesa. Santoro quindi non si perde troppo in artificiose trame, da subito mette in disorientamento lo spettatore, ma saranno gli invitati che riempiono i banconi della chiesa a dare allegria e paradosso. Grottesco è il prete e la suora che è pronta a suonare la marcia nuziale su una tastiera triste  mentre è la sola a poter usufruire di un ventilatore elettrico.  

Le ipocrisie si fondono, battute ed ilarità rendono la storia gradevole, come se ogni coppia o ogni personaggio fosse una storia a sé, ed ognuno mostra il lato comico ma anche quello più drammatico. Dino Santoro riesce probabilmente nell’esperimento di fondere i tempi di una commedia classica con quelli più lenti e riflessivi di un dramma. Davvero interessante la poetica  del cinema  di Santoro che mentre gira   l’Italia con il suo corto, mostrando anche ciò che di buono si può fare in Basilicata fatto da un lucano, sta già lavorando ad altri soggetti e sceneggiature che si è sicuri saranno sempre più interessanti, facendo di lui certamente uno degli emergenti lucani più interessanti.

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