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In questi giorni ricorre il centenario della nascita di Alan Turing, grande matematico e padre dell’informatica insieme a John von Neumann. Turing era nato il 23 giugno del 1912 e la sua patria, l’Inghilterra, dopo aver beneficiato della sua mente brillante (tra le migliori che l’umanità ha mai avuto) lo ha perseguitato e lasciato morire avvelenato da una mela al cianuro.

Erano passati alcuni secoli dalla persecuzione di Galileo Galilei da parte della Chiesa di Roma, ma evidentemente il pregiudizio nei confronti degli scienziati, delle loro idee e delle loro scelte di vita non era finito e Turing agli occhi dell’Inghilterra omofoba e razzista aveva la “colpa” di essere omosessuale e di non averlo nascosto. Per questo aveva dovuto subire la castrazione chimica ed era stato spinto alla morte. Non faceva alcuna differenza il fatto che Turing fosse uno dei più grandi scienziati al mondo. L’inventore di quel modello matematico che oggi va sotto il nome della “macchina di Turing” e che rappresenta la base teorica di ogni sistema di calcolo automatico. Tutto quello che avviene nei nostri computer, laptop, iPad, smartphone e via di questo passo, è codificato nel modello inventato da Turing che ci dice cosa si può calcolare e cosa non si può calcolare con un computer. Anche per questa ragione il premio più prestigioso che ogni anno viene assegnato ad un ricercatore informatico porta il nome di “Turing Award”.

Turing nel 1936 andò a studiare a Princeton durante il suo dottorato e lì incontrò e collaborò con von Neumann, l’altro grande padre dell’informatica che progettò l’architettura dei calcolatori elettronici che, ancora oggi, è alla base della costruzione dei computer che tutti usiamo. Nel 1938 John von Neumann aveva chiesto a Turing di accettare un lavoro a Princeton nel suo gruppo di ricerca. Purtroppo per lui, Turing non accettò l’offerta e se ne tornò in Inghilterra per proseguire i suoi studi. Insieme a von Neumann, Turing avrebbe potuto fare anche di più di quello che ha fatto e molto probabilmente negli USA non sarebbe stato perseguitato e spinto alla morte come accadde nella sua Inghilterra.

Alcuni anni fa, camminando per le vie di Manchester, in un piccolo giardino ho notato la statua di Turing seduto su una panchina con una mela in mano, come se stesse osservando gli uccelli attorno a sé. Nei suoi ultimi anni Turing aveva studiato e lavorato all’Università di Manchester, dopo aver servito la sua nazione durante la seconda guerra mondiale dando un contributo fondamentale nella guerra contro la Germania.  L’Inghilterra puritana non ha sopportato le diversità neanche nei suoi cittadini migliori ed emeriti e anche oggi ha qualche remora ad onorare un grande uomo come Turing. Quella statua è stata messa lì dalla comunità gay di Manchester, mentre i governanti inglesi si sono limitati ad una fase di scuse e un francobollo commemorativo. Infatti, soltanto nel 2009 Gordon Brown ha chiesto scusa a nome della Perfida Albione per quello che aveva subito Alan Turing e solo quest’anno la Royal Mail gli ha dedicato un francobollo in cui invece del suo volto, appare il computer che lui ha inventato per decifrare i messaggi segreti che si scambiavano i tedeschi durante la seconda guerra mondiale con la macchina Enigma.

La soluzione della codifica dei messaggi cifrati della macchina Enigma e la “macchina di Turing” sono soltanto due esempi di come la matematica sia più concreta di quanto si è tentati a credere. I risultati ottenuti da Turing dimostrano l’importanza della matematica e della scienza e i benefici che l’umanità può avere da essi. Ricordare il grande scienziato oggi a cento anni dalla sua nascita è doveroso e necessario, sia per il contributo che lui ha saputo dare all’umanità, sia perché nessuno deve essere vittima di pregiudizi come quelli che hanno portato Turing alla morte.

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