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Durante la recente campagna elettorale Beppe Grillo ha teorizzato il «processo online» nei confronti di politici, imprenditori e giornalisti, e del conseguente diritto allo «sputo digitale». Una sorta di gogna cibernetica. «Ci vuole un processo pubblico», aggiungeva, «si tirerà a sorte una giuria di cittadini incensurati e determineremo come farci ridare tutti i soldi che hanno rubato e come indirizzarli a qualche lavoro sociale». 

Poi c’è lo sputo vero, che è un’altra cosa e che la Cassazione, con una sentenza che scende nei dettagli, ha spiegato che può essere multato per il reato di deturpamento «allorché, per la particolare densità, o perché reiterati, risultino idonei ad imbrattare il bene, sporcandolo e insudiciandolo». 
“Vietato sputare”, era il vecchio cartello degli anni Quaranta del secolo scorso, quando la Tbc mieteva vittime. Ora è la nuova ordinanza di Palma Campania, emessa dal sindaco Vincenzo Carbone. “I trasgressori – recita l’ordinanza – saranno puniti con multe che vanno da 25 a 500 euro”. L’ordinanza è riferita in particolare alle persone immigrate, che secondo il primo cittadino del paese campano, praticherebbero tale attività con particolare frequenza. Nella premessa dell’ordinanza si fa esplicito riferimento all’insediamento sul territorio di comunità di “diverse etnie aventi culture, usi e costumi differenti”. 
Dopo lo sputo digitale, lo sputo reato e lo sputo razzista c’è anche lo sputo artistico. Quello con cui Pippo Baudo, anni fa, durante una riunione di redazione di “Centocinquanta”, colpì (pare solo di striscio) Claudio Donat Cattin, autore del programma e stretto collaboratore del co-conduttore (con Baudo) Bruno Vespa. 
E poi c’è lo sputo storico. Accadde a Caulonia dal 5 a 9 marzo 1945 durante la rivoluzione di Pasquale Cavallaro che, intervistato da Sharo Gambino negli anni ’60, raccontò, tra i tanti, questo aneddoto: «Il primo giorno repubblicano il sindaco (se medesimo n.d.r.) nomina un Tribunale del Popolo, composto da trecento cittadini, per redimere le ingiustizie che sarebbero state perpetrate dai “signurini” nel corso del tempo. Ebbene, mentre si processava lo spione di turno lo stesso viene punito ricevendo in bocca lo sputo dei trecento giurati». 
E, infine, c’è lo sputo canoro. Che richiama il grande Lucio Dalla il quale, sul citofono della sua casa in via D’Azeglio a Bologna, fece scrivere: “Commendator Domenico Sputo”. Lo pseudonimo che si era dato Lucio.
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