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di STEFANIA GURNARI
Egregio direttore,
sono Stefania Gurnari, la mamma di Antonino Lagana il bambino che il 6 Giugno del 2008 rimase ferito in una sparatoria nella piazza del lungomare dei mille a Melito di Porto Salvo, durante la recita di fine anno della scuola materna, all’epoca dei fatti Antonino aveva solo tre anni. Ho sempre ammirato la sua persona ,per le prese di posizione nei confronti dell’antistato e più precisamente quando all’inizio del 2010 ci fu un’escalation di attentati mirati alla procura Reggina e comunque nei confronti di uomini e simboli che rappresentano lo stato, in quanto lo stesso aveva ricostruito il puzzle delle varie famiglie criminali e mafiose dell’area reggina e non .Il 25 settembre dello stesso anno riuscì a portare a Reggio Calabria migliaia di calabresi provenienti da tutte le provincie e non solo, per dire che la Calabria non e solo ‘ndrangheta e malaffare, ma persone oneste e concrete che ogni giorno si spendono affinchè questa terra abbia ciò che si merita, legalità, rispetto e soprattutto dignità. Tutta gente che la mattina si alza e va a lavorare, lavori umili, onesti e gratificanti. Io ero fra quei manifestanti con la bandiera di “Libera associazione nomi e numeri contro tutte le mafie”. Con orgoglio ho manifestato la mia indignazione e disgusto verso questo potere occulto, che oggi non ha piu il volto del pastore arcaico dedito alla pastorizia, ma bensì uomo d’affari e professionista con la giacca e la cravatta Infiltrato in ogni stanza, lungo i corridoi in ogni dove purchè si possano gestire in maniera pulita pulita gli affari e il potere mafioso. Detto questo sono felice di manifestare la mia solidarieta verso la sua iniziativa ”Tre foto e una mimosa”. Donne che purtroppo nella vita non hanno potuto scegliere, che hanno dovuto subire lo strapotere mafioso delle loro famiglie, Maria Concetta Cacciola morta suicida perchè non sopportava piu la lontananza dai figli e la pressione psicologica, di quella famiglia che si vergognava di avere una figlia che aveva fatto a suo dire l’infame, denunciando la sua stessa famiglia allo stato, stato che non ha saputo proteggerla fino in fondo. Cosa dire di Lea uccisa da un uomo che non ha pensato minimamente alla figlia ,la quale sarebbe cresciuta senza l’amore di una madre, madre che per lei aveva deciso di cambiare vita, Loro non potranno assistere a questa grande manifestazione di stima della società civile che si ribella con ogni forza a tutto questo. Donne uccise dall’onore, quell’onore distorto di cui nessuno puo sottrarsi, e chi cerca di farlo abbiamo visto la fine atroce che fa in un modo o nell’altro. Poi c’e Giuseppina Pesce che vive sotto protezione perchè ha avuto il coraggio di ribellarsi alla sua famiglia, ma soprattutto ha avuto la coscienza di non essere piu complice di un sistema criminale che si tramandava di padre in figlio maschio o femmina che sia. Il coraggio di non far crescere piu i suoi figli in quel modus operandi dei propri padri. Vede Direttore vorrei che quest’anno la festa delle donne rivolgesse un’attenzione non solo a queste eroiche donne e mamme sfortunate, ma anche a tutte quelle donne che hanno iniziato a maturare l’idea del cambiamento, cominciando a capire che chi le picchia e impone il loro volere non le ama. Voglio rivolgermi a tutte le donne che non hanno avuto il coraggio di ribellarsi, che solo voi potete cambiare le cose, con un piccolo gesto farete piu male di quanto loro possano fare con schiaffi ,pugni o calci. Mi piacerebbe che tutte queste donne che sono morte per la libertà non vengano dimenticate che le loro storie fossero raccontate in tutte le scuole, non solo della Calabria. .

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