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La Corte d’appello di Catanzaro ha aggravato la pena inflitta in primo grado a Pietro Citrigno, l’imprenditore cosentino coinvolto nella maxi operazione del 2004, denominata «Twister», condotta dai carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro una presunta organizzazione che avrebbe gestito un vasto giro di usura ed estorsioni a Cosenza.
Il processo di primo grado a carico di decine di imputati si concluse, il 15 dicembre del 2006 davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Cosenza, con diciotto condanne, tra le quali quella di Citrigno – che fu contemporaneamente assolto per parte delle accuse -, cui fu inflitta una pena di 3 anni e 8 mesi di reclusione.
La difesa dell’imprenditore ed anche la Procura della Repubblica hanno proposto appello, chiedendo rispettivamente l’assoluzione dell’imputato la prima, e l’aggravamento della condanna la seconda. Il Collegio di secondo grado (presidente Fabrizio Cosentino, consiglieri Francesca Garofano e Maria Teresa Carè), oggi, ha ritenuto Citrigno responsabile anche per altri reati contemplati nel decreto del 18 febbraio del 2005 che dispose il giudizio a suo carico, ed ha quindi rideterminato la pena in 4 anni e 8 mesi di reclusione, 10.000 euro di multa, ed il risarcimento alle parti civili da liquidarsi in separata sede (erano costituiti Giuseppe Cappai, con l’avvocato Giuseppe Vuono, e Francesco De Luca, con l’avvocato Roberta Perrelli). In aula l’accusa era rappresentata dal sostituto procuratore generale Eugenio Facciolla, mentre Citrigno era difeso da Sergio Calabrese e Sergio Rotundo.

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