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Negli ultimi anni la ‘ndrangheta ha sviluppato nuovi sistemi per celare le proprie comunicazioni, l’ultima frontiera sono i criptofonini, ecco cosa sono e perché i criminali li ritengono così sicuri (ma gli inquirenti li hanno “bucati”…)

L’indagine Gentleman 2 sul traffico internazionale di droga, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ed eseguita dalla Guardia di Finanza nei confronti delle cosche Forastefano-Abbruzzese, attive nell’alto Ionio cosentino, ha portato alla luce diversi episodi inquietanti ma ha anche offerto un quadro di insieme su alcuni aspetti specifici dell’organizzazione della ‘ndrangheta.

Assodato che la criminalità organizzata calabrese ha assunto in modo ormai stabile un ruolo di primissimo piano nel panorama del narcotraffico mondiale (LEGGI), un secondo aspetto interessante riguarda gli espedienti tecnologici utilizzati per le comunicazioni tra sodali.

Nelle indagini sviluppate, i finanzieri e la Dda catanzarese, infatti, illustrano la rivoluzione tecnologica che ha investito la comunicazione all’interno della ‘ndrangheta. Rivoluzione tecnologica che ha il suo apice nell’avvento dei criptofonini e che, nell’idea degli ‘ndranghetisti, dovrebbe azzerare o almeno ridurre il rischio di intercettazioni.

Tutto parte dall’avvento degli smartphone. «In principio e prima che venissero “bucati”, l’avvento degli smartphone e dei loro servizi di messaggistica istantanea – esordisce la procura distrettuale – avevano soppiantato gli usuali canali comunicativi adoperati sino ad allora dalle consorterie criminali. In tempi più recenti, invece, a spalancare le porte dell’omertà digitale, concorreva l’arrivo, sul mercato globale, dei telefoni cellulari criptati, impermeabili alle intercettazioni ed in grado di consegnare, al numero sempre crescente delle organizzazioni criminali, un vantaggio competitivo, costringendo, di fatto, le polizie di tutto il mondo, ad uno sforzo innovativo senza precedenti».

COSA SONO I CRIPTOFONINI APREZZATI DALLA ‘NDRANGHETA

Ma cosa sono i criptofonini? Presto detto, il pool di Nicola Gratteri chiarisce subito il concetto: «I criptofonini sono smartphone di per sé legali che, per la loro specificità tecnica ed innovativa, non sono intercettabili, in quanto usano metodi di crittografia inviolabili per proteggere tutti i sistemi di comunicazione, impermeabili a qualsiasi tradizionale strumento di intercettazione. Attraverso il loro utilizzo è possibile veicolare qualsivoglia contenuto, azzerando il rischio di ascolto e consentendo illecite trattative “a distanza”. I livelli di cifratura offerti da questi particolari dispositivi sono sostanzialmente diversi da quelli degli smartphone di uso comune e, nella maggior parte dei casi, questa maggiore “blindatura”, è adoperata per scopi illegali, motivo per il quale, tra i “migliori” clienti, si annoverano, per l’appunto, esponenti di organizzazioni criminali».

Nell’ambito dell’uso dei criptofonini, «in genere, le chat e le applicazioni vocali sono peer to peer, ovvero ogni utente connesso ad una rete può fungere sia da client che da server. Detto in parole povere, ogni utente può ricevere ed avviare uno scambio di dati, permettendo a chiunque di completare il download di uno o più file contemporaneamente». Inoltre, «le comunicazioni degli utenti non vengono salvate sui server. È possibile scegliere se memorizzare o meno i backup dei dati (per esempio elenchi di contatti, ecc.) e anche dove memorizzarli. Laddove si scelga di farlo sui server del fornitore del servizio, i backup vengono chiaramente criptati. Tali telefoni potrebbero funzionare anche senza SIM, utilizzando esclusivamente una rete Wi-Fi». In altri casi il provider fornisce «SIM dedicate, diverse da quelle dei carrier tradizionali e che si collegano alla rete di server messa a disposizione dal fornitore del servizio».

LIVELLI DI CRITTOGRAFIA ELEVATI PER RENDERE I CRIPTOFONINI INATTACCABILI

E proprio con questi accorgimenti che «i criptofonini sono protetti anche dagli attacchi realizzati con strumenti come IMSI Catcher, intercettore di identità di abbonati mobili internazionale o intercettore IMSI, ovvero un dispositivo di intercettazione telefonica utilizzato per captare il traffico di telefonia mobile e tenere traccia dei dati sulla posizione degli utenti di telefonia mobile».

Insomma delle piccole casseforti inaccessibili resi ancor più “blindate” dalla «presenza, perlopiù necessaria, di un’infrastruttura di server messa a disposizione dal fornitore del servizio, a fronte del pagamento di un canone, che spesso è superiore al costo d’acquisto del dispositivo. Questi server, spesso collocati in paesi offshore come, ad esempio, il Costarica, ma anche Canada e Olanda, rappresentano il core business del servizio. Per apparire come smartphone “normali”, i criptofonini possono caricare due diversi sistemi operativi, eseguendo differenti combinazioni di tasti: un sistema Android o Blackberry standard, oppure il sistema criptato, collocato in una partizione nascosta e cifrata».

I PRINCIPI TECNICI CHE GARANTISCONO LA SICUREZZA DEI CRIPTOFONINI

In sostanza, i criptofonini diventano, quindi, una sorta di garanzia di sicurezza e segretezza strutturata su tre livelli di operatività: a livello di sistema operativo, a livello di connessione e comunicazioni e a livello di software applicativo (app).

In pratica, si utilizzano sistemi operativi con meccanismi antimanomissione e livelli di protezione ed accessi multipli, reti dedicate e criptate basate su server sicuri che escludono le reti pubbliche insicure e, infine, app dedicate con livelli di crittografia elevata, livelli di accesso multipassword e sistemi di wiping (ossia autocancellazione di tutti i dati dell’app in caso di tentata manomissione).

Il risultato finale di tutta questa sicurezza è che «le conversazioni che avvengono su tali piattaforme sono ritenute, dagli utilizzatori, particolarmente sicure, sicché il suo contenuto non occorre che sia dissimulato con conversazioni criptiche, rarefatte o allusive, rivelandosi generalmente dal significato chiaro e univoco».

IL GRIMALDELLO DELLE FORZE DELL’ORDINE PER VIOLARE I CRIPTOFONINI USATI DALLA ‘NDRANGHETA

Davanti ad una sfida così estrema le forze dell’ordine mondiali non sono rimaste con le mani in mano e sono riuscite ad aprire una falla nel sistema accedendo a ciò che per i criminali doveva essere blindato. In particolare, le autorità Francesi e Olandesi sono riuscite a “bucare” i sistemi Encrochat e SkyEcc utilizzati dalle forze criminali in tutto il mondo. L’analisi di quei dati, condivisa tra le forze di polizia mondiali, ha, quindi, aperto un mondo per gli investigatori.

«Il modus communicandi adoperato – spiega la Procura – nonché l’uso diversificato dei mezzi di diffusione delle conversazioni, hanno consentito di accertare oltre al minuzioso interesse per le innovazioni tecnologiche nel settore della telefonia (non disdegnando, tuttavia, incontri de visu, a comprova degli accordi intercorsi via cavo) anche il possesso di un ostentato know-how funzionale al traffico di stupefacenti e mirato ad eludere il controllo di eventuali organi di polizia preposti all’ascolto, rimarcando più in generale, un’acclarata abitualità a traffici delittuosi, quali principali fonti di guadagno ed evidenziando una rilevante pericolosità sociale ed una spiccata proclività delinquenziale».

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