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Razza? Età? Sesso? Altezza? Mi ha chiesto la ragazza all’ingresso, dopo che ero appena uscito da un tunnel pieno dei resti di uno sbarco. Non ho saputo rispondere. Sull’età e sul sesso non ho avuto dubbi – certo qualche esitazione sui mesi… – ma sulla razza, giuro, non sapevo cosa dire. Ho provato a ricordare una classificazione scolastica, tipo “caucasica”. Ma ho finito per dire una cosa diversa, ugualmente sciocca.
Ho sentito, qualcuno dietro di me, rispondere: “bianca”, “europea”, “italiana”, confondendo colore della pelle, nazionalità e sovranazionalità. Qualcuno ha risposto anche “umana”. E ho provato invidia per non essere stato io a dare la risposta giusta. Così, per tutto il resto della performance mi è rimasta dentro quella sensazione di frustrazione e sollievo al tempo stesso.
Sì: sollievo perché era solo una performance interattiva sui temi delle discriminazioni razziali, di genere, di orientamento sessuale dalle associazioni Calafrica, La Kasbah, Unar, Amnesty Italia, EosArcigay. Fortunatamente.
Sabato scorso, nel pomeriggio, ho abbandonato l’orto e sono andato alle Officine Babilonia di Cosenza per la ‘Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali’ che si celebra in tutto il mondo, e che quest’anno si accompagnava alla prima giornata contro l’omofobia, il razzismo e tutte le discriminazioni.
Sì: ho provato sollievo, ma anche frustrazione, nel rendermi conto che è tutto frutto del caso: nascere  con un colore della pelle; con un orientamento sessuale, e con tutto il resto che fa di te una persona “normale” o no.  E se non hai il culo di essere “bianco”, “maschio”, “occidentale” e “bello” la tua vita può essere difficile; ancora più difficile di quanto non lo sia già per tutti.
E sabato mi sono reso conto che ho avuto un gran culo (modestamente): anche se fosse stato tutto vero, che cosa potevo temere io? Ma ho continuato a provare angoscia nel pensare che c’è chi, a ogni pie’ sospinto, per muoversi nel mondo è costretto a rispondere a quelle domande; espressamente o tacitamente. Nel pensare che se uscendo dal quel tunnel buio, anche la mia pelle fosse diventata nera, e non avessi più la certezza del mia identità sessuale (codificata come normale). Quale sarebbero state le risposte giuste? Ora le so: Razza? Umana. Età? Abbastanza per aver visto molto; poco per aver visto tutto. Sesso? Spesso e volentieri. Altezza? Non mi lamento (certo – come il reddito – un poco in più non farebbe male).

 

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