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Cristina Taglietti, inviata del Corsera al Salone del libro di Torino, ha congedato l’evento con questo incipit: «Il Salone si chiude molto meglio di come era cominciato». E com’era cominciato? Con la presenza di due sponsor istituzionali. Un Paese straniero, il Cile. Una regione italiana, la Calabria. Tralascio di chiedere all’assessore Mario Caligiuri – per non essere tacciato di provincialismo – il costo di questa sponsorizzazione. Tralascio altresì di chiedere – per lo stesso motivo di prima – quanti e chi sono stati gli ospiti non paganti invitati nel capoluogo piemontese. L’importante è capire il saldo dell’operazione. Positivo? Negativo? Chissà. E’ difficile apprezzarlo dall’esterno. Bisogna vedere quanto biglietti sono stati venduti, come si sono piazzati il libri degli editori e degli autori calabresi. Né si conosce la qualità dei dibattiti che hanno fatto da cornice al grande spazio espositivo calabrese. Una cosa, però, è possibile sapere. I grandi giornali nazionali hanno detto e scritto pochissimo sul patronage calabrese. Vero è che Cesare De Seta, scrittore e storico dell’arte, ha dedicato su Repubblica due pagine all’opera di Mattia Preti, il cavaliere calabrese, nella mostra esposta alla Venaria Reale, “Tra Caravaggio e Luca Giordano”. Per il resto poco o nulla. La Regione Calabria, entrando a Torino dalla porta principale, ha dimenticato Raf Vallone. Che, però, non è stato dimenticato da un torinese doc. Aldo Cazzullo, firma eccellente del Corsera. Il quale, fuori concorso, ha rieditato, a inizio maggio di quest’anno, il suo primo libro: “I ragazzi di via Po. 1950-1961: quando e perché Torino ritorno capitale”. Un’inchiesta sulla Torino della Fiat e dell’Einaudi, raccontata dai protagonisti dell’epoca. Tra gli altri: Norberto Bobbio, Umberto Eco, Carlo Fruttero, Alessandro Galante Garrone, Umberto Agnelli, Paolo Bollati, Elémire Zolla, Luciano Foà, Claudio Magris. E il calabrese Raf Vallone. Aldo Cazzullo non ha dimenticato Raf Vallone. Mario Caligiuri sì. In realtà l’attore scomparso nel 2002 era presente nel Salone di Torino dentro un libro poco pubblicizzato perché poco raccomandato. Ma tant’è. L’attore di Tropea ha dato e ricevuto molto a Torino. Ricordo qualche passaggio. Il calciatore granata in serie A, il partigiano, l’intellettuale, il giornalista, l’attore, il regista, il drammaturgo. Sempre calabrese nel sangue, nel volto, nelle viscere. L’amicizia con Cesare Pavese, il comune desinare nella trattoria “Le tre galline” di Turin. Pavese e Vallone, inseparabili amici che corteggiarono le sorelle Doris e Constance Dowling, gli incontri parigini con Albert Camus, Brigitte Bardot, Simon Signoret, quelli americani con Frank Sinatra, quelli spagnoli con Pablo Picasso, e tanti altri ancora. Come sarebbero stato bello se la Regione Calabria, ospite d’onore al Salone del libro di Torino, avesse ricordato Raf Vallone. Il più torinese di tutti.

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