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Quando si parla di portare un neonato, l’immagine che viene alla mente è quella di un bimbo avvolto nella fascia lunga. Nei dipinti, nelle fotografie etniche che arrivano dai paesi africani l’immagine è quasi sempre focalizzata su questo unicum che continua ad avvolgere il piccolo al corpo della mamma. Un’usanza antica, che la civilizzazione ha portato ad accantonare a favore dei più moderni marsupi. Ma, come sempre, pare che le vecchie generazioni avessero maggiore saggezza nonostante le minori conoscenze.
Sta di fatto che, secondo alcuni studi, il marsupio moderno potrebbe provocare qualche problema alle anche dei neonati e per questo motivo gli esperti stanno tornando ad orientarsi verso questo tradizionale metodo di trasporto dei bebè. Tra i primi a credere in questo metodo c’è un’associazione di Cosenza, “Mammachemamme”, e una clinica che hanno istituito un corso ad hoc per incentivare questo metodo. Una ventina, finora le neomamme cosentine che si sono cimentate con l’allaccio della fascia (vero spauracchio per chi inizia) e da settembre si organizzeranno altri incontri gratuiti sull’arte del portare. Anzi il primo partirà proprio nella prima settimane di settembre ed è aperto alle mamme “panciute” che sono iscritte al corso di accompagnamento alla nascita della clinica del Sacro Cuore. I vantaggi sono presto detti: portare con la fascia riduce il pianto dei bambini, contribuisce a renderli più autonomi, è comodo, pratico ed ecologico e migliora lo sviluppo corporeo dei piccoli. Ma l’associazione fatta di mamme per le mamme fa anche di più: ha infatti istituito una “fascioteca” in cui è possibile noleggiare le fasce per chi vuole solo provare o per chi non ha intenzione di acquistarle. Anche perché è difficile reperirle nei negozi, tanto che l’associazione ha dovuto rivolgersi ad altri gruppi di mamme fuori regione.
A testimoniare come questa “nuova” tendenza abbia i suoi vantaggi è una delle mamme cosentine che per prima ha abbracciato questa filosofia del portare. Si tratta di Rosamaria Marino, ingenere, da quattro mesi mamma della piccola Mariasofia. «Quando ho iniziato il corso preparto lo scorso gennaio – racconta – per me le fasce erano sconosciute, ma quando la dottoressa Cecilia Gioia ci ha introdotte a questa metodologia ne sono rimasta affascinata. Solo dopo la nascita della bambina mi sono resa conto che non era semplice riuscire a legare la fascia e mi ero un po’ scoraggiata. Ma per fortuna ho un marito fantastico (Domenico Gabriele, ricercatore, ndr) che, vedendomi un po’ sconfortata, ha deciso di metterla su lui stesso».
Un paio di giorni di prove e poi anche la neomamma è riuscita a trovare non solo la giusta metodologia per assicurare la fascia intorno a se e alla bimba, ma anche la posizione che la piccola mostrava gradire maggiormente.
«La sensazione di sentirla pancia sulla pancia è stata fantastica – racconta – mi sembrava che il distacco non ci fosse mai stato. E’ stato bellissimo riuscire a muovermi con autonomia, con le braccia libere, con lei sicura accanto a me. Un episodio curioso mi è capitato in un centro commerciale. Ho incrociato una signora africana, vestita con i tipici abiti colorati, che spingeva un passeggino con un bimbo piccolo e ha incrociato il mio sguardo. Ero vestita in jeans e maglietta molto occidentale e portavo la fascia così tipica della sua cultura. E’ stato un incrocio di culture divertente».
Per Rosamaria, insomma, un’esperienza da raccomandare alle future mamme? «Sì, sia per la praticità che per la sensazione che da. E poi i costi sono del tutto alla portata di tutti, non si superano i 60 euro. Ma chi vuole può anche noleggiarla per molto meno».
In realtà il ritorno alla fascia si inserisce in una tendenza più complessiva di vivere la nascita, che va dall’allattamento esclusivo al seno, allo svezzamento naturale, dall’utilizzo di pannolini ecologici-lavabili, al massaggio infantile. Un percorso affascinante ma non sempre facile per chi deve coniugare il ruolo della mamma con quello della lavoratrice. Per ora le puerpere potranno accontentarsi di essere “mamme canguro”.

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