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di SARA LORUSSO
POTENZA – La discussione sul piano di riordino scolastico lucano si è fermata. Solo temporaneamente. Nell’ultima seduta utile per l’approvazione del provvedimento relativo all’anno scolastico 2010-2011, il consiglio regionale ha deciso di rinviarne i contenuti a maggiore approfondimento, (in commissione e, di conseguenza, alla prossima consiliatura) non senza che la scelta mancasse di suscitare polemiche. Perché il voto favorevole a rinviare il riordino, a poche ore dallo scioglimento del consiglio di viale Verrastro e a pochi giorni dalla scadenza per le iscrizioni degli studenti a scuola, è stato raggiunto a maggioranza. L’unico “no” (altri si sono astenuti) è arrivato dal consigliere Luigi Scaglione (Pu) che proprio nella “confusione” in cui si lasciano adesso le famiglie ha trovato le ragioni dell’opposizione. E adesso che succede? In linea di principio, nessun cambiamento. Resta in vigore il piano approvato a marzo scorso dal consiglio regionale a cui, però, l’Ufficio scolastico regionale aveva apportato delle modifiche, toccando le scelte che l’aula aveva adottato per i comuni di Venosa e Potenza. Da Palazzo San Gervasio l’assessore alla Pubblica istruzione locale, Gerardo Rubino, spiega che il rinvio “tutela” i piccoli comuni perché il piano «avrebbe avvantaggiato i comuni più grandi», sicuro che «grazie anche al nostro impegno e all’ascolto del consiglio regionale adesso avremo la possibilità di discutere nel merito». Analoga soddisfazione da parte del consigliere Sergio Lapenna che ricorda come «già in commissione il mondo della scuola e le istituzioni audite nel corso delle sedute avevano espresso una forte preoccupazione, non tanto per l’accorpamento delle direzioni scolastiche, quanto piuttosto avevano sollevato una serie di problematiche della scuola che vanno affrontate con maggiore attenzione». Il nuovo piano avrebbe apportato alcune modifiche rispetto a quello precedente, «ma la gran parte riguardavano proprio la città di Potenza che definiva una nuova mappa dei punti di erogazione scolastica, non da tutti condivisibile». Ma la decisione, c’è da aspettarselo, non sarà accolta con uguale serenità nel capoluogo, dove la Consulta cittadina sulla scuola (organismo consultivo che raccoglie tutti gli attori del settore) da tempo contesta le modifiche che al vecchio piano erano state apportate dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Franco Inglese, «intaccando» un provvedimento che era stato ampiamente discusso dalle parti sociali. Si sono sempre richiamati alla sentenza della Corte costituzionale dello scorso luglio con cui, dopo un ricorso di diverse regioni, Basilicata compresa, nei confronti di una manovra del ministero all’Istruzione, con la quale la Consulta aveva sancito che l’organizzazione in materia di scuola, sul territorio, è competenza degli enti locali. Ecco perché l’organismo da mesi richiama la Regione «a far valere il proprio diritto a legiferare, rispetto alle modifiche dell’Usr, che, tra l’altro, mettono a rischio diverse scuole del capoluogo che, con gli accorpamenti cambiati, non hanno più il parametro minimo demografico di 500 studenti a direzione stabilito dal ministero per evitare la soppressione». E’ lo stesso Antonio Autilio, assessore regionale alla Formazione, a spiegare che la situazione è un po’ più “complessa”: «Le modifiche apportate all’epoca (adesso in vigore, ndr) dall’Usr – spiega – sono a norma di legge e sono il frutto dell’impossibilità di recepire il passaggio delle scuole comunali per l’infanzia allo Stato. Negando questo punto che, nel riordino, avrebbe fatto aumentare i punti di erogazione, di conseguenza sono stati modificati anche gli accorpamenti delle scuole sotto le direzioni scolastiche». Il punto è che la discussione non si esaurisce. Visto che entro il 2010, in tutta la Basilicata, sono almeno 17 le direzioni che dovranno essere tagliate. E da affrontare anche la nuova riforma delle scuole superiori voluta dal Governo centrale a cui, ieri, il Prc lucano si è nuovamente opposto con un intervento della consigliera Emilia Simonetti: «La sostanza del cosiddetto riordino è nel concreto un taglio di risorse, di personale che allontana la scuola pubblica dall’Europa e nega al tempo stesso una pari opportunità di formazione, di lavoro, di vita, ai ragazzi e alle ragazze del nostro Paese». Della nuova riforma Gemini, assicura, «la scuola pubblica è la prima vittima di questa riforma che avrà ricadute negative nella formazione delle future generazioni».

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