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di GIUSEPPE GALANTE
Non è il primo caso e non sarà l’ultimo. Coloro quali continuano a disconoscere la assoluta rilevanza delle tante indagini condotte dalla procura già da me diretta, ed in particolare delle indagini delegate ai Sostituti Montemurro e Woodcock, dovranno segue dalla prima pur ricredersi se ancora residua loro un ultimo barlume di onestà intellettuale.
L’arresto di un avvocato nell’ambito dell’operazione Jena 2 e le successive indagini svolte nei confronti di altri due avvocati per fatti penalmente assai rilevanti e tra di loro strettamente connessi determinò una violentissima levata di scudi in cui ebbe a distinguersi il singolare attivismo dell’ex PG Tufano, il quale non ha esitato a martellare la Procura della Repubblica in ogni occasione propizia, sino a determinare la dissoluzione.
La recente sentenza della Corte di Appello di Potenza che ha riconosciuto la responsabilità penale dei tre esponenti del Foro potentino, malgrado la richiesta di conferma assolutoria avanzata dal sostituto procuratore generale in contrasto con l’articolato atto di impugnazione redatto dal Sostituto Woodcock, pur evidentemente non definitiva, si appalesa allo stato bastevole a remunerare, sotto l’aspetto morale e sotto quello tecnico, il lavoro svolto a suo tempo dal sottoscritto e dai colleghi Montemurro e Woodcock.
Rimaniamo, ancorché senza molta fiducia, in attesa, se non di un riconoscimento postumo, quanto meno di una presa di coscienza del lavoro onestamente svolto dalla Procura di Potenza durante gli otto anni di mia permanenza alla guida di essa.

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