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JOPPOLO – Non è sicuramente un caso la presenza a Napoli, in occasione del tradizionale miracolo della liquefazione del sangue, dell’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri, il quale avvicinato da un cronista per chiedergli il motivo della sua presenza ha risposto: “San Gennaro è un santo venerato in tutto il meridione, anche in Calabria”. Ma l’assessore si spinge oltre e rivendica la tesi supportata da studiosi calabresi: “San Gennaro potrebbe essere nato addirittura in Calabria. Così come anni fa si è affermato in studi e ricerche di studiosi locali e come riportato da Wikipedia”. Alcuni documenti, infatti, confermano che San Gennaro è nato in Calabria,  precisamente in località Calafatoni, a circa tre chilometri dalla frazione Caroniti dove sorge un’antica chiesa risalente al XI secolo dedicata al Santo. 

Tesi suffragata anche da ricerche svolte da don Bruno Sodano, che però sembra non essere accettata dai napoletani che con spirito avvezzo al campanilismo non intendono accettare le origini calabresi del loro patrono. L’etnologo nicoterese, Raffaele Corso scrive di “una muraglia di pietra e calcina, lunga tre metri e alta uno” dei resti della chiesa di Calafatoni, sorta sui ruderi della casa di San Gennaro. Sempre lo stesso studioso riporta come i vescovi di Nicotera nel XVII e XVIII secolo usavano firmarsi: “Episcopus Nicoterensis et Concivis S. Januarii Episcopi et Martyris”. Di sicuro non si trovano altre tracce della giovinezza di San Gennaro, se non quella che si tramanda tra verità e leggenda e che vuole che Gennaro, rimasto orfano della madre, per aiutare il padre, faceva il guardiano di maiali nella zona di Calafatoni dove sorgono ancora oggi i ruderi della vecchia casa del Santo. Sempre in questo terreno si trova una grossa pietra rotondeggiante su cui è impressa l’orma di un piede, che la gente del luogo asserisce essere “la pedata di San Gennaro”. Dopo qualche tempo Gennaro frequenta un eremita del villaggio Aràmoni, una contrada nei pressi della odierna Spilinga, il quale insegna al piccolo Gennaro a leggere e a scrivere. 

Infine, la leggenda dice che si allontanò da Monte Poro per diffondere la parola di Dio fino a diventare vescovo di Benevento intorno al 300 d.c. Egli fu un cristiano coerente fino in fondo, in tempi di persecuzioni contro la chiesa, tanto da pagare con la vita la fedeltà al vangelo, infatti, venne decapitato nei pressi della solfatara di Pozzuoli. Un po’ più cauto sembra essere il parroco don Salvatore Minniti, che precisa: “noi sfortunatamente non abbiamo documenti storici che comprovino questa tradizione perché San Gennaro è del 300 d.C. e le nostre fonti si fermano al 1600. Dunque ci sono quasi 1300 anni di vuoto. Però è un fatto curioso che da tempi immemori a Caroniti si festeggi questa ricorrenza”.Come nella tradizione ultra secolare anche quest’anno il piccolo borgo calabrese, situato sulle pendici del Monte Poro ha festeggiato con grande devozione e partecipazione il santo patrono, San Gennaro vescovo e martire. 

 

 

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