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SASSO DI CASTALDA – Il nuovo anno per la stagione teatrale “Le valli del teatro” porta subito una scommessa del direttore artistico Domenico De Rosa. Domani al “Mariele Ventre” e domenica all’Anzani di Satriano di Lucania (ore 21) sarà infatti messa in scena “La trappola per topi”, un giallo per il teatro di Aghata Christie ad opera di una compagnia di giovanissimi “I Navig@ttori” (per la prima volta in scena in Basilicata) diretti dal diciassettenne Eros Pascale. Proprio quest’ultimo in anteprima si concede ad alcune domande per il Quotidiano del sud.

Eros, “Trappola per topi” è lo spettacolo più rappresentato al mondo, da quando fu messa in scena la prima volta il 25 novembre del 1952.
Cosa vedremo sul palcoscenico in queste due serate lucane?

«C’è in scena un classico giallo alla Aghata Christie. Sono otto persone, due giovani sposini, cinque ospiti e un servente della polizia, rinchiusi in una casa di montagna che rimane bloccata per una bufera di neve. Ogni giorno questo spettacolo dal 25 novembre del 1952 , viene messo in scena, prima al teatro Ambassador e poi difronte al St Martins a Londra (8 repliche alla settimana, esclusa la domenica). Non si è mai fermata».

Cosa aggiunge la sua regia a questa messa in scena?

«Io ho cercato di rispettare il più possibile il testo anche nelle sue note. Agatha Christie è molto esigente, non si possono cambiare le parole a questo spettacolo né cambiare ciò che lei espressamente richiede. Ciò che bisogna fare è ricreare l’atmosfera che ricordi il perbenismo inglese negli anni ‘50».

“Trappola per topi” è stato il primo spettacolo della sua compagnia “I Navig@ttori”, quattro anni fa. Siete giovanissimi all’epoca addirittura adolescenti. Quale è stato il timore più grande nel mettere in scena questa opera?

«Io ho visto rappresentato questo spettacolo sia in Italia che a Londra, si tratta di un giallo inizialmente molto lungo e il timore è quello di farlo risultare noioso. Bisogna vivacizzare. Non bisogna, però farlo diventare né noioso né una commedia. In questi anni abbiamo studiato tantissimo, abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con diversi autori e generi».

La sua compagnia è un po’ un caso del teatro italiano. Lei compirà 18 anni a luglio, ha cominciato a 14 anni, così anche altri della compagnia. Perché nascono i “Navig@ttori?

«La compagnia nasce da un gruppo di appassionati usciti da una scuola di Bologna. Abbiamo deciso di fare qualcosa di nostro e sentire vivo il teatro. Certo non immaginavamo di continuare, poi è andata bene e la Regione Emilia Romagna ci ha proposto di portare in giro lo spettacolo “Sogni e stracci” e da qui è cominciato tutto. Noi abbiamo un motto: il teatro è due cose, la prima l’amore e la seconda l’energia. Senza queste due cose non faremmo teatro».

Il teatro non è molto seguito dai giovani. Le faccio una provocazione: per portare i giovani a teatro, bisogna farglielo fare?

«Non credo che per amare il teatro bisogna per forza farlo. La mia formazione teatrale- scolasticamente parlando- è stata scarsissima. La rieducazione teatrale l’ho fatta esternamente e non solo dal punto di vista recitativo, ma proprio dello studio del testo. Sono rare le volte che la scuola porta i giovani a teatro».

Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?

«La Bellezza non so, posso dire che il bello è il vero. Potrei dire che il bello per me è l’amore e l’energia per il teatro».

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