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Io non ho mai fumato. Mai preso il vizio. Qualche boccata da una canna, in gioventù. Ma senza particolare entusiasmo.
Mi piaceva, però, la gestualità legata al fumare. Il picchiettarsi il pacchetto tra le dita, tirare languidamente fuori la sigaretta. Aspirare, buttare via il fumo. Immagine legata alle dive di un tempo. Così eleganti. 
E invece niente. Eppure c’è stato un periodo in cui avrei voluto averlo, il vizio. Nella tarda adolescenza, e nei primi anni di università. Insicurezza, credo. 
Il non saper che fare delle mani mentre, magari, aspettavi qualcuno. Vuoi mettere mentre stai per strada in attesa, il ciondolare mani in mano, sguardo che vaga, rispetto a una che può tirar fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca, lentamente si accende la sigaretta, voluttuosamente aspira e con fare accattivante sputa fuori l’aria? 
N’altro mondo. Mi sa che è per questo che ho sviluppato una particolare abilità nell’essere in  ritardo. Poi, comunque, sono arrivati i cellulari, e il problema di cosa fare delle mani si è risolto da sè. 
Ora lo stesso desiderio di fumare mi prende quando guardo il fluire di tweet che seguono l’hashtag del giorno. Un fiume carsico di parole, che ora più velocemente, ora più lentamente, defluisce davanti a me. Forse m’illudo che se fumo, non sto semplicemente perdendo tempo leggendo cose che in realtà poco mi interessano, come imbambolata, ma sto facendo qualcosa. Insomma, fumo. 
E mi immagino, sigaretta in mano, in stanza fumosa, diventare io la creatrice del TT del momento. Una cosa inutile che spacca. Talmente idiota da fare furore. E starei lì, fumando, a guardare i tweet scorrere.
Qualcosa del tipo #hofattolapipì. 
Immagino subito quello politico (su twitter se non parli di politica non sei nessuno) 
#hofattolapipì sulla Fornero
o meglio
Fornero: #hofattolapipì sull’articolo 18
arriverebbe subito
Monti, #hofattolapipì, mi tassi pure quella?
o anche
#hofattolapipì a Cortina, lo scontrino?
Ma ci sono anche i goliardi, gli spiritosi amanti del bere:
Ti ho mandata giù, eri chiara, fresca. Al gusto di malto poi, #hofattolapipì
Per non parlare poi dei cuori infranti che scherzano per dimenticare:
l’ultima volta che #hofattolapipì tu eri qui. Ora ho la vescica gonfia.
E via continuando in uno splendido cazzeggio, che s’infrangerà sullo scoglio del nuovo hasthtag del giorno.
C’è sempre un TT dietro l’angolo pronto a farti le scarpe. 
Intanto la sigaretta è finita. In fumo. 
(Tra i TT di oggi c’è Rocco Siffredi. Per un attimo ho vagheggiato di  un racconto su di me che non fumo ma sgranocchio patatine. Fritte.  Poi ci ho ripensato). 
ps. i miei preferiti creatori di # su twitter sono in tre. Divertenti, capaci con una parola di rivoltare in chiave ironica l’attualità.
I miei inossidabili sono @nomfup @simonespetia @ubimaggio. Una regina per due re. 
pps. chiedo scusa a David Bowie per il titolo
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