X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

Barcellona, Atlanta, Sydney, Torino, Vancouver e oggi Sochi. Questo il cammino a cinque cerchi di Enzo Masiello, l’atleta paralimpico, nativo di Matera, che punta ad una medaglia in Russia.

«Dopo l’Olimpiade di Sydney – racconta – ho continuato atletica leggera per divertimento e per piacere. Poi nel 2005, dopo la maratona di Torino, ho parlato con Tiziana Nasi (presidente del Comitato Organizzatore di Torino 2006 e attuale presidente della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici) e mi ha convinto a ritornare allo sci, che avevo già provato in maniera amatoriale ad inizio anni novanta, convinta che avrei potuto ben figurare anche alla Paralimpiade di Torino. Lo sci di fondo è uno sport duro e io alle spalle avevo già una bella preparazione fisica.

A Torino un incredibile quarto posto, che è rimasto lì, nella 15 km, e poi un sesto nella 10 km. Il quarto posto più che una carica è stata una promessa, che avrei vinto a Vancouver quattro anni dopo quel bronzo che avevo perso. Per quattro anni ho tenuto al polso un braccialetto di Torino 2006 e me lo sono tolto soltanto dopo che ho vinto la medaglia nella 15 km. E’ stato più che uno stimolo quel piazzamento di Torino.

È stata la medaglia più bella in carriera, pure di quelle estive. Il punto più emozionale, ero andato a Vancouver perché nei quattro anni precedenti sapevo che potevo fare un podio e dovevo riprendermi quella medaglia sfumata.

Una volta conquistato  il bronzo, che per me era già il compimento di un sogno. La mattina della 10 km sono partito per vincere, non per niente avevo la bandiera italiana tra le gambe, sono arrivato secondo, ma se la prima medaglia è stata un sogno, la seconda una prova di forza importante».

Adesso Sochi. Come ha preparato la gara russa? Con quale obiettivo?

«Un avvicinamento non facile per tanti motivi personali (salute della mamma, ricoverata in ospedale) e poi è nata mia figlia Elisa. Da metà novembre a metà dicembre momenti importanti di finalizzazione me li sono persi, da gennaio in poi ho cercato di recuperare. Ho vista mia figlia solo 7 giorni negli ultimi due mesi, perché è venuta a trovarmi con la mia compagna Anna in montagna. Sono carico di motivazioni, è talmente duro e faticoso preparare la Paralimpiade, lontano dagli affetti famigliari, per cui è un dovere fare il massimo quando sono qui, dopo tanti sacrifici. Devo fare il meglio possibile. Poi dipenderà dagli avversari».

Gli avversari. Che Paraolimpiade sarà?

«Gli avversari sono molto agguerriti. Io ho 45 anni, gli altri ne hanno anche 20 meno di me, comunque sto bene, spero che i russi paghino un po’ la fatica che hanno fatto per qualificarsi nei loro campionati nazionali e che magari qui abbiano un po’ meno motivazioni, anche l’Olimpiade ha insegnato che può succedere di tutto, dipende dalle piste e da tante cose. Sarà dura. Purtroppo la 15 km è subito, domenica,  che per me è il primo giorno di gara. Poi però farò anche la 10 km, ma ho buone sensazioni anche per la 12.5 e la 15 km del biathlon, anche se lì conterà la componente del tiro. Se sparo bene posso davvero giocarmela coi migliori».

Questo è l’auspicio anche di chi, qui in Basilicata, non si è dimenticato di un “suo figlio”, ormai milanese d’adozione. Masiello ci proverà. Una medaglia potrebbe arricchire un palmares che già di suo è davvero invidiabile. In barba alla disabilità. 

a.mutasci@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE