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MATERA – Il valore del Circolo culturale La Scaletta sta tutto nella sua storia cominciata nel 1959. «Un gruppo di giovani – ricorda il suo presidente Ivan Focaccia – non volevano che la città non avesse legami con la storia. Consideravano disumana la vita che aveva caratterizzato i Sassi, ma non una vergogna. Nacque così una attività profonda di ricerca, nata da una scelta: capire se si era parte della storia o se, al contrario, si era condannati a vivere una condizione indotta».

Cominciò così una attività di catalogazione delle chiese rupestri (126), una mappatura del territorio, con singole schede e mappe di individuazione. Un lavoro poi pubblicato nel 1966 e premiato dal Capo dello Stato con la medaglia d’oro».

Il tempo ha dato loro ragione se è vero, come è vero, che la legge 771 di risanamento dei Sassi, si deve anche all’attività di questa associazione così come la legge istitutiva del Parco del Pollino, del Parco della Murgia Materana.

«Matera – aggiunge Focaccia – è diventata Patrimonio dell’Unesco e oggi rappresentante italiana in Europa della cultura. E’ un viaggio che dura da 55 anni. Oggi Matera è diversa e la candidatura può essere considerata una conseguenza naturale, ma deve proseguire nel modo giusto. Oggi avverto qualche dubbio che qualcosa non funzioni nel modo giusto».
Usa la metafora del treno (sic) e dice: «Sta passando ora e tutti tentano di salirci. Non vorrei che i materani si trovassero a terra o con soli posti in piedi».

I timori sono molti, legati in particolare, alla dotazione infrastrutturale della città.

«Tutti hanno concorso a creare il coinvolgimento dell’intera comunità materana e lucana oltre ai centri murgiani. Temo però che dopo l’esplosione di gioia e lacrime, è calato un silenzio preoccupante e assordante. A chi suggerisce di andare piano, rispondo che invece bisogna essere velocissimi, dobbiamo arrivare al 2020 per creare occupazione e progresso che valgano nel tempo. Il dossier va rivisto abbondantemente. incentivato e completato. Innanzitutto penso alla mobilità in città: Matera è lunga quasi 15 chilometri attraversata da un’unica arteria, via Lucana, molto congestionata per tutto il giorno. D’altro canto c’è una strada di periferia, nella zona nord ovest, che potrebbe essere uno sfogo notevole per il traffico.

La città ha poi la fortuna di avere una tratta metropolitana a cui dare una funzione ovvero collegare il centro commerciale con la zona di S. Francesco, quella più a sud con corsi previste ogni 10 minuti.

Bisogna poi rendere funzionanti e funzionali parcheggi chiusi come via delle Nazioni Unite e via Casalnuovo, alleggerendo il flusso automobilistico in città. Il piano del traffico va fatto subito. In quanto poi alla mobilità esterna, non mi strappo i capelli per la ferrovia a Matera. Interessante potrebbe essere il percorso Metaponto Matera Foggia, ma è utopistico pensare a una tratta che non preveda la bretella Ferrandina Matera. E’ invece più urgente intervenire sul collegamento stradale Ferrandina- Matera-Gioia del Colle verso l’autostrada. Urge poi il completamento della Matera-Bari con l’allargamento a quattro corsie verso la litorale jonica. Serve poi rendere funzionale il collegamento ferroviario che già abbiamo ma che viene rallentato dagli 11 passaggi a livello che ci sono lungo il percorso».

Su cosa ci si sta incartando?

«Nel cercare soluzioni che non esistono, che abbiamo già visto in passato, strade impercorribili che non portano da nessuna parte. Sui contenitori culturali in città, ad esempio, credo che quelli esistenti vadano recuperati ma bisogna comprendere come. Nel caso del Duni, ad esempio, non bisogna dimenticare che si tratta di una proprietà privata che non ha speso un centesimo fin ad oggi per lavori di ristrutturazione. Nelle condizioni di inagibilità in cui si trova, bisogna decidere cosa fare. se il priovato trova un acquirente, può vendere. Il Kennedy è un cinema parrocchiale nato con i fondi dell’Eca che assolve alla funzione di proiettare per una cinquantina di persone. Altri contenitori? A parte il Comunale e il Piccolo, non ce ne sono. Noi abbiamo avviato un discorso su questo tema perchè siamo coinvinti che si debba realizzare un contenitore dotato di tutte le infrastrutture necessarie a farne uno spazio multifunzionale. La stampa ha sottolineato appetiti esterni. «Il teatro Stabile di Potenza può assolvere a questa funzione? Direi proprio di no. Altamura? Sarebbe paradossale che la nostra città non si doti di uno spazio così». 

 

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