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Gli anglosassoni la chiamano sentiment analysis e, anche se si occupa di conoscere opinioni, impressioni, e sensazioni delle persone, non è una posta del cuore e non riguarda la psicoanalisi delle passioni umane. Il termine indica quel settore dell’informatica che scopre i comportamenti, le preferenze e le percezioni che le persone hanno di fatti, argomenti, persone, temi, prodotti e altro ancora. L’analisi viene fatta tramite algoritmi che scavano nel web, nei blog, nelle email, nei social network (primi fra tutti twitter e facebook) per individuare parole, frasi, espressioni rilevanti che le persone pubblicano su internet e da questi scoprire i loro pensieri. In breve, per sapere cosa pensano di un dato fatto o argomento e quindi cosa preferiscono e come si comportano.

In tutto questo c’è poco di romantico e molto di business, perché spesso la sentiment analysis è legata ad interessi economici, alla pubblicità, a studiare i comportamenti dei dipendenti, piuttosto che dei candidati ad un posto di lavoro. Per queste ragioni, è necessario levare via gli aspetti romantici che il termine potrebbe richiamare e saper valutare come l’analisi di quello che pubblichiamo su internet possa influire sull’opinione che qualcuno che non conosciamo e forse non conosceremo mai, si possa fare di noi e così possa influenzare la nostra vita.

Lo scandalo Datagate giustamente sta allarmando il mondo e ha scoperchiato una pentola gigantesca di spionaggi mondiali che coinvolgono tutti. L’uso di tecniche di sentiment analysis oggi è molto sofisticato e può penetrare nella nostra privacy, molto di più di quello che si possa credere. La sentiment analysis che può fare e starà già facendo la NSA americana sulle enormi montagne di dati di cui si è impossessata potrebbe avere effetti inimagginabili. Giusto per fare un piccolo esempio, analizzare le telefonate di Angela Merkel può permettere loro non soltanto di sapere con chi e di cosa ha parlato in passato, ma anche di prevedere come lei si comporterà su determinate questioni in futuro.

Il monitoraggio costante che viene fatto delle fonti internet e di tutto quello che va online permette di acquisire conoscenze incredibili delle abitudini e delle preferenze politiche, commerciali, sportive e di altro tipo delle persone. Non mancano software molto raffinati che filtrano i contenuti web alla ricerca delle informazioni (post, tweet, email) pertinenti su qualsiasi argomento si voglia valutare. Sicuramente molti di questi algoritmi possono essere e vengono usati per benefici sociali e pubblici, ma allo stesso modo altri usi possono mettere a rischio la privacy e la libertà delle persone. Dunque attenti a divulgare con tutto quello che ci riguarda su internet, e comunque meglio essere consapevoli dei rischi, perché un giorno anche un piccolo tweet potrebbe essere usato contro di noi.

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