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Evitare i temi del momento riguardanti la classe arbitrale, tanto nazionale quanto locale, non risolverà i problemi del mondo  arbitrale. Ma Nicchi non pare esserne consapevole.

L’Associazione Italiana Arbitri, oggi riunita a Matera per la classica riunione tecnica bimestrale, segue una dettagliata lezione del “professor” Nicchi, rinchiudendosi a riccio nella Mediateca Provinciale, dove l’accesso è negato anche ad alcuni giovani arbitri provenienti dalla provincia e dai paesi limitrofi.

Sicuramente una esagerazione, per una classe arbitrale che chiede comprensione, ma non vuole spiegare le sue posizioni, respingendo ogni domanda, ogni tentativo di delucidazione dei tanti casi, non solo mediatici, ma anche iper locali e di denuncia di un funzionamento poco chiaro e legittimo.

Partendo dal caso Romeo, dimessosi perchè impossibilitato ad esprimere il suo parere ai media, passando per la moviola e concludendo con la questione della sezione Aia di Bernalda, dove sono in arrivo i primi deferimenti, il presidente Nicchi evita di esprimere pareri, dovuti, in merito ad una situazione che, dall’alto della sua carica, dovrebbe conoscere, facendo rispettare i principi che enuncia quando tiene lezioni di “rigore e disciplina”.

Dopo aver rifiutato di rispondere ad alcune domande dei giornalisti, appellandole come: «non serie», il presidente Marcello Nicchi ha chiuso la questione moviola parlando di «lavoro per i giornalisti e non per gli arbitri, che si occupano solamente del campo e fanno rispettare un regolamento», per poi aggiungere che quella, è «un’altra partita, che non deve riguardarci. Gli arbitri non sono nè pro e nè contro, ma sono quelli che devono applicare il regolamento che hanno a disposizione».

Parla di numeri Nicchi, completando il suo slalom tra i temi caldi del momento: 36 mila iscritti per 11 mila partite ogni fine settimana; degli oltre 600 arbitri lucani, e dell’aspetto inerente la crescita: «La Basilicata è una regione molto importante, con cinque sezioni e circa 600 arbitri ed è una nota importante per il servizio al gioco del calcio, soprattutto del mondo dilettantistico. Ragazzi che ogni settimana diffondono cultura nei paesi e nelle città a costo zero». 

Una cultura che non emerge quando ci sono di mezzo episodi come quelli del caso Bernalda. Una questione che non fa piacere a Nicchi, che continua a dribblare le domande meglio del miglior Messi.  «E’ un argomento che non deve interessare nè me, e nè voi – risponde piccato – In ogni settore dello sport c’è qualcuno che si deve occupare di qualcosa. Se c’è qualcosa, lo dimostri e poi quando ha dimostrato l’eventuale anomalia verranno presi provvedimenti. Non è materia mia» conclude. Non sarà materia sua, ma qualcuno dovrà pur difendere i diritti degli associati.

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