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POTENZA – Ogni tanto qualcuna deve essersi ostinato a rischiarla. Forse per non perdere il gusto dell’azzardo. Ma uno dei suoi sfoghi, perché alla fine le cose non erano andate per il verso giusto, è finito nei nastri della polizia. Incluso quando dice di aver “sbagliato” proprio l’unica partita del pacchetto che sapeva che non era stata «combinata».

C’è anche Simone Grillo, una vecchia conoscenza del Viviani, tra gli indagati nell’ultimo filone della maxi inchiesta sul calcio scommesse della procura di Cremona assieme all’ex nazionale Rino Gattuso.

Perdipiù è proprio lui l’anello di congiunzione tra un presunto «sistema» di combine sportive e il Melfi calcio, visto che due delle partite finite sotto la lente degli investigatori sono quelle disputate dai gialloverdi lo scorso aprile con la Salernitana e il Pontedera.

Nelle intercettazioni disposte dai pm lombardi c’è di sicuro la “dritta” sul pari in casa con i toscani, che poi in effetti sarebbe arrivato al novantesimo minuto. 

Grillo la passa al team manager del Riccione Calcio, Cosimo Rinci, qualche ora prima del match, ricordandogli che si tratta di qualcosa che gliel’aveva già detto.

Di fatto Rinci la sera prima è stato intercettato mentre riferiva del pareggio annunciato, da un telefono pubblico in provincia di Messina, al compaesano Salvatore Spadaro, già finito nell’inchiesta che l’anno scorso ha colpito l’ex capitano della Lazio e del Bologna Beppe Signori ma tutt’altro che rassegnato.

Poi lo richiama dopo aver sentito Grillo l’ultima volta, sempre dalla stessa cabina, per ribadirgli «l’abbraccio» tra le due squadre. Così riporta tra virgolette l’ordinanza del gip Guido Salvini per cui da ieri sia Rinci che Spadaro sono in carcere. 

Il magistrato rinvia inoltre a un’informativa della polizia per il riepilogo del flusso di scommesse anomalo registrato dal sistema informatico dei Monopoli sull’X di Melfi. Un dato abnorme fatto segnare in particolare in due città, Salerno e Milano. Ma soprattutto nel centro scommesse di un altro protagonista del “sistema”, il lombardo Fabio Bruno Quadri, finito a sua volta in prigione.

Quadri sarebbe stato l’intermediario tra Spadaro e i finanziatori delle combine, tra cui il cinese Qyu Wangyi, detto “Massimo”, di casa nella chinatown milanese di via Paolo Sarpi, e titolare di una lavanderia a Bardolino in provincia di Verona.

Assieme a Simone Grillo risulta indagato anche il fratello Fabrizio, giocatore attualmente in forza al Siena.

L’ex rossoblu, protaginista della storiaca promozione in C1, era già finito nelle cronache giudiziarie negli anni scorsi ma per altre vicende.

Infatti il suo nome era comparso in una delle appendici dell’inchiesta sulla calciopoli, dedicata ad alcuni presunti festini a base di cocaina che avvenivano nel “terzo tempo” delle partite al Viviani.

Sentito come testimone in udienza durante il processo a chi avrebbe spacciato la «bianca» ai giocatori oltre ad altri insospettabili della Potenza “bene” Grillo aveva negato più volte di aver fatto uso di sostanze, l’accusa aveva considerato la sua deposizione al limite della reticenza.    

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