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Imprevedibile come il sole di marzo, Mariolina Venezia è da poco in libreria con un nuovo sorprendente romanzo breve, edito da Bompiani nella Collana Narratori italiani. “La volpe meccanica” s’intitola. Qui, la signora della letteratura vira dal giallo di “Maltempo” al noir di un thriller ad alto tasso erotico. Ma si badi: nessuna morbosità o volgarità gratuita. La scrittura di Mariolina Venezia come sempre vola alto e tocca corde nascoste della psiche umana. Ad accompagnarci nella sua accidentata vita, per scelta votata al fallimento, è una donna che non ha nome. Attrice mancata, continua a recitare la parte della moglie di un uomo che non ama. Nel suo lungo monologo non pronuncerà mai il suo nome, nè quello di suo marito; l’unico a lasciar traccia in un’esistenza piatta e senza amore è Andrea, l’amante.
Ma come nasce questa storia, completamente diversa dagli altri lavori a cui Mariolina Venezia aveva abituato i suoi lettori?
«Molto semplicemente dall’inizio. – spiega la scrittrice, durante una lunga chiacchierata al telefono – Di getto un giorno mi è venuta questa frase: “Io so cosa si prova quando si uccide un uomo. Lo so perché l’ho fatto, ma nessuno ci crederebbe”. E intorno a queste parole ho iniziato a pensare e ripensare: chi può aver pronunciato una frase simile e perchè? Piano piano la storia ha iniziato a prendere forma nella mia testa e ad arricchirsi sempre più di nuovi particolari».
E poi?
«E poi questo racconto è rimasto per vent’anni chiuso in un cassetto. Quando l’ho scritto non avevo ancora pubblicato niente, neanche “Mille anni che sto qui” con cui è arrivato il successo (e anche il premio Campiello ndr). Mi ha convinto a tirarlo fuori e a pubblicarlo l’incontro con Elisabetta Sgarbi alla scorsa edizione della “Milanesiana” che, per volontà di Antonio Calbi, ha ospitato artisti e autori della Basilicata. Appena gliene ho sottoposto la lettura, ne è rimasta conquistata; per lei è stato semplice convincermi ad ampliare quel racconto così particolare e diverso da tutti gli altri e darlo alle stampe, come poi è accaduto».
Ad una lettura superficiale “la volpe meccanica” potrebbe apparire una torbida storia di un triangolo malsano tra un’attrice mancata, suo marito e il fratellastro, ricomparso all’improvviso nella vita della coppia. Ma, in realtà, così non è…
«Sì, in effetti, qualche accusa di “immoralità” mi è arrivata, anche se il romanzo intende esplorare i lati oscuri della personalità umana, indagare il funzionamento della mente e seguirne i processi a volte apparentemente contorti o inspiegabili, comprendere le dinamiche interpersonali che sono alla base di alcuni rapporti per la sensibilità comune “malati”».
E capita, come nel caso del romanzo, che si possa essere artefici del proprio destino anche quando sembra che lo si subisca…
«Certo, la protagonista del romanzo sceglie l’insuccesso e un matrimonio senza amore. Ma, per dirla con il marito, regista a teatro e nella vita di lei, “a chi si può rimproverarti di non amarti quanto vorresti?”. Ecco il romanzo, al di là del turbine dei sensi che travolge la protagonista e Andrea, apre uno squarcio su come la proiezione dell’amore sulla realtà distorca l’interpretazione dei fatti: i lunghi silenzi, gli eccessi alimentari dell’amante vengono vissuti come una condivisione complice che, come si scoprirà nel finale del romanzo, non è reale».
Scorrendo le pagine del libro si assiste come dal buco della serratura a giochi erotici sempre più mozzafiato, ma le descrizioni e il linguaggio si fanno più espliciti quando lei confessa i suoi tradimenti al marito. I dialoghi più bollenti, in maniera inattesa sono proprio tra i due…
«Certo, perchè il vero erotismo è una questione di testa, vive nella fantasia e in una dimensione di immaginazione. L’importante, in questo tipo di narrazione, è evitare tre trappole: la volgarità, la noia, la leziosità- ricorda opportunamente Mariolina Venezia- Con Andrea tutto si riduce a un appagamento dei sensi, è un fatto quasi meccanico, la complicità reale è con il marito, regista involontario della sua grigia esistenza fino all’epilogo finale in cui amore e morte si incontrano fino a confondersi».
Un caso avvincente e intricato che comunque porterà il giovane commissario a cui sono affidate le indagini a conclusioni inattese.
«Nel romanzo, come nella vita, nulla è come appare, anche se a volte la realtà può essere meno credibile della finzione».
Un nuovo romanzo, insomma, da leggere tutto d’un fiato (96 le pagine, 10 euro il prezzo di copertina) e senza tabù. Mariolina Venezia sarà in grado ancora una volta di sorprendere i suoi lettori, senza tradirne le aspettative, in attesa del terzo capitolo della saga del pm Imma Tataranni. «Non mi sono dimenticata di lei- rassicura la scrittrice materana- la nuova indagine è già a buon punto, presto sentirete parlare nuovamente di lei!».

m.agata@luedi.it

 

 

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Imprevedibile come il sole di marzo, Mariolina Venezia è da poco in libreria con un nuovo sorprendente romanzo breve, edito da Bompiani nella Collana Narratori italiani. “La volpe meccanica” s’intitola. Qui, la signora della letteratura vira dal giallo di “Maltempo” al noir di un thriller ad alto tasso erotico. Ma si badi: nessuna morbosità o volgarità gratuita. La scrittura di Mariolina Venezia come sempre vola alto e tocca corde nascoste della psiche umana. Ad accompagnarci nella sua accidentata vita, per scelta votata al fallimento, è una donna che non ha nome. Attrice mancata, continua a recitare la parte della moglie di un uomo che non ama. Nel suo lungo monologo non pronuncerà mai il suo nome, nè quello di suo marito; l’unico a lasciar traccia in un’esistenza piatta e senza amore è Andrea, l’amante.
Ma come nasce questa storia, completamente diversa dagli altri lavori a cui Mariolina Venezia aveva abituato i suoi lettori?
«Molto semplicemente dall’inizio. – spiega la scrittrice, durante una lunga chiacchierata al telefono – Di getto un giorno mi è venuta questa frase: “Io so cosa si prova quando si uccide un uomo. Lo so perché l’ho fatto, ma nessuno ci crederebbe”. E intorno a queste parole ho iniziato a pensare e ripensare: chi può aver pronunciato una frase simile e perchè? Piano piano la storia ha iniziato a prendere forma nella mia testa e ad arricchirsi sempre più di nuovi particolari».
E poi?
«E poi questo racconto è rimasto per vent’anni chiuso in un cassetto. Quando l’ho scritto non avevo ancora pubblicato niente, neanche “Mille anni che sto qui” con cui è arrivato il successo (e anche il premio Campiello ndr). Mi ha convinto a tirarlo fuori e a pubblicarlo l’incontro con Elisabetta Sgarbi alla scorsa edizione della “Milanesiana” che, per volontà di Antonio Calbi, ha ospitato artisti e autori della Basilicata. Appena gliene ho sottoposto la lettura, ne è rimasta conquistata; per lei è stato semplice convincermi ad ampliare quel racconto così particolare e diverso da tutti gli altri e darlo alle stampe, come poi è accaduto».
Ad una lettura superficiale “la volpe meccanica” potrebbe apparire una torbida storia di un triangolo malsano tra un’attrice mancata, suo marito e il fratellastro, ricomparso all’improvviso nella vita della coppia. Ma, in realtà, così non è…
«Sì, in effetti, qualche accusa di “immoralità” mi è arrivata, anche se il romanzo intende esplorare i lati oscuri della personalità umana, indagare il funzionamento della mente e seguirne i processi a volte apparentemente contorti o inspiegabili, comprendere le dinamiche interpersonali che sono alla base di alcuni rapporti per la sensibilità comune “malati”».
E capita, come nel caso del romanzo, che si possa essere artefici del proprio destino anche quando sembra che lo si subisca…
«Certo, la protagonista del romanzo sceglie l’insuccesso e un matrimonio senza amore. Ma, per dirla con il marito, regista a teatro e nella vita di lei, “a chi si può rimproverarti di non amarti quanto vorresti?”. Ecco il romanzo, al di là del turbine dei sensi che travolge la protagonista e Andrea, apre uno squarcio su come la proiezione dell’amore sulla realtà distorca l’interpretazione dei fatti: i lunghi silenzi, gli eccessi alimentari dell’amante vengono vissuti come una condivisione complice che, come si scoprirà nel finale del romanzo, non è reale».
Scorrendo le pagine del libro si assiste come dal buco della serratura a giochi erotici sempre più mozzafiato, ma le descrizioni e il linguaggio si fanno più espliciti quando lei confessa i suoi tradimenti al marito. I dialoghi più bollenti, in maniera inattesa sono proprio tra i due…
«Certo, perchè il vero erotismo è una questione di testa, vive nella fantasia e in una dimensione di immaginazione. L’importante, in questo tipo di narrazione, è evitare tre trappole: la volgarità, la noia, la leziosità- ricorda opportunamente Mariolina Venezia- Con Andrea tutto si riduce a un appagamento dei sensi, è un fatto quasi meccanico, la complicità reale è con il marito, regista involontario della sua grigia esistenza fino all’epilogo finale in cui amore e morte si incontrano fino a confondersi».
Un caso avvincente e intricato che comunque porterà il giovane commissario a cui sono affidate le indagini a conclusioni inattese.
«Nel romanzo, come nella vita, nulla è come appare, anche se a volte la realtà può essere meno credibile della finzione».
Un nuovo romanzo, insomma, da leggere tutto d’un fiato (96 le pagine, 10 euro il prezzo di copertina) e senza tabù. Mariolina Venezia sarà in grado ancora una volta di sorprendere i suoi lettori, senza tradirne le aspettative, in attesa del terzo capitolo della saga del pm Imma Tataranni. «Non mi sono dimenticata di lei- rassicura la scrittrice materana- la nuova indagine è già a buon punto, presto sentirete parlare nuovamente di lei!».

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