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MATERA –  Torna il teatro al “Duni” di Matera, con un cartellone di piéce di tutto rispetto che partirà domani sera, alle ore 21,  con “ Due ore all’alba” scritto da Capponi e Casalini. La piéce sarà anche  l’esordio teatrale assoluto del super campione di boxe Patrizio Oliva che reciterà con Anna Capasso e Giulio Brando.  La leggenda ed il mito della boxe italiana, campione del mondo e campione olimpico,  è già apparso sugli schermi dei cinema da poche settimane  nei panni di attore con il film “Il Flauto” di Luciano Capponi. Per lo stesso regista  Oliva toccherà anche le tavole dei teatri ed arriva a Matera nella seconda data del suo primo tour teatrale. In anteprima Patrizio Oliva con i suoi 57 incontri vinti da professionista su 59 disputati, si concede ad un’intervista al Quotidiano della Basilicata,  non più  da star del ring ma da attore alla sua prima esperienza teatrale. Patrizio, interpreterà  Pulcinella, personaggio e maschera che tanti bravi attori hanno messo in scena. 

Come sarà il suo Pulcinella e il suo esordio teatrale?

«Pulcinella era un contestatore, è sempre stato bipolare, servo e padrone, sciocco e furbo. Io non voglio assolutamente accostarmi ai grandi che hanno interpretato Pulcinella, io faccio il mio Pulcinella, quello che mi ha trasmesso il regista: non giovanissimo e che è in una cella, dimostrandosi anche qui bipolare. Da  allegro e triste perché comunque dovrà essere giustiziato». 

Indosserà una  maschera. Lei ha dichiarato che anche quando era sul ring la indossava. Perché si indossa una maschera?

«Chi più di un pugile può capire cosa significa indossare una maschera? Quando sali sul  ring il pubblico ti vede sicuro, baldanzoso certo di vincere, il pugile in quel momento dentro di sé sta attraversando delle angosce, la paura di perdere, la paura, se ti sei allenato male, di perdere la vita. Questo però l’avversario non lo deve capire e quindi indossi una maschera». 

Da mito della grande boxe italiana ad attore. Quanti passi ci sono tra il ring e le tavole del palcoscenico e le luci del cinema?

«Ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada un grande regista e nei miei confronti anche un grande psicologo. Luciano ha saputo costruire un attore che non c’era o c’era ed era nascosto dentro di me. Io sono una persona a cui piace rinnovarsi, amo le sfide, mi piace rigenerarmi.  Io ho combattuto venendo dalla fame nera, ma non l’ho mai fatto per i soldi. Mi affascina la conquista, dentro di me c’è sempre stato uno spirito “olimpico”, combattevo per la gloria. Anche in questa nuova attività, io non recito per diventare ricco, recito perché voglio esprimermi, realizzarmi, essere fiero di aver trasmesso qualcosa a chi mi ascolta». 

Ha lasciato però qualcosa che conosceva benissimo, in cui era un mito per una in cui è un principiante. Cosa è a questo punto un traguardo e ci sarà un tempo in cui lei si sentirà arrivato?

«I traguardi sono inizi di sfide. Non faccio cose a metà, perché le cose a metà sono per le persone a metà. Provo a dare tutto me stesso per arrivare ad un traguardo, è il mio modo di essere. La persona che si sente arrivata è presuntuosa. Io sono stato campione del mondo, campione olimpico  e non dimentico mai  ciò che dissi a mia moglie quando diventai campione del mondo a Montecarlo nel 1986. Lei disse: adesso ti prenderai un bel mese di riposo? E io risposo: il tempo che passano le ecchimosi e torno immediatamente in palestra per combattere di nuovo». 

Ha lasciato definitivamente la boxe anche come allenatore?

«La boxe è sempre il mio grande amore. Alleno non per lavoro, mi piace trasmettere qualcosa ai giovani con i miei consigli. Mi auguro che usciranno mille pugili che facciano la mia carriera in questo sport».

Pulcinella è simbolo di Napoli, città di grandi pugili e grandi attori. Cosa è la “napoletanità”?

«E’ una cultura viscerale. Napoli è teatro a cielo aperto. E’ una città che dà spunto. E’ un pozzo di idee per come vive la gente, per come si comporta. Napoli è mille contraddizioni ma è sempre pronta a dare una mano. Napoli è il personaggio bipolare di Pulcinella». 

Concludiamo. Cosa è la Bellezza?

 «La Bellezza è qualcosa di  immortale, di interno. E’ qualcosa di  vivace».  

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