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Paola Alagia, free-lance, blogger, lucana di Lauria, dalla terrazza cibernetica di Lettera43.it, accosta la leggerezza di Matteo Renzi a quella ormai datata di Uolter, al secolo Walter Veltroni che al Lingotto immaginò il partito liquido. Che divenne gassoso quando Prodi s’illuse di governare con 13 partiti al seguito e 100 sottosegretari. E le colonne d’Ercole. Da un lato Clemente Mastella, guardasigilli, e dall’altro lato, Paolo Ferraro, ministro della solidarietà sociale. E valdese. L’allegra compagnia, ovvero la compagine governativa come dicono quelli che parlano bene, trovò sulla sua strada tante buche. Buca, buca con acqua, buca con fango. E una voragine. Quella mai provata di Max, inteso come lìder maximo. Insomma, Massimo D’Alema. Che, a sua volta, fece il premier tra i due governi Prodi. Anche baffino ebbe, però, i suoi crucci. I suoi Lothar, nel tempo, si sono dimostrati pesi piuma, con qualche eccezione. Qua e là. Ricordiamoli: Fabrizio Rondolino, Claudio Velardi, Marco Minniti, Nicola Latorre e Gianni Cuperlo. Il primo scrive organicamente per il Cavaliere. Si deve campare. Il secondo ha una società di comunicazione, ndo cojo cojo. Il napoletano cercò di mollare il pacco di comunicazione elettorale chiavi in mano ad Agazio Loiero quando si presentò la prima volta da governatore. Vincendo. Era aritmeticamente impossibile che un ex comunista “fricasse” un ex democristiano. Il terzo, il nostro Minniti, è passato con Veltroni. Silenzio: si occupa di servizi segreti. Il quarto, il pugliese Latorre, sta per passare con Renzi. Questo è il ringraziamento? Che li cresci a fare i figli? Il quinto, il triestino Cuperlo, è l’unico che gli è rimasto fedele. Al punto che D’Alema l’ha lanciato nella corsa per la segreteria del Pd. Sbarrando la strada a Stefano Fassina di lotta e di governo. Ma questa è un’altra storia. Tornando alla collega Alagia, la medesima, partendo da un’affermazione (niente di che) di Renzi, «Voglio un Pd in cui vinca la leggerezza», ha rifatto, in pillole, la storia dei partiti tessuti non tessuti. In pvc e pth. Per un verso. E di voile di seta, per altro verso. PS. (Nell’era Bersani) Al posto di Rondolino c’è Stumpo. Al posto di Velardi c’è Zoggia. Al posto di Latorre c’è D’Attorre. C’è la rima ma anche questa è un’altra storia.

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