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Mani occupate, mani felici (Fonzie)
Ora di punta. Stai lì, nella ressa, attaccata al manicotto, cerchi di non cadere, respiri a naso chiuso pensando ai fatti tuoi, quando, all’improvviso, la senti scivolare. Pensi, mi sto sbagliando, cerchi di girarti, più ti muovi, più quella ti resta attaccata alle chiappe. La mano morta, a cui vorresti reagire, con mano viva, con un mal rovescio ben assestato. A quelli che pensano sia solo un problema nostrano, dico, non è vero. La mano morta, in Giappone, è di casa. Il 70 per cento delle studentesse giapponesi, recita una indagine nipponica, è stata, almeno per una volta nella vita, sfiorata da sì viscido arto. Nulla affatto morto, ma piuttosto lubricamente vivo. Sono talmente tanti i portatori sani di arto morto che molte scuole femminili hanno inoltrato una richiesta ufficiale allo Stato perché siano approntate speciali carrozze “in rosa”, per sole donne, quanto meno negli orari in cui finiscono o iniziano, le lezioni. Qualche insegnante dagli occhi a mandorla e dal cervello fino ha consigliato alle ragazze di girare con uno spillone in tasca, pronte a infilzare l’arto. A riportarlo in vita, ecco. Cura d’urto. Consiglio che faccio mio e rilancio a voi, frequentatrici impudiche di mezzi pubblici. Comunque i nipponici sono gente pratica, pronti a vedere business ovunque questo si proponga e quindi hanno aperto dei locali dove si riproduce una carrozza della metro. Lì, per 50 euro, puoi palpare la cameriera del locale, che sta lì, ferma, dandoti le spalle, vestita da liceale. Tu pensa la tristezza. L’imbecille libido di certi uomini mi stupirà sempre. 

Mani occupate, mani felici (Fonzie)

Ora di punta. Stai lì, nella ressa, attaccata al manicotto, cerchi di non cadere, respiri a naso chiuso pensando ai fatti tuoi, quando, all’improvviso, la senti scivolare.
Pensi, mi sto sbagliando, cerchi di girarti, più ti muovi, più quella ti resta attaccata alle chiappe.
La mano morta, a cui vorresti reagire, con mano viva, con un mal rovescio ben assestato. A quelli che pensano sia solo un problema nostrano, dico, non è vero.
La mano morta, in Giappone, è di casa. Il 70 per cento delle studentesse giapponesi, recita una indagine nipponica, è stata, almeno per una volta nella vita, sfiorata da sì viscido arto. Nulla affatto morto, ma piuttosto lubricamente vivo.
Sono talmente tanti i portatori sani di arto morto che molte scuole femminili hanno inoltrato una richiesta ufficiale allo Stato perché siano approntate speciali carrozze “in rosa”, per sole donne, quanto meno negli orari in cui finiscono o iniziano, le lezioni. Qualche insegnante dagli occhi a mandorla e dal cervello fino ha consigliato alle ragazze di girare con uno spillone in tasca, pronte a infilzare l’arto. A riportarlo in vita, ecco. Cura d’urto. Consiglio che faccio mio e rilancio a voi, frequentatrici impudiche di mezzi pubblici. Comunque i nipponici sono gente pratica, pronti a vedere business ovunque questo si proponga e quindi hanno aperto un  locale il “Train Cafè” dove si riproduce una carrozza della metro. Lì, per 50 euro, puoi palpare la cameriera del locale, che sta ferma, dandoti le spalle, vestita da liceale.
Tu pensa la tristezza. L’imbecille libido di certi uomini mi stupirà sempre. 
Ah, in Giappone i  portatori di mano morta li chiamano chikan, cioè “uomo stupido”. A capisse. 

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