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di ERNESTO NAVAZIO“C’è chi cambia idee per non cambiare partito, c’è chi cambia partito per non cambiare idee, c’è chi come me, non vorrebbe cambiare le proprie idee, tantomeno il proprio partito.”

Quel partito regionale in cui non mi riconosco!

Il mio partito si ispira al popolo e alle libertà. Il mio partito si riconosce nei valori della dignità della persona, del rispetto, della lealtà, della responsabilità, dell’uguaglianza, della legalità e della solidarietà. Il mio partito deve avere il compito di orientare ma ancor più quello di formare e selezionare la classe dirigente. Il mio partito ha l’obbligo di discutere.

Il PdL regionale fa esclusivo riferimento a se stesso e ai propri bisogni, predica la disciplina di partito incurante del fatto che essa va di pari passo con il diritto di opinione. Il PdL regionale non vuole essere messo in discussione, nemmeno formalmente mettendo di fatto il bavaglio a quanti democraticamente dissentono, siano essi cittadini elettori che rappresentati politici liberamente eletti. Il PdL regionale non fa nulla per promuovere lo sviluppo di una nuova classe dirigente.

Un partito ed una dirigenza che in questi anni, e sono tanti quelli della mia militanza nel centrodestra, hanno sempre dichiarato di considerarmi una risorsa, una persona capace, un politico di indubbio valore ma che nei fatti, però, viene puntualmente messo all’angolo !

Così, il Pdl all’indomani della ufficializzazione della nascita mi esclude senza giustificazione alcuna dagli organismi collegiali decisori del partito; all’approssimarsi della data delle elezioni regionali mi snobba escludendomi dalle trattative per la individuazione del candidato Presidente e, giunto il momento di decidere per la formazione della lista per il proporzionale mi fa sapere di essere inopportuno.

A nulla sono valsi i miei accorati appelli per l’affermazione di una politica che non si separi in un dentro e in un fuori, che non si allontani dalla società civile , che sia in grado di creare una piazza pubblica, una agorà aperta alle sollecitazioni, al dibattito, alle differenze dando prova di un reale esercizio della democrazia e della libertà.

A nulla sono valsi i miei tentativi di confronto e dialettica politica: sono state addirittura rifiutate le telefonate.

Quello che ancora una volta mi viene chiesto è il “ coinvolgimento” nella campagna elettorale; quello che ancora una volta mi viene chiesto è la dimostrazione di una appartenenza non condizionata; quello che ancora una volta mi viene chiesto è di farmi da parte.

Così è avvenuto alle politiche del 2008, così è stato alle provinciali del 2009, così si vuole che succeda alle Regionali del 2010 !

Un continuo redimermi deve essere il mio? Rispetto ad un moralismo considerato esasperato, ad una libertà di azione considerata inopportuna, ad una dialettica politica con il centrosinistra ritenuta troppo spinta?

“Tra la propria coscienza e il proprio partito un gentiluomo sceglie sempre il partito”.

Questa metafora ben sintetizza ciò che mi viene richiesto.

Ma essa racchiude lo spirito che anima i grandi partiti anglosassoni cui l’estensore W.Ewart Gladstone si riferisce : massima libertà all’interno, ampia libertà di discussione, ma unità e chiarezza di fronte al proprio popolo, uno spirito ahimè ben lontano da quello che oggi anima i nostri partiti.

Così io scelgo prima di tutto, prima di ogni altra cosa, la mia coscienza e questo è ancor più vero se come io ritengo, si fa parte di un popolo prima ancora di essere parte di un partito.
Solo in questo modo le parole popolo e libertà avranno ancora un senso, solo soffermandosi sul loro significato profondo potremo dimostrare che dietro quelle parole non si faccia e pensi a tutt’altro.

Così, ma non senza amarezza, io scelgo, di interrompere il percorso di inclusione in un PdL, quello regionale, che non mi vuole per quello che sono e che rappresento.

Così, ma con grande determinazione, io scelgo di essere portavoce della voglia di cambiamento che c’è nell’aria, scelgo di non consentire che si riducano ulteriormente i già limitati spazi di democrazia esistenti, scelgo di non vedere mortificate le vocazioni, i talenti, i meriti, le attese, di tante persone meritevoli e di migliaia di cittadini.

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