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Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie (Le golose, Guido Gozzano) 
Oggi si apre la prima finestrella del mio personalissimo Calendario della Cornacchia, in attesa dell’avvento.
Sarà fatto di dolcezze e letture.
Niente di straordinario o innovativo. Per ventitré giorni (o almeno ci provo eh) abbinerò ad una ricetta un libro. Molti saranno legati alle feste, molti no. Io non sono brava in cucina, ma leggo molto. Cerco la compensazione, un ravvedimento. Una carezza, senza scomodare Proust e le sue madeleine, un ricordo di bambina (un giorno posterò la ricetta della crostata di mia nonna Teresa o dei krapfen di mia nonna Maria e lì saranno le lacrime a scendere. Tonde, bagnate e malinconicamente dolci)
Oggi, primo dicembre, a Rossano è tradizione fare i fritti di Natale. E’ beneaugurante. Si fanno in tutte le case. Crustoli, pasta a confetti. Croccante e giuggiulena. A ognuno di questi dolci lego un pensiero festoso. 
In onore della tradizione apro con la ricetta dei crustoli, quella di casa mia, è semplicissima ci vogliono:
2 parti di vermouth e una di olio 
farina qb
olio di semi
 miele 
In una pentola si mettono insieme vermouth e olio, quando fa gli “spillini” è caldo, si toglie dal fuoco e si lascia riposare.
Su una spianatoia si preparara la farina a fontana e ci si versa dentro l’olio e il vermouth e si lavora fino ad avere un impasto morbido e setoso. Si fanno come dei grissini si tagliano a pezzi si passano sulla grattugia e si friggono. Una volta fritti si passano nel miele.
Mentre vi scrivo mia mamma e mia cugina, la piccola Terry, li stanno friggendo. Sento l’odore dal telefono, insieme una stretta al cuore. 
Il libro perfetto mi è sembrato Il partigiano Jonnhy, di Beppe Fenoglio. Molto poco festivo, mi rendo conto. Lo lego ai crustoli perché una volta leggendo una biografia di Fenoglio, scoprii che per un periodo della sua vita finì con il lavorare in una cantina di Alba che produceva vermouth e spumanti. Da allora lego il sapore dell’anice a lui. 

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie  
(Le golose, Guido Gozzano

Oggi si apre la prima finestrella del mio personalissimo Calendario della Cornacchia, in attesa dell’Avvento.Sarà fatto di dolcezze e letture.
Niente di straordinario o innovativo ma spero utile e divertente.
Per ventitré giorni (o almeno ci provo eh) abbinerò ad una ricetta un libro. Molti saranno legati alle feste, molti no.
Io non sono brava in cucina, ma leggo molto. Cerco la compensazione, un ravvedimento. Una carezza, senza scomodare Proust e le sue madeleine, un ricordo di bambina (un giorno posterò la ricetta della crostata di mia nonna Teresa o dei krapfen di mia nonna Maria e lì saranno le lacrime a scendere. Tonde, bagnate e malinconicamente dolci)
Oggi, primo dicembre, a Rossano è tradizione fare i fritti di Natale. E’ beneaugurante. Si fanno in tutte le case.
Crustoli, pasta a confetti. Croccante e giuggiulena. A ognuno di questi dolci lego un pensiero festoso. 
In onore della tradizione apro con la ricetta dei crustoli, quella di casa mia, cose di generazioni. E’ semplicissima, servono:

2 parti di vermouth e una di olio

farina qb
olio di semi
miele 

In una pentola si mettono insieme vermouth e olio, quando fa gli “spillini” (è caldo), si toglie dal fuoco e si lascia riposare.Su una spianatoia si preparara la farina a fontana e ci si versa dentro l’olio e il vermouth e si lavora fino ad avere un impasto morbido e setoso. Si fanno come dei grissini si tagliano a pezzi si passano sulla grattugia e si friggono. Una volta fritti si passano nel miele. 

Mentre vi scrivo mia mamma e mia cugina, la piccola Terry, li stanno friggendo. Sento l’odore dal telefono, insieme una stretta al cuore

Il libro perfetto mi è sembrato Il partigiano Johnny, di Beppe Fenoglio. Molto poco festivo e festoso, mi rendo conto. E’ che io lo lego ai crustoli perché, anni fa, leggendo una biografia di Fenoglio, scoprii che per un periodo della sua vita, una volta finita la guerra e con il desiderio di scrivere ma costretto a lavorare per vivere, finì a prestare la sua  opera in una cantina di Alba che produceva vermouth e spumanti. Da allora  il sapore dell’anice è partigiano. E’ Fenoglio.

 ps E’ tardi lo so, ma i ricordi, come le ricette, come i libri, come i consigli, quando arrivano, arrivano 

 

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