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DAPPRIMA INFASTIDITO, poi disponibile, anche se la materia  non gli compete, almeno diretamente. Il presidente degli arbitri Italiani Marcello Nicchi ha tenuto tra le mani la denuncia che è arrivata da Bernalda e dopo poco tempo “l’ho mandata a chi se ne deve occupare”. Ma ha maturato una convinzione: «State parlando di una cosa che non ha nessun significato. State montando una notizia che non è una notizia». 

Non è proprio così, perchè la notizia c’è eccome, ma apre il campo a uno sfogo: «Per me una persona che denuncia in maniera anonima a un giornale  non merita  considerazione. Ciò posto, per quanto riguarda l’associazione posso solo dire che un associato ha fatto quello che doveva fare, ma non è un problema perchè è tutto  all’esame della Procura Arbitrale. Di conseguenza le anticipo che quando la Procura avrà fatto le sue indagini  chi dice stupidate (usa un altro termine, ndr), o chi ha fatto stupidate, pagherà. Punto». La denuncia, quindi,  è di fine giugno, il capo dei fischietti italiani l’ha letta  e ha una convinzione: «Parliamo di aria fritta,  di una persona che non ha il coraggio di dire le cose in faccia e scrive lettere. Per quello che riguarda  il mondo arbitrale,  non c’è niente di  preoccupante e niente da nascondere. E’ una bufala». Però poi Nicchi perde l’aplomb di un dirigente che dovrebbe tutelare generalmente tutti i suoi tesserati, tanto i denunciati che i denuncianti e afferma: «E’ tutto frutto dell’invidia: se uno pensa di fare del male a un’altra persona inventando cose pagherà per questo. Se poi le cose sono vere vengono prese in esame e pagherà chi le ha commesse.  Comunque sia non c’è nessun problema e nessuna preoccupazione per quanto riguarda la sezione di Bernalda».

La chiacchierata con Nicchi diventa più serena e il presidente ribadisce  il suo ruolo, confermando che la “denuncia è stata firmata e un’ora dopo è andata nelle mani della Procura, ma non c’è niente di rilevante”. «In questo caso  – continua Nicchi – c’è un associato che vorrebbe fare con una denuncia del male a un altro associato. Che se la vedano tra di loro a livello di procura. Ma non sono certo io che devo svolgere il ruolo dell’ufficio indagini. La rassicuro: se ci fosse stato qualcosa di grave sarebbe già stato fatto. Sta facendo il lavoro che deve fare chi è preposto a farlo, ribadisco che questa è una diatriba tra due persone che appartengono alla stessa sezione. E’ la storia di uno che  vuole mettere in cattiva luce un’altra. Chi ha ragione o torto lo stabilirà la procura che sta lavorando da un’ora dopo che questo signore mandò questa segnalazione». Tesserato, ci permettiamo di correggere il presidente. Sulla tempistica della vicenda le idee sono chiare: «Innanzitutto c’è un’indagine in corso quindi nessuna  autorizzazione per gli organi regionali a parlare. E’ questione di poco perchè fra pochi giorni le nostre commissioni avranno deliberato, per cui non facciamo nessuna supposizione. Lei leggerà la delibera proprio come il sottoscritto». La chiusura della chiacchierata è sulla Basilicata: «Nelle regioni piccole, il più delle volte, una persona sola fa più danni di cento in una regione grande. Ma lì da voi ci sono  sezioni bellissime con gente appassionata e da un paio di anni abbiamo il presidente Di Ciommo, che è una persona fantastica».

a.pecoraro@luedi.it

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