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di ANTONELLO GRASSI
Non è la prima volta che accade su un campo di calcio, ma è la prima volta che, in seguito a un insulto razzista, viene comminata dal giudice sportivo una sanzione così pesante. E ad andarci di mezzo non è soltanto una squadra, il Matera, il cui pubblico è per unanime ammissione tra i meno facinorosi d’Italia, ma anche una città che nelle statistiche nazionali è sempre ai primi posti per la qualità della vita e  per il bassissimo, quasi nullo, indice di criminalità. Il Matera è la prima squadra a subire le conseguenze delle nuove norme disciplinari anti-discriminazione varate dal governo due mesi fa per tentare di arginare un malcostume che, in Italia, è andato diffondendosi sempre di più: quello dell’insulto ai calciatori di colore. E tra i tanti paradossi di questa vicenda c’è che la severapunizione arriva all’indomani della partita giocata tra la squadra lucana e la formazione Sudtirol: vale a dire tra la squadra di calcio di una città del profondo Sud nota per lo spirito di accoglienza che ne caratterizza la storia e una del Nord che più Nord non si può, il Nord di lingua tedesca, di un’area cioè in cui il fenomeno del razzismo non è proprio sconosciuto. C’è da augurarsi che il colpevole e ingiustificabile comportamento di un singolo giocatore non finisca per nuocere  all’immagine di una città che, in fatto di integrazione, può dare lezioni al resto del Paese.
Non è la prima volta che accade su un campo di calcio, ma è la prima volta che, in seguito a un insulto razzista, viene comminata dal giudice sportivo una sanzione così pesante. E ad andarci di mezzo non è soltanto una squadra, il Matera, il cui pubblico è per unanime ammissione tra i meno facinorosi d’Italia, ma anche una città che nelle statistiche nazionali è sempre ai primi posti per la qualità della vita e  per il bassissimo, quasi nullo, indice di criminalità. Il Matera è la prima squadra a subire le conseguenze delle nuove norme disciplinari anti-discriminazione varate dal governo due mesi fa per tentare di arginare un malcostume che, in Italia, è andato diffondendosi sempre di più: quello dell’insulto ai calciatori di colore. E tra i tanti paradossi di questa vicenda c’è che la severa punizione arriva all’indomani della partita giocata tra la squadra lucana e il Sudtirol: vale a dire tra la squadra di calcio di una città del profondo Sud nota per lo spirito di accoglienza che ne caratterizza la storia e una del Nord che più Nord non si può, il Nord di lingua tedesca, di un’area cioè in cui il fenomeno del razzismo non è proprio sconosciuto. C’è da augurarsi che il colpevole e ingiustificabile comportamento di un singolo giocatore non finisca per nuocere  all’immagine di una città che, in fatto di integrazione, può dare lezioni al resto del Paese.

 

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