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In un post dello scorso mese di gennaio, abbiamo accennato al libro di Michel Serres, Non è un mondo per vecchi e alle sue riflessioni su come i computer e Internet hanno modificato lo spazio e il tempo che viviamo. In quel libro, Serres fa altre riflessioni che sono anche più importanti e dimostrano quanto sia lunga la vista (visionaria) di questo epistemologo che dall’alto dei suoi ottantatré anni, se ne fa un baffo delle rottamazioni dei cinquantenni d’impronta renziana. La questione di primaria importanza che pone Serres è legata al fatto che i computer e le loro reti stanno cambiando le menti delle persone e il loro modo di pensare.

Internet ha iniziato a cambiare la mente umana come lo ha fatto l’invenzione della stampa di Gutenberg che ha permesso la diffusione del libro, strumento di trasmissione della conoscenza come nessun altro mezzo aveva permesso prima. I libri hanno creato nuovi modi di pensare influenzando non solo i contenuti della mente ma, nel tempo, anche i suoi processi permettendo al nostro cervello di ragionare a partire dai contenuti fermati in quelle pagine e dedicandosi all’elaborazione di quei contenuti senza doverli ricostruire ex novo.

Come in passato con la stampa, oggi con il computer e Internet sta cambiando l’oggetto e il soggetto del pensiero. I computer e le loro reti diventano memorie ausiliarie praticamente infinite e costituiscono nuovi elementi connettivi e di elaborazione per le informazioni che usiamo, di fatto permettendo o forzando la nascita di nuovi modi di pensare che superano e integrano quelli usati finora perché, come dice Serres, “molte delle vecchie funzioni del pensiero sono sostituite dal computer”. Così, ad esempio, quando usiamo Google per cercare una informazione che ci serve o interagiamo su Facebook con i nostri amici, le nostri menti imparano ad usare questi strumenti senza volersi sostituire a loro per elaborare quello che loro già ci danno e si dedicano a quelle funzioni che i computer non svolgono per noi e soltanto a quelle.

I dati li cerchiamo e continuamente li troviamo nella memoria del nostro PC o in quella di milioni di altri connessi al Web o ai cloud. Le nostre comunicazioni sono mediate e realizzate dalle reti e tutto questo influisce sul nostro cervello che sa reagire adattandosi elasticamente a questi nuovi scenari. Dunque, milioni di persone e le loro teste ogni giorno cambiano in un processo di adattamento celebrale di massa silenzioso, inarrestabile ed irreversibile. Un processo che nelle menti dei ragazzi nativi digitali avviene più velocemente e naturalmente, ma che riguarda anche gli adulti seppure in forme diverse e più lente.

E’ bene tener presente che quello che sta avvenendo e avverrà non è legato ad un nuovo elettrodomestico o ad strumento moderno che semplifica una o due funzioni della nostra giornata. I computer e la rete stanno creando un nuovo uomo e una nuova donna (per inciso, Serres pensa che saranno le donne le protagoniste del futuro) trasformati, nel bene e nel male, da una rivoluzione di portata storica che in pochi anni li porterà ad essere qualcosa di diverso da quello che sono stati.

Dato questo scenario assumere atteggiamenti da apocalittici o avere un approccio da integrati, non ci permette di essere soggetti attivi, anche critici, di questo enorme cambiamento sociale, politico, ed insieme pedagogico, psicologico e fisiologico. Non ci permette di comprendere l’enorme trasformazione che sta avvenendo anche dentro di noi, nelle nostre teste, a causa della rivoluzione digitale.

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