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«Quando c’è una tempesta e stai di fronte a un albero… se guardi ai suoi rami, giureresti che stia per cadere. Ma se guardi al tronco, vedrai la sua forza».
Ieri, al cinema, ho visto “Revenant”. Potente: non solo per i virtuosismi della macchina da presa diretta da Alejandro Iñárritu, maestro del piano sequenza; o per la spossante (anche per me che lo guardavo dal di qua dello schermo, comodamente seduto in poltrona) prestazione di Leonardo Di Caprio. È potente la rappresentazione della vita ridotta all’osso. Quella vita alla quale il cacciatore di pelli Hugh Glass si aggrappa sempre, anche quando sembra del tutto evaporata.
Lo so – mi sono detto ieri – può sembrare troppo romantico, anzi epico; e con una visione eroica tipica della cultura americana da conquista del West che non appartiene a noi europei (incapaci di soffrire o, se vogliamo, troppo sensibili alla sofferenza?). Ma le frasi che risuonano nella memoria del protagonista sono un mantra che ogni tanto farebbe bene anche a noi ripetere: «Non cedere. Finché hai fiato per respirare, combatti».
Insomma – ho pensato, all’uscita del cinema – se esiste un manifesto del “non mollare”, è di certo “Revenant”.

Stamattina, uscito con l’intenzione di dargli una raddrizzata, il mio orto – che di solito mi sembra una specie di foresta vergine – mi è parso poco più di un vaso rinsecchito su un davanzale, al cospetto della maestosa natura che domina in tutto il film di Iñárritu. Ma in compenso mi è sembrato che, almeno, vi facesse lo stesso fottutissimo freddo. E sono subito rientrato in casa…

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