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DELLE undici partite rimanenti da qui al termine del campionato, solo due per il Potenza rappresenteranno scontri diretti. A cavallo di Pasqua, i rossoblù affronteranno consecutivamente il doppio impegno in trasferta di Andria e Taranto. Un crocevia fondamentale per le ambizioni di primo posto (se la classifica lo consentirà ancora) e per la corsa alla migliore posizione possibile nella griglia playoff. Nei prossimi cinque impegni così come nelle ultime quattro giornate della stagione regolare il Potenza affronterà avversari che non saranno in corsa per i suoi stessi obiettivi.

A partire da domenica, fino al 29 marzo il Potenza affronterà tre gare interne contro Arzanese, Sarnese e Grottaglie, viaggiando in trasferta sui campi di Monopoli e Gallipoli. Sarà questa cinquina di impegni non impossibili a dare un senso al doppio scontro diretto in Puglia (Andria il 2 aprile, Taranto il 12). Il vero bivio della stagione del Potenza è adesso. Un solo punto raccolto nelle ultime due partite ha scosso gli equilibri di un ambiente che ha dimostrato in questi mesi estrema umoralità, passando dai festeggiamenti smodati dopo la vittoria di Cava a dicembre alle tensioni eccessive prodotte dal ko di Brindisi.

Mai come in questo momento serve tranquillità. Il punto di vista sull’annata della squadra di Giacomarro è condizionato dalla mancanza di “calcio vissuto”, negli ultimi anni, da parte di tifosi e appassionati. Inutile negarlo: molti in città sono tornati allo stadio quest’anno dopo aver lasciato i gradoni del Viviani nel 2010, ultima esperienza tra i professionisti. Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata e nelle gerarchie calcistiche dell’Italia meridionale Potenza non è più un punto di riferimento. Il passato tra i professionisti, l’essere capoluogo di regione e altre medaglie al valore contano poco o nulla. Il percorso di costruzione di un progetto calcistico da parte dell’attuale società è partito in estate con molteplici freni, per poi svilupparsi in maniera più compiuta solo con l’andare avanti della stagione. Nella griglia di partenza del girone H, il Potenza certamente non era nelle prime due file valutando nel complesso i parametri tecnici, organizzativi ed economici.

Se oggi risulta ancora aperta la corsa per il primo posto (ma soprattutto è possibile inseguire un piazzamento utile per i play-off) lo si deve a molteplici fattori. Certamente la serietà della società nel mantenere gli impegni e nel darsi un assetto più solido, ma soprattutto un progetto tecnico rivelatosi efficacissimo con un rapporto qualità-prezzo fuori mercato. Per dare un’idea approssimativa, il costo complessivo dell’avventura rossoblù è stimabile in un terzo di quanto si è speso a Brindisi e a Bisceglie e nella metà di quanto ha speso l’Andria. Per capirci: come se il Genoa o la Sampdoria si trovassero a giocarsi lo scudetto o il secondo posto con Juventus e Roma. Può succedere, in una stagione magica. 

La qualità del gioco e una precisa identità tattica sono state inseguite sin dal primo giorno da un allenatore che ha dimostrato di fare la differenza a questi livelli e da un gruppo granitico, fortemente legato a Giacomarro e capace di trovare stimoli ed entusiasmo in una filosofia calcistica forse estrema, atipica per queste categorie. Ma con una guida tecnica diversa e un’altra filosofia di gioco, magari più banale e meno spinta, questo Potenza sarebbe una squadra normale. Magari condannato a vivacchiare a centro classifica.

La matematica e il buon senso suggeriscono ancora di puntare al primo posto e il Potenza lo farà, provando a cogliere l’irripetibile occasione di trovarsi invitato a una cena di gala quando pensava di dover mangiare al Mc Donald. La piazza e tutti coloro i quali operano intorno allo staff tecnico e ai giocatori devono però avere la serenità di giudizio per cogliere il senso del capolavoro che si sta realizzando. E trarne la massima utilità possibile, ragionando anche nell’ottica dei playoff che mai come quest’anno promettono il ripescaggio. 

C’è un vantaggio innegabile che il Potenza ha sulle dirette concorrenti: l’assenza del peso di dover vincere a tutti i costi, quello che ad esempio il Brindisi ha pagato a carissimo prezzo nella prima parte del camoionato. A fari spenti e con piena unità d’intenti si può arrivare molto lontano, in una corsa che potrebbe finire addirittura a giugno. 

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