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Esonero o risoluzione consensuale che sia (in questi casi la formula per “uscirne bene” si trova sempre) , il distacco fra Giovanni Paschetta e il Montalto, già nell’aria dopo il ko di coppa e ufficializzato con un apposito comunicato, induce ad un’apposita riflessione. Partiamo da un dato di fatto: il patron De Caro sotto questo aspetto non è nuovo a decisioni a sorpresa e basta vedere la rottura con Giugno l’anno scorso con la squadra al primo posto. Giovanni Paschetta ha fatto benissimo in Eccellenza fra Rende e Montalto, anche se l’anno scorso aveva una corazzata. Evidentemente la dirigenza si è resa conto che non era lui l’uomo giusto per guidare la squadra in Serie D, ma può bastare una sola gara perduta in coppa per far calare la mannaia sul trainer?
Prendiamo spunto da questo caso, però, per affrontare il problema a livello generale e passiamo in rassegna questa “frenesia” di certi dirigenti, a tutti i livelli, oppure la poca chiarezza che si registra, in particolare fra i Dilettanti in Calabria.
Non è la prima volta che si arriva alla rottura con un tecnico poco prima dell’inizio del campionato o subito dopo la coppa. E’ chiaro, però, che in questi casi, anche se si trova sempre la formula giusta per mascherare le cose, viene naturale fare delle constatazioni e rilevare come si sia già sbagliato ancora prima di cominciare. Andare a cambiare un tecnico a preparazione quasi ultimata non è mai una cosa positiva e la squadra potrebbe risentirne, ma magari, paradossalmente, se la situazione era di una particolare “gravità” il gruppo ne potrà anche trarre beneficio.
E’ la solita giostra: troppa frenesia fra le varie dirigenza e per i tecnici diventa difficile lavorare in queste condizioni. Parliamo in generale e parliamoci chiaro: oramai, soprattutto a questi livelli, gli allenatori si trovano a dover fare i conti con direttori sportivi sempre più invadenti o con presidenti che sol perché spendono denaro pensano anche di poter fare la formazione o di metterci naso. La colpa di tutto ciò, però, è anche dei trainer, che spesso accettano certe situazioni e certi compromessi pur di poter allenare. E così non va bene.
Il rispetto dei ruoli è quello che occorre per vivere serenamente e per raggiungere determinati obiettivi. Il “tutto e subito” spesso non paga. Se, però, certe cose succedono anche in Serie A, perché mai non dovrebbero succedere anche in Serie D o nei Dilettanti? Fanno bene, certi dirigenti e alcuni presidenti, a seguire il proprio istinto ed a cambiare anche prima del via del campionato o pure con la squadra al vertice, ma se poi le cose non vanno bene, con chi se la prenderanno? E comunque un minimo di pazienza e di chiarezza non guasterebbero. La confusione, in certi casi evidente e palese, porta a compiere dei passi falsi inaspettati e inattesi. Rimediare fin che si può va benissimo, ma tutto parte da uno sbaglio compiuto in partenza. E chi paga, spesso e volentieri, è chi va in panchina. “Poveri” tecnici, sempre sulla graticola! E sempre più soli.
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