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MATERA e Pier Paolo Pasolini. Un binomio inscindibile. Era il 1964 quando il poeta-regista girò tra i vicoli dell’antica città  “Il Vangelo secondo Matteo”.  A 50 anni di distanza, dal 20 al 23 marzo prossimo,  Matera diventa nuovamente centro del grande cinema internazionale, ospitando il consiglio di amministrazione dell’Efa che riunisce sotto le sue insegne il meglio di registi, produttori e distributori d’Europa. L’occasione ideale per ricordare il cinquantesimo anniversario della presenza del regista nella città dei Sassi, che cade -chissà forse per un arcano segno del destino-, nel 2014, anno decisivo per la corsa di Matera a capitale europea della cultura nel 2019. Tra gli eventi collaterali di maggiore interesse, allestiti dalla Camera di Commercio, in collaborazione con Apt, Lucana Film Commission, Provincia  e Comune di Matera,  figura la mostra fotografica “Omaggio a Pier Paolo Pasolini- Il Vangelo secondo Matteo” che sarà allestita dall’ associazione culturale Pier Paolo Pasolini Matera nella sala convegni dell’ente camerale. Gli scatti provengono dallo sterminato arichivio di Mimì Notarangelo, che seguì come un’ombra il regista durante le riprese nei Sassi e che, a sorpresa, si aggiudicò anche il ruolo del centurione nel film. Un omaggio dovuto al regista che svelò la bellezza di Matera al mondo. L’intrinseca “poeticità” di quei luoghi, allora ancora associati all’idea di povertà e sottosviluppo, non poteva sfuggire agli occhi attenti di Pasolini che meglio di tutti raccontò l’aggressione della modernità alla civiltà contadina.

Nella scelta di Matera, dunque, qualcosa di più profondo della somiglianza con la Palestina. I Sassi erano anche la rappresentazione metafisica del martirio di Cristo incarnato dal popoloso universo di poveri diavoli quotidianamente in lotta per la sopravvivenza.

Sarà per questo che  mezzo secolo dopo, nonostante Matera sia diventata il set naturale di numerose produzioni internazionali (il kolossal di Mel Gibson “The Passion” su tutti), le suggestioni che quella pellicola evoca sono le più vive. Pasolini è andato oltre l’immagine, ha catturato l’antropologia di una città.

m.agata@luedi.it

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