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Sono tra coloro i quali non hanno biasimato Pierluigi Bersani per il fatto che abbia tentato, in prima battuta, l’interlocuzione con il movimento di Grillo, offrendo loro la prospettiva degli otto punti per un governo di cambiamento. Mi ha fatto molto male, soprattutto sul piano umano, vedere come i grillini abbiano trattato Bersani nel noto streaming. Pigi non lo meritava perché è una persona per bene. Ma il segretario del Pd continua a sbagliare l’approccio. Ha sbagliato i manifesti, gli slogan, la strategia, la tattica, la tempistica. Ha affidato la composizione delle liste all’apparato che ne ha fatto uno scempio autoreferenziale. Il leader dei democrat si è mostrato superato, parlando solo ai propri iscritti e non allargando il campo ad altri settori della società che storicamente guardano con sospetto la spocchia della sinistra. E poi. Quella di Bersani è una questione di linguaggio, di atteggiamento, di ritualità, di timing. Il segretario parla ancora il politichese emiliano, ha la postura del filantropo, senza accorgersene è un teoretico della cooptazione, ha perso la cognizione del tempo. E’ circondato da mediocri collaboratori come Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo. Gli girano intorno piccoli dalemini come Fassina, Zoggia, Orfini. Con questo bagaglio Bersani non poteva andare lontano. L’occasione, però, c’è stata ma non si è saputa cogliere. L’opportunità gliela aveva offerto lo stesso Grillo. Per catturare il quale avrebbe dovuto fare gesti unilaterali. Chi ha perso la credibilità, e in Italia la politica (in generale) ha perso credibilità, per ritornare a essere credibili si devono mandare al macero le parole; da sostituire con fatti, gesti, atti. In tempi rapidissimi. In questo M5S ha perfettamente ragione. Sicché: quando Grillo ha proposto il ripristino del Mattarellum in sostituzione del Porcellum che è la madre di tutti i guai italiani, Bersani avrebbe dovuto fare un gesto unilaterale. Fare votare dalle Camere, visto che dispone dei presidenti Grasso e Boldrini, il Mattarellum. Questa legge è il male minore, ma in questo momento è il bene assoluto. Insistendo, su questa linea, Bersani avrebbe dovuto fare altri gesti unilaterali che sono utili non solo e non tanto ai grillini ma al Paese. Come l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, la costituzione immediata delle commissioni parlamentari, ecc ecc. Questa strada Bersani non l’ha esplorata perché vittima di un modo di pensare, di agire e di fare politica, antico, superato, inadatto ai tempi. La questione tempo posta anche da Matteo Renzi è fondamentale perché il mondo corre veloce, non si può più aspettare che la politica vincente sia appannaggio di quelli che pensano che sia invece premiante la stanchezza finale e arrendevole.

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