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Cui si marita sta cuntentu nu jornu; cui ammazza ‘u porcu sta cuntentu n’annu“.
Ah la sintesi, tra croci e delizie, del dialetto. Il suo essere concreto ma non ascoltato. Infatti continuano a farlo, per l’esattezza in 78.171 dall’inizio dell’anno a questo preciso momento (fonte italiaora.org). Nella gioia e nel dolore, nella buona e, visti i tempi, cattiva sorte si insiste nel voler convolare a giuste nozze. Oggi, quindi, parliamo di matrimoni. Sta per aprirsi, per alcuni fortunati è già partita, la stagione d’oro degli hooligans dei fiori d’arancio. Il periodo caldo. Il clou. In chiesa o in municipio, davanti a un prete o a un sindaco, quello che conta è farlo. Mettere e mettersi l’anello al dito. “Incroccare” la fede al ritroso anulare. A un passo dal divorzio breve molte coppie non demordono: vogliono convolare a nozze. Certo ogni tre minuti e mezzo un matrimonio va in fumo. Un divorziato su quattro è under 35 e la maggior parte dei separati torna a vivere con mammà.
Io poi ho una personale e non ufficiale statistica di coppie che si sono “spezzate” durante i faticosi, estenuanti e in alcuni casi debilitanti “preparativi” al grande evento, distrutti da liste nozze e liste invitati, scelta di bomboniere e menu, stretti tra madri e suocere (future prossime). 

Ma questa è un’altra storia, il lato opaco della medaglia. La parte oscura della forza. Il fico secco delle famose nozze. Invece io è di Resurrezione nell’amore nuziale che voglio parlare. E’ di gioia che voglio riempire i nostri aridi cuori, e non parlando di connubi qualsiasi, no, ma parlando di “sposalizi alla calabrese”.

Il matrimonio in Calabria

Quelli che hanno la, meritata, fama di durare una Quaresima, alla quarta ora seduti alla stessa tavola, con ancora davanti le due portate del secondo di pesce, invocherete anche voi il perdono per i vostri peccati pregando nel contempo di essere liberati dal desco. Oltretutto, ancora lo fanno in molti paesi, dopo essere stati a tavola per ore tali da mettere insieme anni di pranzi e cene, la sera tardi è uso e abuso andare a fare la serenata sotto casa dei fortunati neo sposini, il “disturbo della prima notte” lo chiamano (come se dopo tutto quel delirio qualcuno consumasse davvero), una spaghettata di mezzanotte in salsa di zagare. Difatti la sposina, dopo pochi attimi di contenuta e prevista ritrosia, deve spalancare le finestre e mettersi a cucinare qualcosa da offrire all’orda di parenti e amici presenti all’evento. Evidentemente ancora non sazi. Il che la dice lunga sulla capacità pantagruelica regionale di contenere cibo nel corso di una stessa giornata.

Quelli dove è noto si rispolverino parenti che i più credevano essere tornati alla casa del Signore da tempo immemore, salvo poi rincellofanarli nella naftalina a “sì” pronunciato.

Quelli dove lo sposo a un certo punto deve dare un taglio alla cravatta e con la parte recisa deve andare in giro tra i tavoli per vendere il lembo di seta e recuperare soldi, probabilmente per tentare di appianare i debiti contratti dalle rispettive famiglie per sfamare l’orda degli invitati. Questa usanza andava perdendosi, vista la “truscia” degli ultimi tempi è tornata alla grande.

Quelli dove i luoghi comuni si sprecano, perché in realtà Enzo Miccio (noto maitre a pensar di nubendi allo sbando) lo hanno scoperto anche qui, e tutto è diventato glamour, fashion, red carpet, si parla di location, outifit della sposa e tableau per gli invitati, niente è più cheap o affidato al caso. Vagamente cafone, a volte, quello sì. Ma son gusti.
Ci sono poi tutta una serie di complesse regole su chi deve comprare cosa a chi, e chi deve pagare cosa a chi. Ma è argomento volgare, il denaro è del demonio, lasciamo che siano altri a preoccuparsene.
Fossi in voi, però, abolirei questo vezzo di far diventare la promessa di nozze un petit marriage. Insomma essere un po’ cheap può essere molto glam.

Nel tempo si va perdendo anche il costume dei “compari d’anello” mitiche figure che avevano l’obbligo di comprare e custodire le fedi sino al momento x, quello del sì. Erano tipo quelli cui dovevi qualcosa ma non li volevi come testimoni. Gli davi un ruolo e poi li abbandonavi lì, come caramelle scartate. Bomboniere mal riuscite.  

Ah a Rossano, un tempo, di maggio non ci si sposava. Già, proprio di maggio il mese per elezione dei nunziandi, il mese della Madonna, be’ nella terra delle “timpe russe” e a quanto pare dei “mali cristiani”, si diceva ci fosse un giorno che portava sfortuna. Non sapendo quale fosse nessuno si arrischiava a convolare. Tempi moderni, ora iniziano a sposarsi anche a maggio. Io non lo farei. A vostro rischio e pericolo, come a dirsi.
Un capitolo a parte meriterebbero i matrimoni arbereshe, che sono un tripudio di colori, canti, sapori e tradizioni. 

Il primo letto

In Calabria, poi, ancora resiste la tradizione del “primo letto”, a farlo, nella magione nuova di zecca degli sposini, sono le donne di casa di entrambi i futuri coniugi. E’ tutto un pizzo, un merletto, un ricamo, la sposa non deve assistere e nessuno ci si deve sedere fino a nozze avvenute. Io nella mia carriera di “invitata perfetta a nozze altrui” ne ho fatti ben tre. Allo stato delle cose, tutte le coppie che hanno usufruito del mio primo letto stanno ancora insieme, paiono felici e hanno figliato. Quindi, nel caso, tenetemi presente come porta-fortuna. Che ne avete bisogno, per la sola idea di voler stare insieme per sempre a qualcuno “ci vuole tanto, troppo coraggio”. A sposarlo, poi. 

Il corredo

Ho quaranta e rotti anni, mia madre ha iniziato a “mettere da parte qualcosina” per il mio corredo da prima che nascessi. Ricordo ancora, atterrita, lei e le mie zie avvicendarsi estasiate intorno al, per noi cugine, famigerato “Michele il commesso” un barese capace di attrarre donne come la carta moschicida con le mosche intorno alle sue lenzuola, asciugami, copriletti, tovagliati e Dio solo sa cosa. Ora ho tipo tre/quattro bauli da viaggio pieni zeppi di crine, macramè e pregiate stoffe. Qualsiasi cosa succeda, a qualunque livello di modernità si sia giunti, non ho ancora conosciuto una sola madre calabrese che rinunci a fare il corredo per la figlia. Non una.

Quattro chiacchiere con la wedding planner

Mai a dirsi che da noi ci sia ancora qualcuno che vuol vedere il lenzuolo esposto il giorno dopo. Siamo nel nuovo millennio e anche da qui nella “matrigna” si inizia a capire che forse è meglio, al fine di non impazzire, rivolgersi a gente esperta. I wedding planners, tremate, tremate sono ammarati anche in Calabria, ne abbiamo incontrate due. Sono perfette, sono giovani, belle, motivate e, cosa fondamentale credono nell’amore. Si chiamano Lorenza e Valentina e la loro società opera a Cosenza. Sono entrambe laureate in Lingue e Letterature Straniere all’Unical, hanno lavorato a lungo in Inghilterra come assistenti di lingua italiana nella scuole e poi hanno deciso (impavide e coraggiose) di trovare qualcosa che le facesse non solo tornare in Calabria ma tornare spendendo in maniera utile la loro laurea. Hanno quindi deciso di seguire un master post-lauream all’università di Firenze in “Comunicazione e creazione di eventi”. Caso volle che per lo stage venissero assegnate ad un’agenzia di Wedding Planning (una delle più famose in Toscana) che si occupa di matrimoni per stranieri.
«L’esperienza con l’agenzia toscana – racconta Lorenza – è stata illuminante, Sandra la titolare era fenomenale, molto professionale.
E lì che abbiamo iniziato ad imparare le regole del gioco. Si lavorava moltissimo (americani, tedeschi, francesi), seguivamo tanti matrimoni e abbiamo così potuto acquisire competenze organizzative oltre a migliorare il nostro inglese. Enzo Miccio ancora non esisteva o meglio non era così conosciuto. Ci concentravamo soprattutto sul planning, appunto, e cioè sul disbrigo delle pratiche, e nel fornire i servizi richiesti nel miglior modo possibile. Dopo tre anni a Firenze abbiamo deciso di rientrare a Cosenza, Firenze è una città complicata, cara e purtroppo poco ospitale, anche se meravigliosa.
Con l’aiuto dei nostri genitori abbiamo prima aperto l’agenzia di viaggi (ancora operante) perché nel 2006 la Calabria non era ancora pronta per i Wedding Planners, poi pian pianino abbiamo inserito anche l’organizzazione di eventi. Certo facciamo un lavoro bellissimo, (viaggi ed eventi) ma ci siamo dovute rimboccare le maniche. Non cedere alla paura, al dubbio, all’incalzare della crisi. Lavoriamo quasi 12 ore al giorno con tante responsabilità
».
Hanno diviso i loro compiti, Valentina, prevalentemente si occupa di viaggi mentre Lorenza è più concentrata sui matrimoni: «Ma ovviamente in bassa stagione io aiuto Vale in agenzia così come fa lei con me nei giorni che precedono gli eventi. Ognuna è al corrente del lavoro dell’altra, insieme studiamo strategie e risolviamo problemi».

Insomma siete le signor Wolf dei futuri coniugi, ma andiamo nel dettaglio cosa fa di preciso un “wedding planner”?
Pianifica, organizza, progetta, crea uno stile. Io ho diviso il mio lavoro in due reparti: il planning, vero e proprio e cioè la parte pratica nell’organizzazione del matrimonio tipo: appuntamenti con fornitori, gli orari dell’evento, lo studio dei contratti e il design.
Parto quindi con la progettazione e poi arrivo a definirne i dettagli decorativi (nastri, fiocchi, colori, temi).
La seconda parte è in realtà la più faticosa, ma anche la più creativa. Devi trovare sempre nuove idee, capire e se possibile anticipare le tendenze, essere sempre aggiornata. Seguo le fiere di settore e sono in contatto con molte colleghe. Tante idee, poi, mi vengono quando sono in viaggio, mi lascio ispirare dai posti che visito».

Come contattate i clienti?
Passaparola, rapporti personali, internet, attraverso i contatti sul nostro sito www.calabrianweddingplanners.com

I calabresi iniziano a rivolgersi al wedding planner? E’ una figura che accettano e capiscono?
Quando ho iniziato nel 2007 ho fatto una fiera come espositore a Cosenza e ho trascorso 4 giorni a spiegare di cosa mi occupavo. Ora la televisione ci ha molto aiutato a promuovere il nostro lavoro. Sì, i calabresi iniziano ad avvicinarsi alla nostra figura, il problema è con i fornitori che ancora ci temono, non riescono a capire che per loro possiamo essere solo un valido aiuto.

Quanto spendono i calabresi oggi per un matrimonio e il numero degli invitati è calato causa crisi o il matrimonio continua a essere un sogno per cui vale la pena di indebitarsi?
Con me si spende sempre il giusto. Non sono per i grandi numeri ma per le cose belle. Certo da noi il capitolo invitati continua a incidere in maniera rilevante. 

Ci si sposa ancora molto in Calabria?
Sì e per fortuna, aggiungo. 

Nei matrimoni si segue la moda o vince l’individualità?
Entrambe, ma a noi piace personalizzare.

Quello che proponi piace sempre ai tuoi clienti? Se no, come ti comporti?
Cerco di capire lo stile ed i gusti delle mie spose. Sono tutte diverse tra loro. Do dei consigli e spiego le mie ragioni. Se una cosa non mi piace lo dico subito ma capisco anche che non tutto quello che propongo può piacere. Non mi offendo quindi. Di solito però ci prendo. E’ anche vero che le scelte fatte nascono da valutazioni comuni per arrivare ad una soluzione che soddisfi me e i clienti.

Quanto sono coinvolte le coppie nell’organizzazione?
Al 100%, io non posso sostituirmi a loro.

Le mamme la fanno ancora da padrona?
Certo, per fortuna! Sono fondamentali anche per rendere le spose più razionali e poi conoscono le dinamiche di famiglia. Per me sono insostituibili.

Ci si sposa in Calabria o si preferisce andare fuori?
La Calabria è la Calabria. Noi abbiamo organizzato matrimoni in Costiera ed in Toscana ma i calabresi ce lo chiedono raramente.

Ti piace il tuo lavoro?
Infinitamente. Anche se passo notti insonni e giornate al telefono. Ho sabati e domeniche pieni e faccio orari assurdi. E’ un lavoro impegnativo e con molte di responsabilità. A differenza dell’organizzazione di altri eventi nei matrimoni ci sono altre e diverse problematiche, c’è l’emozione da gestire, ci sono abitudini familiari diverse, e soprattutto, un carico enorme di aspettative. Nessuno vuole “sbagliare” niente nel “giorno più bello” per antonomasia.

Sai se esistono molte società di wedding planning in Calabria?
Si, negli anni passati ne sono nate diverse ma siamo in poche a resistere. Molte pensavano che potesse essere una professione da improvvisare, purtroppo non è così e mi dispiace quando vedo chi sminuisce il mio lavoro. Io dico sempre che il nostro è come il ruolo dell’architetto, se è bravo riesce a rendere bello e funzionale anche un piccolissimo appartamento ed il suo tocco si vede.

Infine quale è stata la richiesta più strana ricevuta e il momento di vero panico passato
Una sposa ci chiese un cammello, vero, perché voleva creare un ambiente desertico per lo foto. Confesso di averlo anche cercato, senza trovarlo. Sono riuscita a convincerla a cambiare ambientazione. Il momento di ansia assoluta invece è stato quando una bambina che doveva portare le fede all’altare se ne perse una fuori dalla chiesa. L’ho cercata dovunque, per fortuna l’ho trovata senza creare il panico intorno a me, ma ho passato venti minuti sudando.

(Nda) Mentre registravo questa intervista Lorenza era a Capri per festeggiare il suo secondo e felice anniversario di nozze. A dimostrazione che spesso capita le ciambelle riescano con il buco.

Nozze 2.0

Se non sei social, non sei nessuno. E’ una mia debolezza, io non vado neanche al bagno senza il mio smartphone (soprattutto al bagno). Tuitto, posto, bloggo, mi faccio selfie. Insomma l’intero repertorio della social-dipendente, quindi non ho potuto non adorare l’iniziativa di Google “Plan your wedding with Google”. Cioè organizza e pianifica il tuo matrimonio con Google.
C’è di tutto, puoi annunciare, anche via video la notizia alle persone più care in contemporanea, trovare la “meglio” location al mondo, pianificare le spese, creare un memo per l’evento per gli invitati, realizzare un sito web ad hoc, e condividere le foto. Il tutto gratis, senza spendere un euro extra. Gli ingredienti per un perfetto evento social per il giorno più bello sono tutti qui. “Social media congierge”, fatevi sotto.

Zuccherino e litigi

In chiusura una notizia e un avvertimento, siate sweety, siate dolci. Alcuni ricercatori dell’Ohio State University hanno infatti scoperto che una basso livello di zucchero nel sangue può rendere le persone più aggressive, arrabbiate e quindi propense al litigio con il proprio partner. Insomma, rischiate il diabete ma salvate il vostro matrimonio. Alzate la vostra glicemia e non litigate.

Be’ dopo tutto questo che dire, fatelo, se ci credete, maritatevi, siate felici o almeno provateci. Auguri e “speriamo che sia femmina”

 

 

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