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E’ la vicenda giudiziaria di Alberto Salerni, 48 anni di Cosenza, difeso dall’avvocato Marcello Manna. Fu arrestato il 7 aprile del 2008 dagli agenti della squadra Mobile insieme a Francesco Porcheddu, agente di polizia, che era alla guida dell’auto al cui interno furono trovati 70 grammi di cocaina.
Per questa storia i due sono stati condannati sia in primo che in secondo anno a quattro anni di reclusione. Quindi il ricorso in Cassazione, coi supremi giudici che hanno annullato, senza alcun rinvio, la condanna di Salerni “per non aver commesso il fatto”. Alla fine l’unico responsabile è stato ritenuto Porcheddu, la cui condanna è diventata definitiva. L’arresto è dunque del 7 aprile 2008. Sono da poco passate le 18 di sabato quando la Squadra Mobile della questura cosentina, agli ordini del dirigente Fabio Ciccimarra, decide di entrare in azione dopo un periodo di indagini concentrate sui viaggi sospetti, tra Cosenza e Reggio Calabria, di una una Mazda R8 di colore rosso.
Ebbene, avvistata l’auto mentre esce dallo svincolo di Cosenza, i poliziotti tentano di bloccarla. Il conducente tenta di sfuggire dirigendo verso il marciapiede. Poi ripiega su un tentativo di fuga in retromarcia, reso vano dall’arrivo di una seconda auto della Mobile. Gli agenti, armi in pugno, fanno scendere dal veicolo il conducente e il suo passeggero. Dinanzi ai poliziotti della Squadra Mobile c’è il vecchio collega cosentino Francesco Porcheddu, in servizio ad Enna, che mostra il distintivo.
Il quarantenne viene ugualmente perquisito e, una volta trovata la droga, arrestato. Insieme a lui c’è Alberto Salerni. Gli arrestati vengono associati presso il carcere di via Popilia a disposizione del pubblico ministero Francesco Minisci, della procura di Cosenza. Seguono i processi, coi due che vengono condannati per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri l’epilogo a Roma, coi Supremi giudici che hanno dato ragione a Salerni. Non sapeva che in quell’auto, guidata da Porcheddu, c’era della droga.

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