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Che macchina strana è mai l’uomo! La riempi di pane, pesci, erbaggi, e ti restituisce respiri, risate, sogni (Da Zorba il Greco, Nikos Kazantzakis)
 Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 6 
Mia zia Annella (un’altra zia, lo so. Ne ho tante e tante sono meravigliose) per lunghi anni, d’estate, è andata in vacanza in Grecia.
Da queste vacanze tornava sempre molto abbronzata, riposata e con saponette all’olio d’oliva per tutti. Un anno, il primo, tornò con la folgorazione: la ricetta originale della moussakà. 
Da allora e per anni ne abbiamo mangiato in quantità. Per motivi che non ho mai teso a scoprire era diventato il nostro piatto tipico natalizio. Nel senso che mia zia la preparava ad ogni vigilia. Erano gli anni delle cene grasse e grosse con tutta la mia grossa famiglia. Cene caciarone piene di persone. Si passavano giornate intere a stabilire dove si dovesse cenare, una volta deciso bisogna mettersi d’accordo su chi portava cosa, a parte Annella che faceva la moussakà, come una costante matematica. Un anno decidemmo tutti, e tutti eravamo tanti, di andare alla messa di mezzanotte. Era l’anno in cui la Cattedrale era in restauro, quindi la messa si tenne nella più piccola chiesetta di San Domenico. Occupammo tre banchi circa. La gente ci guardava quasi con stupore, anche alcuni tra noi erano stupiti. Insomma c’era chi da tempo non si recava in simili ameni luoghi sacri e  la cosa ci lasciava basiti. Nonostante il mangiato, una sola cosa si riproponeva, spesso: la melanzana della moussakà. Per chi non lo sapesse,  seguirà ricetta, la moussakà è una tipica pietanza greca fatta con melanzane, carne tritata, patate, besciamella e olio. Molto olio. Galleggia nell’olio. Indubbiamente sarà vero che “Italia – Grecia, una faccia, una razza” (Salvatores doocet). Ma sono certa che loro hanno un apparato digerente più tosto del nostro. Ah, per mio nonno Aldo è sempre rimasta una parmigiana con la carne. 
Ingredienti:
1,5 kg. melanzane tonde
700 gr. carne trita di agnello (in mancanza vitellone)
2 cipolle tritate
600 gr. di pomodori maturi
1 bicchiere di vino bianco secco
sale – pepe – aglio – alloro
1 pezzo di stecca di cannella
bahari (se si trova)
2 chiodi di garofano (facoltativo)
1 presa di noce moscata (facoltativo)
1 presa di cumino (facoltativo)
bechamelle con 1 tuorlo d’uovo
150 gr. di formaggio grattugiato (padano e pecorino)
poco pangrattato
olio extravergine
 
Per insondabili motivi alla “Moussakà di zia Annella” il libro che  associo è “Divorzio all’islamica a viale Marconi” (edizioni E/O) L’algerino Amara Lakhous racconta la storia di Issa che va a vivere nella comunità araba di Roma ed incontra Sofia, giovane egiziana che vive col marito Said, archietto reinventato pizzaiolo. I due s’innamorano, come succede nelle storie migliori. Solo che Issa è in realtà Christian, siciliano che parlo un arabo perfetto, infiltrato dai servizi segreti, che temono un attentato da parte di una cellula dormiente integralista! Commedia nera, tagliente ed ironica, che va avanti davvero in maniera divertente e surreale, mostrando come la questione non è dove nasci, ma come sei.
Ah, la moussakà di mia zia Annella era fatta con amore, è da un po’ che non la fa più. Oggi, ora, qui le confesso, mi manca.

Che macchina strana è mai l’uomo! La riempi di pane, pesci, erbaggi, e ti restituisce respiri, risate, sogni (da Zorba il Greco, Nikos Kazantzakis)

 

 Calendario della Cornacchia (in attesa dell’Avvento) giorno 6 

Mia zia Annella (un’altra zia, lo so. Ne ho tante e tante sono meravigliose) per lunghi anni, d’estate, è andata in vacanza in Grecia.
Da queste vacanze tornava sempre molto abbronzata, riposata e con saponette all’olio d’oliva per tutti. 

Un anno, il primo, tornò con la folgorazione: la ricetta originale della moussakà. Da allora e per anni ne abbiamo mangiato in quantità. Per motivi che non ho mai teso a scoprire era diventato il nostro piatto tipico natalizio. Nel senso che mia zia la preparava ad ogni vigilia. Erano gli anni delle cene grasse e grosse con tutta la mia grossa famiglia. Cene caciarone, piene di persone

Si passavano giornate intere a stabilire dove si dovesse cenare, una volta deciso bisogna mettersi d’accordo su chi portava cosa, a parte Annella che faceva la moussakà, come una costante matematica. Il primo erano rigorosamente vermicelli con le cozze, comprate, pulite, lucidate e cucinate da nonno Aldo.

Un anno decidemmo tutti, e tutti eravamo tanti, di andare alla messa di mezzanotte. Era l’anno in cui la Cattedrale era in restauro, quindi la messa si tenne nella più piccola chiesetta di San Domenico. Occupammo tre banchi circa. La gente ci guardava quasi con stupore, anche alcuni tra noi erano stupiti. Insomma c’era chi da tempo non si recava in simili ameni luoghi sacri e  la cosa ci lasciava basiti. Nonostante il mangiato, una sola cosa si riproponeva, spesso: la melanzana della moussakà. Un solo pensiero si arrotava in testa: “Datemi un geffer” o “Trovatemi del bicarbonato”

Per chi non lo sapesse,  seguirà ricetta, la moussakà è una tipica pietanza greca fatta con melanzane, carne tritata, patate, besciamella e olio. Molto olio. Galleggia nell’olio. Indubbiamente sarà vero che “Italia – Grecia, una faccia, una razza” (Salvatores doocet), ma sono certa che loro hanno un apparato digerente più tosto del nostro.
 Ah, per mio nonno Aldo è sempre rimasta una parmigiana con la carne

Ingredienti:
1,5 kg. melanzane tonde
700 gr. carne trita di agnello (in mancanza vitellone)
2 cipolle tritate
600 gr. di pomodori maturi
1 bicchiere di vino bianco secco
sale – pepe – aglio – alloro
1 pezzo di stecca di cannella bahari 
2 chiodi di garofano (facoltativo)
1 presa di noce moscata
1 presa di cumino (facoltativo)
besciamella con 1 tuorlo d’uovo
150 gr. di formaggio grattugiato (padano e pecorino)
poco pangrattato
olio extravergine

 Per insondabili motivi alla “Moussakà di zia Annella” il libro che  associo è “Divorzio all’islamica a viale Marconi” (edizioni E/O). L’algerino Amara Lakhous racconta la storia di Issa che va a vivere nella comunità araba di Roma ed incontra Sofia, giovane egiziana che vive col marito Said, architetto reinventatosi pizzaiolo.
I due s’innamorano, come succede nelle storie migliori. Solo che Issa è in realtà Christian, siciliano che parlo un arabo perfetto, infiltrato dai servizi segreti, che temono un attentato da parte di una cellula dormiente integralista! Commedia nera, tagliente ed ironica, che va avanti in maniera divertente e surreale, mostrando come la questione non è dove nasci, ma come sei.

La moussakà di mia zia Annella era fatta con amore, è da un po’ che non la fa più. Oggi, ora, qui le confesso, mi manca.

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