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Per l’attore «rappresenterebbe un riscatto dall’anonimato per una regione mai protagonista nel calcio in un grande evento internazionale». Se si eccettua quel lucano che vinse il Mundial senza mai giocare…

Piercarlo Presutti *
LIONE – Basilicata gol to gol. Rocco Papaleo, attore con un passato da giocatore di calcio, sogna un film pieno di emozione sullo sfondo dell’europeo: protagonista (“anzi antagonista, noi del cinema diciamo così di certi volti e il suo è perfetto per una pellicola d’azione all’americana”) il corregionale Simone Zaza. «Conte punti su di lui – ammonisce Papaleo parlando con l’Ansa del ballottaggio tra le punte azzurre che nelle ultime ore sembra vedere favoriti Pellè ed Eder nonostante gli eccellenti bioritmi di Zaza – e non rimarrà deluso. Mi piace il suo piglio, lo trovo un ragazzo determinato, un giocatore che dà soddisfazione al tifoso proprio per il suo atteggiamento. E poi fa dei gol fantastici. Noi appassionati di calcio cerchiamo l’emozione esplosiva. Ricordo quel gol che ai tempi del Sassuolo fece con un tiro al volo, indietreggiando e colpendo di sinistro sul palo opposto. Reti straordinarie avulse dalla manovra, un pò come quelle di Florenzi, che ti fanno ussultare più di un gol “normale”. Insomma – prosegue il suo appello Papaleo – io al posto di Conte Zaza lo farei giocare tutta la vita, per tante ragioni. Non solo quella affettiva di corregionalità. Tra l’altro sento che è un trascinatore. Non dimentichiamoci che ha dato la svolta allo scudetto, si è inventato quel gol che ha permesso alla Juve di battere il Napoli: il point-break del campionato».

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E’ un endorsement caldo, quello dell’attore lucano. «Mi piace moltissimo il romanzo del calcio, con le storie che propone, i protagonisti e le comparse, i dettagli tecnici: ovvio, detesto la degenerazione, gli hooligans soprattutto ma anche le chiacchiere eccessive degli incompetenti. Forse perchè sono stato anche io giocatore (non certo ad alti livelli, comunque in prima categoria nella squadra del mio paese) per me il calcio ha rappresentato sempre, soprattutto nell’adolescenza, la prima passione, ancor prima di invaghirmi del mio lavoro. Quindi sono calciofilo a tutti gli effetti. Non ero uno Zaza, adesso si direbbe di me “falso nueve”: ai miei tempi si chiamava centravanti di manovra». Come Spadino Selvaggi, un lucano che vinse il mondiale del 1982 senza giocare mai…».

«Sì, pensate che miscuglio di emozioni: essere in quel gruppo e non entrare mai. Anche per questo Zaza rappresenterebbe un riscatto per una regione mai protagonista nel calcio in un grande evento internazionale. Lo so, è una parola grossa, ma è così: riscatto dall’anonimato, un faro illuminato su una terra bella che ha dato all’Italia scrittori, uomini politici, giornalisti, vivaddio attori, però mai un azzurro in campo in un europeo o un mondiale. In Basilicata siamo 600mila, un grosso quartiere di Roma: ce la meriteremo prima o poi pure noi una ribalta del pallone, o no?». Certo, se non altro perché Papaleo ricorda che dalle sue parti per molto, troppo, tempo è stato motivo di soddisfazione anche un’uscita dell’autostrada: «Io sono di Lauria, in provincia di Potenza, e di svincoli ce ne sono due, quello nord e quello sud». Un trionfo, quasi come un successo nell’Europa del calcio… A proposito, Zaza a parte, quanta strada può fare l’Italia? «Siamo uno di quei 3-4 Paesi nel mondo con in canna sempre una potenziale vittoria. Siamo un paese talentuoso e incostante, non solo nel calcio, ma in tante altre arti. L’Italia può uscire al primo turno, però se non si perde nelle tante inutili chiacchiere che spesso infestano questo sport può anche vincere l’Europeo».

E per evitare di dare il suo contributo allo sport nazionale dello sproloquio pallonaro, lui la partita di domani con il Belgio se la vedrà da solo: «Sognando Zaza in campo, magari anche solo per mezz’ora del secondo tempo».

* ANSA

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