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POCHI non hanno letto Cristo si è fermato ad Eboli ma molti ignorano i quadri e i disegni di Carlo Levi (1902- 1975), seppure a questi dedicò tanto del suo impegno artistico.

I Parchi Letterari Carlo Levi partecipano alle manifestazioni in onore del grande artista, scrittore e politico italiano del ‘900, in programma da domani al 15 novembre a Berlino, in Germania.

Una vita intensa di impegno politico che sembra pare sfiorare appena la sua produzione artistica. In un periodo in cui alcuni fra i maggiori pittori italiani riprendevano consistentemente temi e stili dell’Unione Sovietica (basti pensare al “Funerale di Togliatti” di Guttuso), Carlo Levi continuò un percorso di ricerca del tutto particolare.

La sua attenzione pare sempre rivolta al piccolo spezzone di realtà che lo circonda, cercando continuamente di coglierne i segreti, i contorni meno evidenti. Nei suoi quadri troviamo spesso la famiglia, gli amici, i volti della Basilicata in cui è stato confinato, tutti ritratti nati da un profondo legame psicologico, che fanno di ciascun soggetto un unicum. Perfino i ragazzi lucani hanno poco del realismo politico del tempo, sono privi di una coscienza di classe e non vengono dipinti nel compiere un qualche lavoro più o meno massacrante.

 La pennellata delle opere più significative scorre corposa, densa ma sicura: con alcuni passaggi di colore rimane fissata l’essenza di ciò che vuole ritrarre. L’effetto deve molto ai cambi di tono, al chiaroscuro ottenuto non sfumando lo stesso colore, ma mettendone accanto due diversi.

Uno stile del genere non permette ripensamenti e necessita quindi di un profondo senso di compartecipazione con il soggetto, un idem sentire; è giocoforza che i pastori lucani, i paesaggi, risultino quindi intrinsecamente diversi gli uni dagli altri. Ma è la sua stessa attività di artista che meglio ricompone l’apparente dicotomia fra il suo dipingere e il suo impegno politico. Nelle sue opere, Levi si sforzava infatti non solo di comprendere l’essenza di ciò che ritraeva, ma anche la propria posizione rispetto a esso.

E parlava in modo simile del suo fare politica, in cui la prima fase cruciale è dedicata alla ricomposizione “dell’identità dell’uomo con il mondo”, per poi gettarsi nell’opera socialista del cambiamento. Di quest’altra Lucania, tratteggiata da Levi sulle sue tele, racconterà la mostra di Berlino, restituendo un ritratto ancora più profondo e autentico di Aliano e della sua gente.

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