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di Andrea Di Consoli

Onorevole Magdi Allam, lei è consapevole di candidarsi a presidente della giunta regionale in una terra, la Lucania, dove storicamente il voto democristiano è molto forte e dove, negli ultimi anni, come un po’ dappertutto, è in atto una forte scristianizzazione effettiva? E sa che quel che rimane del voto cattolico è intercettato da una classe dirigente che si ispira, sia pure a parole, alla dottrina sociale della Chiesa?
Io sono molto fiducioso nella volontà di cambiamento di una maggioranza trasversale di lucani, perchè il livello di insofferenza nei confronti di un degrado generale, sia sul piano economico, sia sul piano socio-culturale, fa sì che la gente oggi sia disposta a tutto purché ci sia un cambiamento autentico. E questo cambiamento non potrà avvenire se non recuperando la fede cristiana, riconciliandosi con valori, tradizioni e regole che rappresentano l’identità autentica della popolazione lucana che, come hai giustamente ricordato, è da sempre terra di cattolicesimo convinto, ed è altrettanto vero il fatto che la scristianizzazione è un male presente in Italia, nel resto d’Europa e certamente la Lucania non è immune da questo male. Mi sembra però che in Lucania ci siano delle condizioni migliori rispetto ad altrove.
Molti dicono: Magdi Cristiano Allam è un intellettuale di primo livello, ma non conosce i problemi, le persone e la storia della Lucania. Come risponde a queste legittime perplessità?
Se l’essere originari e nativi della Lucania fosse il presupposto che garantisce la competenza, l’efficenza e la capacità di dare delle risposte adeguate ai tanti problemi che ci sono in Lucania, bene, non capisco perché oggi la Lucania sia una terra così degradata, non capisco perché il popolo lucano sia tra i più poveri d’Italia, nonostante sia potenzialmente tra i più ricchi. Io ritengo che oggi, a maggior ragione per il fatto che viviamo in un mondo globalizzato, anche se non si è nati in una regione, nel momento in cui ci si impegna a conoscere in modo approfondito le persone, si può essere promotori di una proposta politica alternativa e di rinnovamento anche in una terra dove non si è nati.
Cosa significa per lei rinnovamento e alternativa?
In primo luogo bisogna riformare una cultura politica che in Lucania ha accreditato sia la destra che la sinistra in un consociativismo che immobilizza e opprime i lucani, non consentendo loro di essere pienamente a casa loro, a subire il ricatto di chi in cambio della pensione o di un contratto di formazione, o di qualsiasi altro favore da parte dell’amministrazione pubblica, è costretto a dare il voto a Tizio, Caio e Sempronio. La Lucania, da questo punto di vista, è un regime comunista, perché la maggior parte dei lavori sono legati alla pubblica amministrazione. Io voglio cambiare tutto ciò, voglio contribuire a far sì che i lucani possano essere padroni a casa loro, che possa esserci un libero mercato, dove il bene comune sia garantito e dove il lavoro non sia una concessione, ma rientri in un contesto dove la meritocrazia e le regole valgano per tutti.
Onorevole, lei sta iniziando lasua campagna elettorale in una Regione a bassa antropizzazione, in una Regione di appena 600.000 abitanti. Molto spesso le “relazioni corte” tra eletto ed elettorale sono esiti naturali, fisiologici. Non parliamo poi del problema dei paesi lucani, che sono 131, tutti attanagliati da mille problemi.
Io sono ovviamente consapevole della situazione demografica in Basilicata, sono consapevole che ci sono solo 12 comuni con oltre 10.000 abitanti, e che tutti gli altri comuni sono piccoli o piccolissimi. Ma vorrei dire che questa tipologia non appartiene solo alla Basilicata.
Pensiamo alla Valle d’Aosta e al Trentino Alto-Adige, e cito queste due regione perchè hanno una vocazione turistica come la Basilicata. Anche lì noi troviamo una popolazione molto dispersa sul territorio, ma con un esito differente, perché le piccole comunità possono essere una straordinaria fonte di sviluppo se si individua un percorso di sviluppo che sia in sintonia col territorio. Se lo sviluppo invece viene affidato solo alla Fiat o all’ Eni, o ad altri pescecani che arrivano in Basilicata con denaro pubblico per realizzare dei facili guadagni e, nel momento in cui se ne vanno, lasciano alle spalle disastri ambientali e disoccupazione, è chiaro che noi ci domandiamo se sia mai compatibile questa distribuzione demografica con un modello di sviluppo così rapace.
E quindi che si fa? Però non è che la classe dirigente di oggi e di ieri non ci abbia pensato. Non siamo all’anno zero delle proposte politiche, insomma.
Sì, ma il modello di sviluppo noi lo dobbiamo parametrare sul territorio. Il ripopolamento della Basilicata deve essere una priorità assoluta, e poi dobbiamo incentivare la natalità, incentivare la famiglia, la cultura della vita. Dobbiamo però innanzitutto fermare l’emorragia dei giovani.
Ci sono migliaia di giovani che emigrano perchè in Basilicata non hanno la possibilità di lavorare.
L’emigrazione è uno degli eterni problemi della Lucania, lo saprà bene.
Voglio fare attraverso il “Quotidiano” un appello al milione di lucani che stanno nel mondo. Chiedo loro caldamente di pensare alla possibilità di ritornare in Lucania per essere i promotori di una rinascita. Il loro contributo è fondamentale. Sono quindi per il ripopolamento della Basilicata, e per tutto ciò che serve a fare della Basilicata una terra capace di affermare il diritto dei lucani a potervi risiedere nella salvaguardia della loro dignità, con la schiena dritta, senza doversi sottomettere a un regime di sinistra che oggi ottiene il consenso ricattandoli con il voto in cambio del lavoro, della pensione e di altre prebende.
Il suo movimento “Io amo la Lucania” si presenta come alternativa al Pd e anche al Pdl. Eppure all’inizio si parlava di una sua candidatura in Basilicata a capo del Pdl, con tanto di avallo della direzione nazionale e finanche di Berlusconi. Cos’è successo nel frattempo?
C’è stato un atto pubblico di Silvio Berlusconi in cui ha sostenuto il sostegno del Pdl nazionale alla mia candidatura.
C’è stata una presa di posizione pubblica del Pdl nazionale, che risale al 20 gennaio, in cui si affermava che il Pdl sosteneva Magdi Cristiano Allam alla Regione Basilicata. Purtroppo si sono rimangiati la parola data, e si sono dimostrati inaffidabili. Questo mi ha incoraggiato ad andare avanti. Io non sono nè di questa sinistra nè di questa destra. E so che la maggior parte dei lucani perbene e onesti voterà me. “Io amo la Lucania” è l’unica vera alternativa, la garanzia di un cambiamento reale.
In questa prima fase di programma elettorale lei sta molto insistendo sulla povertà dei lucani.
Parto dai dati oggettivi. Oggi il 25% delle famiglie, parliamo di circa 80.000 persone, vive al di sotto della povertà. Circa il 10% dei lucani non ha i mezzi di sostentamento per sopravvivere. Circa 3.000 giovani ogni anno sono costretti a emigrare perchè non hanno prospettive di lavoro in Lucania, perché il 60% delle occupazioni disponibili provengono dalla pubblica amministrazione Questo quadro evidenzia il fallimento sostanziale di un modello di sviluppo. Quindi c’è qualcosa che non funziona, che scoraggia gli imprenditori liberi a investire in Lucania, e che incoraggia i pescicane a venire in Lucania sfruttando i fondi dell’Unione europea.
Onorevole Allam, immagino però che lei sia consapevole del fatto che buona parte dei voti in Lucania siano gestiti dai forzati del consenso. Il voto di scambio lascia margini risicati al voto libero di opinione. Ne è consapevole?
Secondo varie rilevazioni ci sono in questo momento un 30% di lucani indecisi, che non sa chi votare, e poi c’è un 15% di lucani che ha deciso di non andare a votare. Io credo che se si sommano queste realtà, c’è una maggioranza che sicuramente non si riconosce nella classe politica attuale. Poi la campagna elettorale vera e propria non è ancora iniziata, e bisognerà sicuramente attendere per capirne toni e sviluppi, ma sono fiducioso, perché è indubbio che ci sia una maggioranza di lucani che vuole porre fine a questo degrado che c’è.
Da dove partire?
Bisogna mettere in cima al nuovo modello di sviluppo economico il turismo, l’agricoltura, l’artigianato, la piccola e media impresa. Il turismo è da intendersi come un modello di sviluppo che metta insieme i trasporti, le navi, gli aerei, le automobili, le infrastrutture, che oggi mancano in Basilicata, e infine una politica edilizia che sia consona al turismo. Non è possibile promuovere il turismo e poi cementificare.
E il tema energetico? Come si pone nei confronti del nucleare?
Cominciamo da quest’ultimo tema così eliminiamo ogni equivoco. Io sono totalmente contrario all’uso della Basilicata come spazzatura delle scorie radioattive. Si tratterebbe di una grave violazione della salute e della prospettiva di valorizzazione turistica della Lucania.
E questo è fuori discussione. Per quello che riguarda la politica energetica credo che si debba fare uno studio approfondito a partire da quelle che sono le moderne tecnologie in tema di energie pulite e alternative. E vorrei evidenziare come ci siano due approcci diversi al problema: il primo è di tipo centralista, e prevede centrali nucleari, pale eoliche, cellule fotovoltaiche; il secondo invece investe nella singola struttura abitativa, sia sul piano del consumo energetico, sia sul piano del riscaldamento. Io dico che dobbiamo valorizzare tutte le opportunità possibili, e fare in modo che il risultato corrisponda al minor danno ambientale possibile. Dobbiamo però affidarci agli esperti, valorizzare al massimo le tecnologie verdi. Detto ciò è del tutto evidente che il turismo ambientale può davvero rappresentare il motore dell’economia lucana, a differenza del petrolio, perché è una risorsa rinnovabile e eterna. I lucani sono semplici e ospitali. I lucani hanno un cuore d’oro.
Avrà certamente letto le cronache giudiziarie sorte intorno al cosiddetto filone “Toghe lucane”. Pensa anche lei che in Lucania ci sia un comitato di affari comprendente politici, imprenditori e burocrati?
Che il sistema politico in Basilicata sia corrotto questo non sorprende nessuno, perché il sistema è tutto marcio, è un sistema oppressivo, è un sistema che si basa sul ricatto, e in questo marciume non è difficile che accadano episodi di corruzione. Il contesto complessivo è un sistema dove non ci sono virtù e valori, ed è immaginabile che anche i singoli apparati dello Stato ne risentano, magistratura inclusa.
Va bene, si sta facendo un’idea della Lucania e delle sue potenzialità.
Ma sono in molti a pensare che lei, se non dovesse diventare Presidente della Regione, se ne tornerà a Strasburgo, e dimenticherà in fretta la Lucania. Ci garantisce che il suo impegno in questa terra durerà anche negli anni a venire?
Io considero la Lucania come la mia patria definitiva, la mia terra di residenza definitiva. Prenderò casa in Lucania, e qualunque sia il risultato delle elezioni, io continuerò a fare politica in Lucania. Io voglio portare avanti una missione che consenta ai lucani di essere liberi a casa propria.
Come ha reagito il clero lucano alla sua candidatura?
Negli incontri che ho avuto finora con i vescovi e i sacerdoti ho trovato ovunque grande simpatia, grande interesse, grande disponibilità. Ovviamente la Chiesa come istituzione non si pronuncia su un piano politico, ma è indubbio che la mia proposta politica è in totale sintonia con la dottrina sociale della Chiesa, con quelli che sono i fondamenti del cristianesimo: la sacralità della vita, la difesa della dignità della persona, la libertà di scelta.
Con quali metodi sta costruendo la sua lista elettorale?
Per quello che riguarda la lista dei candidati alle elezioni regionali, saranno tutti scelti dalla società civile. Ogni nome incarnerà una storia di grande autorevolezza, anche nella semplicità del percorso e del vissuto personale. Nel complesso, la mia lista verrà chiaramente percepita come la lista delle persone perbene e di buona volontà.
Sì, ma come la mettiamo con il poco tempo che ha a disposizione? Chi le garantisce che in così poco tempo avrà la possibilità di scegliere nomi giusti e persone serie e affidabili?
Hai perfettamente ragione. Il tempo è sicuramente molto poco, quindi la presenza di collaboratori affidabili e bravi diventa fondamentale. Aggiungo tuttavia che, come spesso accade nella vita, spesso le scelte che facciamo sono scelte del caso. E c’è sicuramente la mano della Divina Provvidenza in quello che sto facendo. Quindi è verosimile che se io avessi davanti a me 6 mesi, i 30 nomi da inserire nella lista regionale sarebbero ancora più validi, ma nella vita bisogna comunque confrontarsi con delle contingenze. E io lo sto facendo fino in fondo.
Cosa pensa del paesaggio e del territorio lucano? La Basilicata è soprattutto natura, campagna, paesi. Se la sente di confrontarsi anche con la solitudine di un paesaggio umano e naturale che è agli antipodi dei frastuoni delle grandi metropoli?
Pur provenendo da una megalopoli come Il Cairo, quando mi trasferii da Il Cairo a Roma, nel 1972, con una borsa di studio per completare l’università a Roma, Il Cairo aveva 5 milioni di abitanti, mentre oggi ne ha oltre 17 milioni. Io, forse in reazione a questa grandezza, ho sempre amato vivere nei paesini. Attualmente vivo in un paesino del viterbese. Sono perciò abituato al paesino, e amo vivere nel paesino, amo il rapporto con la gente, amo quando il rapporto con gli altri è caldo.
Ha sentito ostilità in queste prime settimane di “discesa” in Lucania?
Ci sono state delle aggressioni nei miei confronti, additando motivi razziali, sbandierando che un egiziano non ha i titoli per amministrare la Basilicata.
Io invece mi sento italianissimo, vivo in Italia da quarant’anni. Voglio aggiungere che non soltanto questo non mi sorprende, ma mi incoraggia ad andare avanti, e mi ha convinto che l’investimento principale devo farlo nei confronti della gente comune. I miei interlocutori non sono chi sta al potere o chi fa la finta opposizione. Il mio interlocutore sono le persone comuni, la gente semplice, e voglio evidenziare la realtà dei fatti alla gente. Oggi esiste una storica opportunità di cambiare.
Nel segreto dell’urna ciascuno sarà il protagonista del cambiamento, se lo vorrà. L’obiettivo finale è quello di far sì che i lucani possano essere, forse per la prima volta nella loro storia, veramente liberi e pienamente se stessi a casa propria.

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