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POTENZA –  Si chiuderà questa sera, a partire dalle 19.30,  al teatro “Stabile” con lo spettacolo “Cibus – divagazioni letterarie  e conviviali” con Giovanni Seneca alla chitarra, Fabio Battistelli al clarinetto e a declamare l’attore David Riondino,  la rassegna “Apertamente – aperitivo della mente”  ideata dall’ Ateneo Musica Basilicata. Non si  poteva chiudere nel modo migliore  una rassegna che per tutta la sua durata ha unito l’arte al cibo: “Cibus – divagazioni letterarie e conviviali” è   una pièce pensata  e costruita proprio con poesie e brani legati agli alimenti. Dello spettacolo, di cibo e di poesia  parliamo in un’intervista per il Quotidiano della Basilicata, con David Riondino.

Maestro, come nasce l’idea di uno spettacolo dedicato al cibo ?

«Mi è capitato che in teatro mi chiamavano in contesti legati alla cucina e agli alimenti.  Mi sono accorto che c’era una richiesta di testi  di letteratura che parlassero di cibo. Ho costruito così un repertorio di questi testi che poi è diventato uno spettacolo. La letteratura d’altra parte  nasce con il banchetto, Platone scrive il “Simposio” che non è altro che un banchetto dove si mangia e beve. La conversazione letteraria e filosofica molte volte è legato ad una situazione conviviale. Stanno bene insieme la letteratura, la poesia e il cibo.  Se ci pensiamo bene anche l’Odissea ha una serie di episodi legati al vino e i sacrifici sono in realtà dei banchetti». 

E’ anche un modo per raccontare dei poeti e scrittori da un punto di vista inedito e molto reale perché legato ad un bisogno primario?

 «Sì, certo. Anche perché questi autori hanno scritto molto sul cibo. Neruda, per esempio  ha un legame profondo, sono poesie che mostrano il cibo in  rapporto con la terra, con la brutalità della vita, con  la cultura popolare. C’è qualcosa di molto intimo nell’idea del nutrimento e  nell’idea di appartenenza alla terra che produce».

Molière mette sulla bocca di Valerio : “Bisogna mangiar per vivere e non vivere per mangiare”, ma questa  è un’altra storia. Quanto il cibo ispira l’arte  anche quella legata all’eros?

«Nella letteratura c’è un’ampia relazione tra cibo e eros, una relazione strettissima. Basta pensare  ai pranzi a lume di candela, il vino scelto con cura, il modo di essere servito a tavola. Il fatto di mangiare insieme è un’esperienza sensuale, ed  è certamente  un altro dei temi che lega cibo ed ispirazione. Il cinema ci  racconta che mordendo il cibo  due amanti  fanno capire di apprezzarsi e di volere l’altro. Ciò che accade nel divorare e gustare ha a che fare con la sensualità e con  rituali di tipo erotico.  La bocca è legata al gusto ma anche al bacio».

Maestro, il gusto si dice sia soggettivo ma  nella preparazione dei piatti esistono delle regole. Quanto le regole di un gusto si legano a quelle della preparazione di uno spettacolo, di una poesia o di un testo?

«Non sono un esperto di cibo, ci sono tante trasmissioni che ci bombardano, anche questo è un segno dell’importanza e della necessità di spettacolarizzare il momento della cucina. La regola è importante in tutto ma pensa al sale nell’acqua della pasta, non c’è una misura, si dice: fai ad occhio. E’ una cosa misteriosa che in qualche modo trascende la regola. Così in uno spettacolo  e nell’arte in genere».

Per restare in tema: cosa vorrà gustare a Potenza?

 «So che il vino è molto buono e anche il pane di Matera che conosco bene. Avete ottimi sapori di campagna. Non sono esperto ma vorrei  gustare delle verdure tonificanti, sto cercando di mangiare meno carne. Cercherò dell’anti colesterolo lucano».  

Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?

«La Bellezza è una forma originale  di equilibrio che fa venir voglia di destarsi».

 

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