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«Vogliamo fare una serie D importante, ci sto già lavorando da un paio di mesi, altrimenti a Potenza non ci sarei mai venuto». Salito in corsa al timone della società rossoblù con il ruolo di azionista di maggioranza, Gianni Occhinegro ha preso subito il largo. Sa bene di non trovarsi nella sua Puglia, dove l’Eccellenza è un signor campionato. Il primato nel massimo torneo lucano va festeggiato brindando con acqua minerale, senza perdere neanche mezza giornata specchiandosi nei propri meriti. L’uscita dall’inferno di polvere del calcio regionale era atto dovuto. E’ già domani. La riforma dei campionati vale per il Potenza un regalo non da poco: il salto in quella che dalla prossima stagione sarà la quarta categoria nazionale. Solo un gradino più giù rispetto alla nuova Lega Pro unica, visto che spariranno le attuali Prima e Seconda Divisione. La prossima D sarà la vecchia C2 e necessiterà di importanti sforzi economici a fondo perduto, rimanendo in piedi l’equivoco del dilettantismo. 

«Il meglio deve ancora venire – attacca l’imprenditore tarantino – aspettavamo la certezza della promozione per concretizzare contatti importanti che abbiamo già avviato. A livello societario per il momento rimaniamo così, consapevoli di dover raddoppiare il nostro impegno. Cosa mi aspetto dalla città? Intanto vicinanza e calore dei tifosi, voglio vederli in gran numero allo stadio. Il resto si vedrà». 

 

LE BASI DEL TRIONFO Non si può dimenticare però chi in estate ha garantito che questa squadra potesse figurare ai nastri di partenza, facendosi carico della gestione per i primi mesi. Antonello Grignetti è il presidente che si è inimicato più di qualcuno a Tolve, dove risiede, per essersi andato a fare calcio a Potenza. E’ anche il presidente che si è sentito dire qualcosa di inedito, a inizio stagione, dai referenti della curva: «siamo tornati allo stadio per la tua serietà». 

Oggi è socio di minoranza e lascia spazio a qualche dedica, prima di parlare del futuro. «Il pensiero dopo questa gioia va a mio padre Bruno e a mio zio Armando, che da piccolo mi hanno portato al Viviani – racconta condividendo un filo di commozione –  oltre che a Pasquale Pietrafesa, il presidente che mi ha fatto innamorare dei colori rossoblù. Ringrazio la squadra, lo staff tecnico e i dirigenti, consapevoli sin dal primo momento dell’obbligo di riportare questa città nel calcio che conta. Ci siamo riusciti». Ma adesso è già futuro, un futuro di cui Grignetti si sente parte a pieno titolo. «La società va ristrutturata organizzativamente – ci spiega – nell’immediato lascerò la carica di presidente e andremo a costituire una Srl, nella quale comunque rivestirò un ruolo importante. Non ho alle spalle alcun gruppo, se non mio cognato Michele Saponara e mio nipote Bruno, già preziosissimi». 

LO SPECIALISTA Poi c’è chi, dalla panchina, ha telecomandato una squadra capace di perdere per strada solo nove punti. Pinuccio Camelia ha vinto ieri il suo sesto campionato, acquisendo i gradi di santone del calcio lucano. «Ho capito che avremmo vinto già quando abbiamo costruito questa squadra l’estate scorsa – dichiara con un pizzico di orgoglio – non è stato decisivo lo scontro diretto con il Picerno, a cui voglio fare i complimenti. Il loro è stato un grande cammino, con la sfortuna di trovare noi davanti». Poi una candidatura, col sorriso: «dicono che sono inesperto per la D, ma si può parlare di inesperienza con oltre cinquecento panchine alle spalle? Se mi vogliono confermare, io ci sono». 

Twitter @pietroscogna

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